La Ola, Organizzazione lucana ambientalista, No Scorie Trisaia e Mediterraneo No Triv rendono noto che la Total sull’istanza idrocarburi “Tempa la Petrosa” ha presentato ricorso al TAR della Calabria e della Basilicata, per chiedere l’annullamento del parere sfavorevole del 2/4/2015 dell’Ufficio VIA del dipartimento ambiente della Regione Calabria e del giudizio negativo di compatibilità ambientale espresso con deliberazione della giunta regionale della Basilicata n. 364 del 27/3/2015.
Il ricorso al TAR Basilicata è stato depositato in data 26 giugno 2015 e iscritto al N.633. I ricorsi della Total – denunciano le tre organizzazioni – aprono un
nuovo e allarmante scenario sul quale è necessario non avere tentennamenti, soprattutto su quelle che sono le vere intenzioni della compagnie petrolifere, oggi intenzionate a trasformare l’intera Basilicata, parte del sud Italia e il Mar Jonio in una grande servitù petrolifera, possibile oggi grazie alla legge sblocca Italia ed
all’interesse nazionale per le estrazioni di idrocarburi del governo Renzi.
La fascia costiera potrebbe servire inoltre per trivellare il mar Jonio dalla stessa costa, vedasi quanto accaduto con l’istanza DR74 AP alla foce del Crati, dove trivellando dalla terra si vorrebbe estrare idrocarburi in mare, aprendo scenari molto impattanti da un punto di vista ambientale ed economico, senza considerare la presenza del centro nucleare Itrec.
I 154.000 barili sarebbero quindi estratti nel tempo, nello spazio lucano e nel mar jonio, non solo nelle valli dell’Agri e del Sauro. Tale situazione evidenzia il grave errore del governo Regionale di tenere distinte e separate la questione delle trivelle in mare dalle trivelle in terraferma.
L’istanza della Total “Tempa la Petrosa” insiste su un territorio che comprende 412,1 Kmq, situato nelle Regioni Calabria e Basilicata, e comprende i territori dei comuni di Canna, Colobraro, Montalbano Jonico, Montegiordano, Nocara, Nova Siri, Oriolo, Rocca Imperiale, Rotondella, San Giorgio Lucano, Sant’Arcangelo, Senise, Tursi, Valsinni.
Il diniego della Regione Basilicata è stato espresso con DGR n.364/2015, a che grazie alle opposizioni/osservazioni dei Comuni lucani di Rotondella, Nova Siri, Sant’Arcangelo e Senise e dalle organizzazioni/associazioni Ola, No Scorie Trisaia, SEL – Montalbano Jonico, Arci Rotondella e Associazione CIAC di Nova Siri ed ha tenuto conto delle valutazioni negative espresse dal Comitato Tecnico
Scientifico per l’Ambiente nella seduta del 4/2/2015.
Dopo la sentenza della Corte Costituzionale, che ha annullato la cosiddetta “moratoria bluff” fatta votata dal Consiglio Regionale dall’ex giunta regionale presieduta dal Vito De Filippo, dopo i ricorsi e le sentenze favorevoli alle compagnie petrolifere per le istanze idrocarburi Palazzo San Gervasio (Aleanna Resources LLC) e Masseria La Rocca (Rockhopper – Total – Eni) ma che interesseranno a
breve altre 4 istanze analoghe oggetto di mancata intesa regionale (Anzi, Satriano di Lucania, Frusci e Grotte del Salice), al nuovo “fronte” petrolifero sui recenti provvedimenti regionali adottati per cercare di limitare l’assalto delle trivelle, potrebbe presto essere affiancato dalle possibili decisioni VIA da parte del Ministero
dell’Ambiente su numerose istanze presentate questa volta direttamente
ai ministeri competenti, come “titoli unici” in base alla legge “sblocca Italia”.
Questa gravissima situazione è, per le nostre Organizzazioni, il risultato della politica e della gestione del bene comune degli ultimi vent’anni in Basilicata.
Né si può parlare di mediazione politica con il governo sulle trivellazioni petrolifere quando hanno un effetto diretto sulla pelle e sul futuro delle popolazioni locali, in quanto mancano le condizioni ambientali ed economiche per estrarre gas e petrolio.
Sono pertanto per noi impraticabili ed anacronistici i nuovi annunci in sede di governo regionale per nuove mediazioni con il governo nazionale, in presenza di un vero e proprio massiccio assalto delle trivelle, voluto proprio dal governo Renzi con lo “sblocca Italia”.
E sì auspicabile – concludono le tre organizzazioni – un fronte comune tra cittadini ed istituzioni locali e regionali, praticabile solo se si evitano nuovi bluff, così come quello visto durante la manifestazione del 15 luglio a Policoro. Iniziative, queste ultime, che mirano a riportare le problematiche nei palazzi e nei giochi degli
interessi dei partiti, lontane cioè dalle richieste delle comunità e dei cittadini.