Questa mattina, con un messaggio di posta elettronica certificata, le associazioni culturali di Matera: : Italia nostra, Legambiente, Inu, Codice 21, Comitato Sassi, Centro Carlo Levi, Energheia, Adriano Olivetti, Arterìa, Città Plurale, Società filosofica italiana, Il teatro dei Sassi, Talìa teatro e la Fondazione Sassi di Matera, hanno inviato al Presidente della Repubblica, al presidente del Consiglio dei ministri, al ministro della Cultura, al prefetto di Matera, e per conoscenza al presidente della Regione Basilicata, al presidente della Provincia di Matera e al sindaco di Matera, una lettera per sottoporre all’attenzione del Capo dello Stato le profonde alterazioni al paesaggio materano determinate dai lavori di realizzazione del Parco della Storia dell’Uomo (Preistoria e Civiltà Rupestre) in corso a Murgia Timone.
Di seguito il testo dell’appello:
Appello di fondazioni e associazioni culturali di Matera al Presidente Mattarella e al Ministro della Cultura Franceschini: “Ridateci il nostro paesaggio”.
I lavori di realizzazione del Parco della Storia dell’Uomo (Preistoria e Civiltà Rupestre) in corso a Murgia Timone, cuore dell’altipiano murgico frontistante i Sassi, stanno provocando profonde alterazioni al paesaggio materano. Nonostante le tante proteste dei cittadini, e gli appelli a sospendere i lavori (una petizione ha raggiunto 2.116 firme), gli stessi si stanno implacabilmente ultimando, accompagnati dal tentativo di depistare le attenzioni con argomenti di dettaglio, che nulla hanno a che fare con il concetto di “PAESAGGIO”, e della necessità della sua salvaguardia. Vengono utilizzati argomenti che riguardano le tecniche del restauro, la qualità dei materiali edili utilizzati, il rispetto o meno delle norme vigenti, mentre si elude il vero problema, che è quello della tutela del contesto storico-ambientale, che è stato ferocemente ferito dalle opere che in tanti contestano.
Senza voler ricorrere al “vedutismo” settecentesco è facile comprendere come Murgia Timone sia un elemento strutturante del paesaggio storico-ambientale che con i Sassi e la Gravina caratterizza Matera, “core-zone” del Sito UNESCO.
Qui la natura entra nella città e la città si apre al territorio ed al paesaggio naturale, registrando un’inversione del rapporto tra città e sfondo, come aveva già colto Carlo Levi nel suo Cristo si è fermato a Eboli: “Allontanatami ancora un poco dalla stazione (…) di faccia c’era un monte pelato e brullo, di un brutto colore grigiastro, senza segno di coltivazione; né un solo albero: soltanto terra e pietre battute dal sole”.
Per questo, il progetto del Parco della Storia dell’Uomo avrebbe dovuto mettere in primo piano l’unitarietà del paesaggio, frutto storicizzato dell’interazione fra uomo e natura, contesto antropizzato dalla presenza dei pastori già dal neolitico e col tempo naturalizzato.
Negli ultimi decenni, l’affermazione dell’ambientalismo e della cultura ecologista, insieme ad una colta presenza turistica ed una crescita del sentimento identitario, hanno contribuito ad alimentare l’interesse della comunità per il paesaggio e per la sua salvaguardia, concetti del resto sanciti dalla Costituzione Italiana.
Del nostro paesaggio murgico, naturale contesto ambientale della città rupestre, si è invocata la salvaguardia sin dai tempi del Concorso Internazionale per il recupero dei Sassi (1975).
E tale salvaguardia è diventata di “preminente interesse nazionale” (L.n.771/86), ed ha portato all’istituzione del Parco Regionale (L.R.n.11/90); e su di essa è stata costruita l’immagine contemporanea che vede la città, sito-Unesco ed Ecoc/2019, “esempio della capacità di progresso del Mezzogiorno” (Mario Draghi).
La comunità l’ha saputa tutelare, fino alla sciagurata decisione di “progettare”, senza alcun confronto pubblico, un “Parco della Storia dell’Uomo”, con una nuova sentieristica addomesticata per agevolare il turista, che, inconsapevolmente, è diventato il destinatario di queste alterazioni; un turista che, richiamato dagli slogan del marketing, non cerca più l’alterità dei luoghi e delle culture, ma l’omologato, l’uguale, le scale comode, le strade ampie, le sedute, le piste ciclabili, l’informazione continua, la sicurezza e anche un restauro “accattivante” (vedi pilastro alla chiesa delle Tre Porte o la scala pittata, modello Cinecittà). Questa scenografia della simulazione uccide il turismo di qualità; una Capitale della Cultura non vuole l’omologazione.
Ogni paesaggio, anche un “paesaggio abbandonato” ha una sua “tonalità spirituale” cioè un carattere unitario che pervade tutti i suoi singoli elementi. L’Altopiano Murgico è fortemente connotato da una millenaria interazione fra natura e cultura che, per esigenze turistiche, non può essere violentato dalla “levigatezza”, forma distintiva del nostro tempo, che accomuna e riduce tutto a formula di consumo e godimento.
Ecco, questo è per noi intollerabile: chiediamo quindi che IL PAESAGGIO MURGICO VENGA RESTITUITO, INTEGRO, alla città ed alla comunità che l’ha configurato nei millenni; paesaggio con il quale nulla c’entrano i nuovi sentieri come “trazzère” siciliane, i massi a semicerchio come “menhir” albionici , e le maestose “sedute-belvedere” di raffinato design, che oggi vi campeggiano.
E’ un PRINCIPIO COSTITUZIONALE (art. 9) che, come tale, non è nella “disponibilità” di progettisti e/o burocrazie nazionali e locali!
E’ un bene collettivo, un DIRITTO dei cittadini.
Per questo chiediamo, al Presidente Sergio Mattarella, garante della Costituzione, ed al Ministro Dario Franceschini, responsabile politico del MIC, di adoperarsi perché questo DIRITTO venga risarcito; ed i luoghi ripristinati.
Ringrazio gli estensori e sottoscrivo l’appello richiamando ancora una volta l’art. 1 della legge 11 novembre 1986 n. 771
“La conservazione ed il recupero architettonico, urbanistico, ambientale ed economico dei rioni Sassi di Matera e la SALVAGUARDIA del prospiciente altopiano murgico sono di preminente interesse nazionale.”
Da nessuna parte della legge si fa riferimento alla presunta valorizzazione alla base delle scelte progettuali ed opere realizzate.
Solo una “presunta” cultura può far confondere la SALVAGUARDIA con la valorizzazione.
“La comunità l’ha saputa tutelare”…. una bella favola. Per crederci, bisogna iscriversi al club elitario della “cultura” quella vera, non “presunta”, suppongo… per cui era tutto favoloso, non era abbandonato, non crollava tutto, non passavano tutti ovunque senza rispetto… forse vivo in una realtà parallela…
Parlare di “profonde alterazioni al paesaggio materano” mi porta a ritenere che molti sottoscrittori dell’appello non abbiano visionato direttamente quanto realizzato. Lo dimostra il fatto che si continua a pubblicare una serie di foto piuttosto datate anche su opere ove non è stato realizzato alcun intervento. Penso che tutti questi soggetti cercano solo visibilità senza affrontare serenamente la vera discordia ivi presente. Cioè tra chi vuole una area “immobile” (realizzabile solo chiudendola totalmente e destinata all’autodistrizione) e chi vuole un’area fortemente tutelata ma “viva”. Nei Sassi ha vinto la seconda. Di fatto lo è stato anche sulla murgia anche prima della realizzazione del “Parco della Storia dell’Uomo”. Realizzazione di muretti, sentieri e modifiche dello status preesistgene al punto zero (istituzione del parco?) sono già avvenuti senza particoalri conseguenze. Allora perchè accanirsi tanto per quanto fatto? Forse solo perchè non direttamente coinvolti nella progettazione?
concordo con Mafaldo!! scorrendo le foto, parco murgia, parco murgia 2 e parco alto murgia… ma che ci azzeccano??? e poi tutte le altre sono vecchissime e superate ormai, i lavori sono belli che finiti… mi sa che hai ragione Mafaldo, qui gatta ci cova, altro che paesaggio materano… quello è a posto, e sarà bellissimo…