“C’è un’opportunità per la Basilicata, per affrontare il grave problema dei rifiuti nucleari e delle barre di uranio presenti nell’impianto Itrec Trisaia di Rotondella.
Entro metà settembre prossimo gli enti locali, le associazioni e i cittadini, possono presentare osservazioni alla Valutazione ambientale strategica (Vas) che il governo Gentiloni ha avviato per definire il Programma nazionale per la gestione delle scorie radioattive.
Per fare in modo che l’occasione venga colta, e che si raggiunga il massimo risultato, è necessario che a scendere in campo ci sia prima di tutti la Regione Basilicata. Serve un impegno serio del governo Pittella che sviluppi un’azione incisiva e determinata e che non miri a fare solo propaganda o giochetti di facciata”.
L’importante appello è stato lanciato dall’eurodeputato del M5S Piernicola Pedicini.
“L’Itrec di Rotondella – ha aggiunto – è uno degli otto siti italiani, tra centrali dismesse e depositi, dove sono stoccati rifiuti radioattivi. La fase che si è aperta con la Vas, che porterà alla definizione del Programma nazionale per le scorie radioattive, deve essere colta in pieno dalla Basilicata, per far sì che ci sia una svolta definitiva per accelerare i lavori di dismissione e di bonifica e per la messa in sicurezza dei rifiuti e degli impianti dell’Itrec che da decenni mettono a rischio il territorio e la salute dei cittadini. Inoltre, si dovrà ribadire un altro forte no contro qualsiasi ipotesi che possa far pensare nuovamente alla Basilicata come luogo idoneo per la realizzazione del sito nazionale per le scorie radioattive. Non vorremmo – ha sottolineato Pedicini – che venga riproposto quello che già nel 2003 tentò il governo Berlusconi con il decreto che voleva imporre la realizzazione del sito nazionale a Scanzano Jonico. Com’è noto, il decreto fu ritirato, perché per 15 giorni tutta la regione protestò e scese in piazza.
Da allora, il governo italiano ha collezionato gravi ritardi, inefficienze e inadempienze. hTant’è che solo adesso, a seguito di una direttiva della Ue che prescriveva la presentazione di un Programma nazionale per i rifiuti radioattivi, ha avviato la fase di consultazione pubblica per la Vas. I tempi sono stati affrettati, in quanto a metà luglio scorso la Commissione europea, avendo aperto due procedure di infrazione contro l’Italia, ha inviato un richiamo formale a Roma che dovrà essere rispettato entro 60 giorni, per evitare il rischio deferimento alla Corte di giustizia Ue.
Peccato – continua l’eurodeputato del M5S – che anche per presentare le osservazioni previsti dalla Vas ci siano solo due mesi di tempo e che il tutto dovrà avvenire entro metà settembre, in pieno periodo estivo, quando enti locali, associazioni e cittadini sono distratti dalle vacanze.
E’ chiaro – sottolinea – che questa tempistica non è casuale, ma è stata scelta dal governo volutamente per evitare un vero confronto con i territori.
La posta in gioco è molto alta per la Basilicata, ma anche per l’intera Italia. Ci sono da stoccare circa 150 mila metri cubi di rifiuti radioattivi: 75mila derivanti dagli otto siti nucleari; 15mila dalle attività industriali, mediche e di ricerca e 60mila metri cubi di rifiuti provenienti da attività di bonifica di installazioni industriali contaminate. Tuttavia, una cosa è certa – evidenzia Pedicini -, i ritardi del governo italiano sono inaccettabili e sembra chiaro che la questione la vorrà trascinare ancora per molti mesi, per non correre rischi di affrontare un tema così sensibile in piena campagna elettorale per le politiche 2018.
Come M5S continueremo a sollecitare soluzioni e a fare la nostra parte come opposizione. A livello europeo abbiamo presentato varie interrogazioni e abbiamo posto il problema in tutti gli organismi competenti.
In questa fase, – osserva l’eurodeputato – è comunque importante presentare le osservazioni per la Vas (Valutazione ambientale strategica). Per questo, nell’ottica della massima trasparenza, è necessario che tutte le Regioni, ed in particolare la Basilicata, aprano tavoli di confronto, insieme a Comuni, associazioni, comitati e cittadini.
Va detto, tuttavia, che attenendosi alle promesse del ministro dello Sviluppo Calenda, – precisa Pedicini – entro i primi mesi del 2018, tutto l’iter dovrebbe essere completato e dovrebbe anche essere resa nota la Cnapi, la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee che dovrà annunciare i luoghi selezionati dove si potrebbero localizzare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi e il parco tecnologico che entro il 2025 dovrebbero entrare in attività (l’investimento complessivo è di 2,5 miliardi di euro). Dopo la presentazione della Cnapi, dovrebbe esserci una fase di consultazione pubblica di quattro mesi con i territori interessati e un seminario nazionale. Solo a quel punto le amministrazioni locali potranno presentare una manifestazione di interesse per ospitare deposito e parco tecnologico.
Ma queste – conclude l’europarlamentare – sono solo le promesse di un ministro membro di un governo moribondo che tira avanti alla giornata senza nessuna credibilità”.