Una buona notizia sulla strada dell’indipendenza energetica e della decarbonizzazione del sistema elettrico, mentre la Regione Basilicata blocca le rinnovabili nelle aree industriali. Di seguito la nota integrale di Legambiente Basilicata.
Il Consiglio dei Ministri nei giorni scorsi ha espresso parere favorevole per la costruzione di sette impianti alimentati da fonti energetiche rinnovabili di cui tre in Basilicata. Si tratta del parco eolico “Piani di Piedina” a Venosa (10 aerogeneratori per un totale di 45 MW), del parco eolico “Monte San Vito” tra Grottole e Miglionico (10 aerogeneratori per un totale di 55 MW) e dell’impianto fotovoltaico “Pomarico 1” situato tra Pomarico, Montescaglioso e Bernalda (circa 20 MW). Nel corso della stessa seduta, il Consiglio dei Ministri ha espresso un parere negativo per un altro parco eolico proposto a Venosa.
Secondo Antonio Lanorte, Presidente di Legambiente Basilicata “si tratta di un altro piccolo passo verso l’indipendenza energetica e la decarbonizzazione del sistema elettrico. Un provvedimento opportuno, derivante dall’applicazione delle semplificazioni previste dal Decreto Aiuti del maggio 2022 per gli impianti di energia rinnovabile ed orientato a superare alcuni di quei vincoli burocratici che hanno rallentato le fonti rinnovabili dal 2014. Anche grazie a quel decreto negli ultimi 2 anni in Italia abbiamo raddoppiato quanto fatto nei 12 mesi precedenti: da 1,4 GW del 2021 siamo passati ai 3 GW del 2022 e ai 6 GW (stimati) del 2023. Adesso è necessario raddoppiare anche nel 2024, arrivando a 12 GW all’anno, restando a questa nuova potenza installata annua in tutti gli anni fino al 2030. Per farlo serve la diffusione degli impianti di piccola taglia – e le Comunità energetiche ci aiuteranno – ma è fondamentale realizzare tanti impianti grandi, di taglia industriale (oltre agli investimenti su reti e accumuli). Solo così riusciremo ad arrivare al 100% di elettricità da rinnovabili al 2035, al pari della Germania”.
“In questo contesto – sostiene ancora Lanorte – la nostra Regione è chiamata a fare la sua parte e la nuova fase di programmazione regionale dovrà avere come obiettivo primario un’economia a basso contenuto di carbonio”.
“La Basilicata – continua Lanorte – è una delle Regioni più attrattive in Italia nel settore delle rinnovabili come dimostra la quantità di nuovi progetti di fotovoltaico ed eolico in attesa di valutazione od autorizzazione. Le performance regionali sull’avanzamento dei procedimenti autorizzativi è tuttavia ancora troppo lento. Serve allora snellire e velocizzare gli iter autorizzativi, accelerando sulla realizzazione dei grandi impianti a fonti pulite, sul revamping e repowering dell’eolico (con possibilità di ridurre il numero di turbine a parità di potenza installata), sul rapido sviluppo dell’agrivoltaico laddove compatibile con le produzioni agricole (e senza consumo di suolo) che sempre più dovrà sostituire il fotovoltaico a terra che invece dovrà essere ampiamente diffuso principalmente in aree industriali e/o degradate. E ancora investire su reti elettriche e accumuli, sulla diffusione delle comunità energetiche e degli impianti di digestione anaerobica per la produzione di biometano”.
“Nella velocità di autorizzazione degli impianti – sostiene Lanorte – la Regione Basilicata sconta oggettive difficoltà relative al sottodimensionamento dell’organico degli uffici regionali che non riescono a smaltire in tempi brevi la notevole quantità di richieste. Una mole di lavoro che si è accumulata anche perché spesso, negli ultimi anni, la Regione ha di fatto bloccato i procedimenti autorizzativi, ostacolando, spesso sulla base di una posizione ideologica, la realizzazione di impianti da fonti energetiche pulite anche con norme contrarie ai parametri costituzionali oltre che una burocrazia immobile ed inefficiente. E con il supporto decisivo della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio. Il tentativo deliberato è stato quello di imporre requisiti e vincoli inderogabili più restrittivi rispetto alla normativa vigente con lo scopo evidente di condizionare gli iter autorizzativi degli impianti o precludere l’esito positivo della valutazione del progetto. Impedendo, quindi, o perlomeno limitando fortemente gli spazi per la valutazione nel merito dei progetti”.
“E’ quanto sta accadendo probabilmente anche adesso – secondo Lanorte – come testimonia il Disciplinare approvato recentemente dalla Giunta regionale che pone forti limiti alle rinnovabili anche nelle aree industriali. Infatti, il governo regionale ha approvato un nuovo regolamento finalizzato ad impedire che gli impianti a fonti rinnovabili sottraggano spazio a nuove industrie con la motivazione che nelle aree industriali in crisi la realizzazione degli impianti per la produzione di energia pulita toglierebbe spazi utili a investimenti che creano lavoro. Questa, in sintesi, la motivazione che ha portato la Basilicata ad adottare nuove regole sui progetti a fonti rinnovabili nelle zone industriali, con particolare riferimento alle aree industriali in crisi. Dimenticando non solo che una politica energetica a fonti pulite genererebbe posti di lavoro, ma anche che l’energia prodotta sarebbe utile a queste imprese per ridurre i costi in bolletta”.
Una posizione non nuova, quella dell’opposizione della Regione Basilicata che già nel 2021 ha voluto mettere un freno alle rinnovabili con una moratoria – la Legge Regionale n. 30 del 26 luglio 2021 – e che modificava in senso restrittivo alcune prescrizioni tecniche contenute nel Piano di Indirizzo Energetico Ambientale Regionale (PIEAR) del 2010 e che fu ritenuta inidonea dalla Corte Costituzionale.
“Puntare sui piccoli impianti e le Comunità Energetiche Rinnovabili è fondamentale – conclude Lanorte – ma anche i grandi impianti di rinnovabili vanno fatti, certamente a valle di una definizione chiara e puntuale delle aree idonee e delle aree inidonee, ma senza imposizione di vincoli generici. È necessario aggiornare il PIEAR in modo che sappia cogliere gli aspetti legati alla transizione energetica oltre che a recepire un approccio più orientato a valorizzare le filiere energetiche. E costruire gli strumenti per favorire la partecipazione e il dibattito pubblico per superare le sindromi Nimby (non nel mio giardino) e Nimto (non nel mio mandato), definendo nel contempo un sistema di regole in grado di garantire la piena trasparenza rispetto agli incentivi, alle autorizzazioni e ai soggetti titolati ad accedervi, rafforzando e rendendo così quanto più impermeabile possibile il settore delle rinnovabili ai fenomeni d’infiltrazione e di condizionamento illegale e mafioso. Immaginare la Basilicata come un hub delle rinnovabili e non un hub delle fossili è una prospettiva concreta e conveniente, in grado di creare lavoro e benefici, anche a breve termine, per i territori”.