Dopo il maltempo che ha colpito Matera e il Metapontino tra l’11 e il 12 novembre scorsi si registra l’intervento del senatore lucano Gianni Pittella. Di seguito la nota integrale.
In questi giorni, in cui l’immortale Venezia è nel cuore di tutti, rischia di passare sotto silenzio la calamità che ha funestato Matera tra l’11 e il 12 novembre.
Ho inteso, pertanto, intervenire nell’aula del Senato per porre la giusta attenzione ai danni che il nubifragio di acqua e vento scatenava sulla città gioiello lucana, devastandone il territorio, danneggiando strutture pubbliche e private, strade urbane e rurali, pubblici servizi e insediamenti agricoli e produttivi.
Alle tante donne e uomini in divisa, della protezione civile, dei vigili del fuoco, di tutte le articolazioni dello Stato che si aono mosse con rapidità per fronteggiare gli eventi, va il mio plauso.
Ma questo è il momento in cui è lo Stato a dover far sentire la propria, voce, la propria vicinanza, il proprio sostegno alla comunità lucana, riscoperta al turismo colto mondiale dopo decenni di povertà e isolamento, e ora in grave sofferenza per la dura prova di questi giorni.
Ho chiesto pertanto ai colleghi a nome del Partito Democratico di promuovere presso il governo l’indizione dello Stato di Emergenza e Calamità per il ripristino delle infrastrutture danneggiate e il risarcimento delle attività pubbliche e private coinvolte.
I dati che il comune di Matera ci fornisce sono eloquenti, e le foto, i video, i lamenti dei cittadini lo sono ancor più.
Otto milioni di euro che per grandi regioni, città opulente possono apparire un’inezia, per Matera sono un’enormità.
E pensare oggi che Matera possa farcela da sola è davvero una chimera, un’ingenuità o peggio una sottovalutazione interessata e colpevole.
Plinio il Vecchio, ben più di 2000 anni fa, citava Matera chiamandola Mateola, probabilmente a causa del Metèoron: dal greco il ‘cielo stellato’ che dalle sue rocce, dai suoi sassi si ammirava ieri rapiti, si ammira oggi rapiti.
2.000 anni dopo, nel 1986, fu lo Stato italiano, con una legge nazionale a salvare Matera dal degrado, recuperandola alla bellezza dallo condizione di ‘vergogna nazionale’ descritta da Levi nel celebre Cristo si è fermato a Eboli.
Nel 1993 l’Unesco ne decretò l’appartenenza ai beni che costituiscono il patrimonio mondiale dell’umanità.
Nel 2014, e lo ricordo mi perdonerete con un pizzico di orgoglio, fu l’Unione europea a riconoscerla capitale europea della cultura.
Oggi lo Stato italiano è chiamato a una nuova prova di responsabilità storica: aiutare una città, una terra, una comunità nel cuore di
ogni italiano, di ogni europeo ami la nostalgica e aspra bellezza della Lucania’.