Un bicchiere d’acqua vale più di 1000 barili di petrolio.. Con questo striscione in testa al corteo è partita intorno alle 10.45 da piazza Matteotti la marcia promossa a Matera dalla Rete Appulo-Lucana Salvalacqua composta da associazioni, movimenti e cittadini pugliesi e lucani che dal 2014 difendono il diritto all’acqua di buona qualità. Una “Marcia salva l’acqua” per imporre uno stop alle trivelle in Basilicata, per difendere il diritto all’acqua di buona qualità e per affermare la priorità dell’acqua sul petrolio. Circa trecento le persone che hanno aderito alla manifestazione, con la partecipazione di numerose associazioni materane e di cittadini provenienti anche da altri centri lucani e pugliesi, in particolare da Potenza, Picerno, Santeramo, Altamura, Bitetto e Taranto. In marcia anche il consigliere comunale di Matera, Paolo Manicone, il sindaco di Craco, Pino Lacicerchia, il sindaco di Policoro, Rocco Leone, il sindaco di Bitetto, Fiorenza Pascazio, il presidente del consiglio comunale di Altamura, Giandomenico Marroccoli e il presidente della commissione ambiente, Nicola Loizzo. Tra i principali sostenitori della marcia “Salva l’acqua” ricordiamo la presenza della professoressa Albina Colella che da anni studia gli impatti del petrolio sul suolo e sull’acqua, dell’ambientalista Giuseppe Di Bello, di Carmela La Padula e Michele Loporcaro per la Rete Salvalacqua, Giovanna Bellizzi e Marco Masi per Mediterraneo No Triv, Vincenzo Rutunnano per Aiab e Giuseppe Miolla, esponente di Sinistra Italiana, che sostiene l’iniziativa.
Il corteo ha percorso le principali strade del centro cittadino, via Rosselli, via Annunziatella, via Marconi, via Liguria, via Annunziatella e via XX Settembre per poi raggiungere il cuore del centro storico di Matera, piazza Vittorio Veneto.
Ha partecipato alla marcia anche l’artista biofila potentina Teri Volini, che ha dedicato sempre la sua vita alla realizzazione di opere per risvegliare il senso del rispetto verso i beni comuni: un messaggio trasmesso con una originale installazione. Sua l’idea di trasferire nella città dei Sassi anche un stoffa rossa di 180 metri che ha sfilato durante il percorso insieme a coloro che hanno aderito alla marcia Salva l’Acqua. L’iniziativa di far sfilare un lunghissimo velo è nata sull’Etna quando Teri Voli ha sottolineato il legame tra il rosso del nostro sangue e il rosso della lava che fuorisciva dal vulcano siciliano. “L’acqua – ha precisato la Volini – è il sangue della nostra terra e noi dobbiamo difenderlo perchè rappresenta anche il nostro sangue”.
Michele Capolupo
Marcia Salva l’acqua, il senso della manifestazione nella nota inviata da Rete Appulo Lucana Salva l’acqua.
Cittadini e rappresentanti dei movimenti pugliesi e lucani sono scesi in piazza per gridare ai governatori di Puglia e Basilicata che senza il petrolio si vive, senza acqua No.
Mai come in questo momento l’acqua in Basilicata è in pericolo e questa consapevolezza aumenta sempre più anche in Puglia.
Da Matera parte il grido della popolazione di due regioni che vogliono difendere acqua e terra, per difendere anche il proprio futuro. L’economia del petrolio è fallimentare sotto tutti punti di vista, soprattutto quando si mette a rischio il diritto umano all’acqua.
I governi di Basilicata e Puglia non possono più nascondersi dietro questa idea illusoria di progresso. Ad essa cittadini e realtà associative hanno detto NO, per dire SI alla salute, all’ambiente, all’agricoltura, al turismo enogastronomico.
Al governo lucano si chiede
– di avviare la procedura per la chiusura definitiva del COVA,
– di disporre una moratoria sulle concessioni,
– di adoperarsi per la pubblicazione dello studio sul rischio sismico in Val d’ Agri ad oggi in possesso solo di Eni (commissionato da Eni all’INVG);
– di aprire l’interlocuzione con i territori sulla transizione energetica e di avviare seri monitoraggi ambientali,
– di rimuovere i dirigenti sotto processo per reati ambientali.
Al governo pugliese si chiede di sostenere i “colleghi” della basilicata nelle suddette azioni e di adottare provvedimenti concreti per la tutela delle acque dell’invaso del Pertusillo.
Ai cittadini ed alle realtà associative e politiche chiediamo di continuare a mantenere viva l’attenzione mediatica sul tema della qualità dell’acqua anche promuovendo incontri informativi e formativi nei rispettivi territori.
La fotogallery della marcia salva l’acqua (foto www.SassiLive.it)
Marcia salva l’acqua, l’appello della Rete Appulo Lucana Salvalacqua
La Rete Appulo-Lucana Salvalacqua (associazioni, movimenti e cittadini pugliesi e lucani che dal 2014 difendono il diritto all’acqua di buona qualità) vuole riaffermare con forza la priorità dell’acqua sul petrolio. Mai come in questo momento, l’Acqua, bene prezioso che
coincide con la vita stessa, è in grave pericolo in Basilicata e, conseguentemente, anche nella vicina Puglia.
In Val D’Agri è situato l’invaso del Pertusillo, una delle “sorgenti” dell’Acquedotto Pugliese che con 20.000 km di rete porta l’acqua ad alcuni milioni di uomini, donne e bambini, in Puglia e in
Basilicata. Da diversi anni questo invaso è esposto ai rischi connessi alle attività di estrazione e lavorazione del petrolio nei territori circostanti. Il Centro Oli di Viggiano (COVA) si trova a soli 2 km a monte dell’invaso del Pertusillo! Attorno all’invaso insistono 28 pozzi petroliferi, di cui alcuni esauriti utilizzati per la reiniezione delle c.d. “acque di lavorazione” del petrolio. Il COVA di Viggiano tratta olio e gas provenienti da 25 pozzi, prima che gli idrocarburi vengano inviati, tramite 136 km di 5 linee di tubi, alle raffinerie di Taranto.
Nei mesi scorsi l’ENI ha dichiarato alla stampa (solo in seguito al ritrovamento a fine gennaio 2017 di idrocarburi all’esterno del COVA) che si è verificato lo sversamento di almeno 400 tonnellate di petrolio nel sottosuolo lucano da agosto a novembre 2016, a causa di una perdita
da un serbatoio. Una informazione di assoluta gravità che è statadiffusa con rilevante ritardo nonostante la normativa imponga l’immediata comunicazione alle autorità. Le successive analisi hanno accertato la presenza in falda di svariate sostanze inquinanti sia all’interno che all’esterno del COVA. Riscontrate tracce di idrocarburi anche nel torrente Fosso del Lupo, un affluente del fiume agri a monte del Pertusillo.
In tutto questo non ci rassicura l’approssimazione con cui Enti locali e ARPA di Puglia e di Basilicata hanno finora usato i loro poteri politici e di controllo, dando l’impressione di tutelare più gli interessi delle società petrolifere che la salute e i diritti dei lucani e dei pugliesi. La logica del profitto selvaggio è stata protetta dai governi degli ultimi 20 anni (in barba all’accordo di
Parigi COP21 per una reale svolta verso l’energia rinnovabile alternativa) ma ora potremmo essere ad un punto di non ritorno perché sono ormai minacciati in modo drammatico ed irreversibile interi ecosistemi. Ecco perche l’acqua è in pericolo e noi, pugliesi e
lucani insieme, dobbiamo difenderla. Se perdiamo l’acqua avremo perso tutto! Senza il petrolio si vive, senza l’acqua no.
La marca è anche l’occasione per rafforzare il senso di responsabilità individuale e collettiva, per scrollarsi di dosso la sindrome da assuefazione alla sudditanza e per inaugurare un nuovo corso solidale di pratica della democrazia dal basso. Partecipiamo a questo importante
appuntamento di piazza, a Matera, Capitale Europea della Cultura 2019, che con la sua visibilità mediatica non può rinunciare ad avere un ruolo chiave nell’affermazione di una Cultura dell’acqua, al riparo dagli “incidenti rilevanti” dell’industria del Petrolio e dalle
privatizzazioni che stanno andando avanti in tutta l’Italia meridionale, come quella che si sta prospettando per l’Acquedotto Pugliese nel 2018.