La Basilicata Possibile: “Da Montereale al grande Parco di Viale dell’Unicef Per una visione unitaria dello sviluppo urbano di Potenza”. Di seguito la nota integrale inviata dai consiglieri comunali Giuseppe Biscaglia, Francesco Giuzio e Valerio Tramutoli.
Il Progetto per la riqualificazione del Parco storico di Montereale (scheda 24 dell’ITI per lo sviluppo urbano della città di Potenza) pone una serie di importanti questioni, che – al di là dello specifico intervento – andrebbero discusse e affrontate con maggiore organicità, avendo chiaro il progetto complessivo che si intende delineare e portare avanti sulla città capoluogo.
Il primo dato da cui prendere le mosse è l’importanza di costruire, per la città di Potenza, una vera e propria governance collaborativa dei processi del suo sviluppo urbano che coinvolga e responsabilizzi la pluralità di attori istituzionali e di soggetti economici, sociali e culturali presenti sul territorio.
In particolare, a partire dal Parco Storico di Montereale, l’Amministrazione comunale dovrebbe secondo noi:
– aprirsi ad un dialogo costante con la Soprintendenza Archeologica Belle arti e Paesaggio della Basilicata, dal momento che il restauro della fontana, il progetto per la sua illuminazione, accompagnato da uno studio di dettaglio ben preciso, la risistemazione delle scale sia condiviso con l’istituzione che più delle altre nel nostro Paese lavora quotidianamente alla salvaguardia e alla valorizzazione del patrimonio materiale e immateriale;
– istituire, pertanto, in tempi brevissimi un vero e proprio Tavolo permanente, come da noi proposto in VI Commissione consiliare, che affronti in maniera organica il tema della qualità complessiva degli interventi, dai Parchi urbani (oltre a Montereale, quello di Torre Guevara, della Villa del Prefetto, Orto Botanico di della Villa di Santa Maria, etc.) alle emergenze architettoniche (Ponte Musmeci, ex ortofrenico di Marcello D’Olivo, etc.) e di archeologia industriale (per es. depuratore storico del Prof Ippolito)
– che al tavolo, accanto alla Soprintendenza, dovrebbero trovare spazio anche i contributi delle forze di opposizione e, soprattutto, della rete diffusa di saperi e competenze presenti nel territorio (a partire da Università e CNR) ed i cittadini che di quelle scelte saranno i primi fruitori.
Il Tavolo permanente è, ormai, una necessità tenuto conto che, nella nostra città, sono previsti o si stanno già attuando importanti interventi di riqualificazione/rigenerazione urbana.
Esso può essere, però, anche l’occasione per valorizzare, già nella fase della progettazione (a cominciare da Montereale), il protagonismo di quei cittadini del quartiere che, da anni, si prendono attivamente “cura” dei Parchi con interventi, non solo di manutenzione/conservazione, ma anche di gestione/conduzione inedita degli spazi. Essi hanno già dimostrato come la cura può diventare un fatto creativo che, attraverso piccole progettualità (autofinanziate), porta a nuove configurazioni ecologiche e sociali. I cittadini diventano così portatori non solo di una nuova azione corale e collaborativa, di una nuova “arte collettiva di coltivare giardini”, ma diventano essi stessi un humus, una terra di saperi e competenze condivise che, attraverso un lavoro costante sul campo, consente di sperimentare forme nuove di convivenza tra i viventi (piante, animali, insetti, uomini).
Riteniamo che anche, in questo caso, come per le altre iniziative in corso che riguardano lo sviluppo urbano della Città di Potenza, l’Amministrazione comunale debba uscire dalla logica dei singoli interventi tra loro scollegati, provando ad alzare lo sguardo su una visione di città capoluogo ancora tutta da definire. Le ingenti risorse che arriveranno dal Recovery Plan consentono/chiedono scelte di più lungo respiro (come la realizzazione del Grande Parco del Vallone Santa Lucia immaginato, progettato e assunto nel nostro Piano Urbanistico da quasi 50 anni) e tra loro meglio coordinate. Per questo, proprio nel momento in cui proviamo tutti a immaginare un futuro possibile oltre la pandemia, è importante, come chiediamo da tempo, mettere in campo processi di partecipazione (e di responsabilizzazione) il più possibile larghi e trasparenti ben sapendo che non è facile declinare insieme le emergenze del presente pensando al futuro e, purtuttavia, mai come adesso è necessario.