Mediterraneo No Triv: “Calabria e Puglia presentano ricorso al Tar contro le trivelle nel mare. E la Regione Basilicata?”
Con atto del 10 agosto 2015 la Regione Calabria ha presentato ricorso, al Tribunale Regionale Amministrativo del Lazio, contro il decreto n. 122 del Ministero dell’Ambiente che riconosce la compatibilità ambientale all’istanza della Enel Longanesi (d 79).
La società Enel Longanesi intende cercare idrocarburi, con la tecnica dell’air-guns, nel golfo di Taranto.
Contro questo progetto avevano presentato osservazioni numerose associazioni, e la Regione Calabria e la Regione Puglia espresso formale parere negativo.
Nella relazione della Commissione tecnica di Valutazione dell’impatto ambientale non si fa, però, alcun riferimento al parere negativo espresso dalla Regione Basilicata.
Dopo la visione della documentazione emergeva che la Regione Basilicata aveva inviato il proprio parere contrario alla d 79 solo a dicembre 2014. In sostanza un anno e mezzo dopo i termini prescritti per legge.
Ora la Regione Calabria si attiva con ricorso formale contro il decreto sollevando numerose eccezioni in merito al decreto emesso dal Ministero dell’Ambiente.
Anche la Regione Puglia ha ufficialmente dichiarato di aver presentato ricorso contro i 9 decreti emessi per altrettante istanze di ricerca di petrolio con air-guns nel mar adriatico e al largo delle coste pugliesi.
In un comunicato della regione Puglia si parla di promesse mantenute e che il governatore Michele Emiliano ribadisce il suo no alle trivellazioni al largo delle coste pugliesi e ingaggia battaglia, a colpi di carta bollata contro il governo Renzi.
Lo rende noto l’ufficio stampa della Regione Puglia, sottolineando che le impugnazioni sono “nel solco di quanto già fatto dinanzi alla Corte Costituzionale”.
Infatti, la Regione Puglia e la Regione Calabria hanno impugnato innanzi alla Corte Costituzionale il decreto Sblocca Italia.
Sappiamo tutti che la Regione Basilicata non ha impugnato lo Sblocca Italia e abbiamo sentito, al riguardo, le teorie più elaborate e fantasiose che cercano, invano, di giustificare l’ingiustificabile.
Resta il fatto che mentre Puglia e Calabria, in linea e con coerenza con il ricorso contro lo Sblocca Italia, impugnano i progetti di ricerca di petrolio in mare, la Regione Basilicata non sollecita l’Avvocatura dello Stato e non presenta, ancora, ricorso al TAR Lazio.
E’ forse la coerenza politica con la precedente decisione di non impugnare lo Sblocca Italia che porta la Regione Basilicata a non presentare, almeno per il momento, ricorso al TAR Lazio contro il decreto 122 che autorizza la Enel Longanesi a cercare petrolio nel mar Ionio?
Eppure il decreto è stato notificato alla Regione Basilicata già il 16 giugno 2015.
Sono passati quasi due mesi e abbiamo sentito solo dichiarazioni di buoni propositi, qualche manifestazione e incontri istituzionali all’insegna del dialogo con il governo.
Peccato che i decreti ministeriali non si fermano con le manifestazioni, le discussioni nei circoli di partito e le chiacchiere, ma solo con ricorsi amministrativi.
Questo Puglia e Calabria lo hanno compreso bene.
Mediterraneo No Triv
Trivelle in mare, Cifarelli scrive a capigruppo Pd Regioni.
Il presidente del Gruppo Pd alla Regione Basilicata chiede di approfondire la discussione sui quesiti referendari per decidere in tempo nel caso in cui “le nostre istanze sul tema non dovessero essere recepite”.
Approfondire e stimolare la discussione nei territori sui quesiti referendari contro le trivelle in mare. Perché, pur confidando “nella capacità di ascolto del nostro governo, i territori hanno diritto a co-decidere il proprio destino insieme allo Stato”. Per il capogruppo del Pd in Consiglio regionale, Roberto Cifarelli, l’ipotesi referendaria “è l’ultima istanza di un dialogo che (spero di no) non trova sbocchi”. Ma i tempi sono stretti, c’è tempo fino al 30 settembre per presentare gli eventuali quesiti referendari. E prima di quella data almeno cinque Consigli regionali dovranno riunirsi ed approvare lo stesso testo.
Per questo Cifarelli ha scritto ai suoi omologhi (i capigruppo Pd Sandro Mariani dell’Abruzzo, Francesco Totaro del Molise, Michele Mazzarano della Puglia, Gianluca Busilacchi delle Marche e Romeo Sebastiano della Calabria), ricordando che nell’incontro di Termoli il 24 luglio scorso i presidenti e gli assessori all’Ambiente delle Regioni Abruzzo, Basilicata, Molise, Puglia, Marche e Calabria hanno ribadito l’unanime contrarietà alle trivellazioni petrolifere nell’Adriatico e nello Jonio, cercando “di aprire una interlocuzione positiva con il governo al fine di mettere mano alla normativa nazionale proprio sull’off-shore e di rivedere sostanzialmente con le Regioni anche la normativa sulle estrazioni a terra, per meglio calibrare la capacità e sostenibilità dell’utilizzo dei territori”. “Dall’incontro – scrive ancora Cifarelli – è emersa la volontà di interloquire con il governo, ma anche di non escludere l’ipotesi referendaria qualora le nostre istanze sul tema non dovessero essere recepite”.
“Nell’eventualità che il dialogo aperto con il governo non dovesse avere un esito positivo – aggiunge il capogruppo del Pd, ricordando anche le iniziative assunte dagli assessori all’Ambiente e dai presidenti dei Consigli regionali, ai quali il presidente dell’Assemblea lucana Lacorazza ha inviato qualche giorno fa una ipotesi di quesiti referendari – e ritenendo che la via referendaria possa rappresentare un possibile sbocco per rispondere all’esigenza da più parti della società civile rappresentata e da noi condivisa di fermare l’ipotesi delle trivellazioni, e visti i tempi già stabiliti dei prossimi incontri (11 e 18 settembre), lo spazio per entrare nel merito degli stessi quesiti rischia di essere estremamente ridotto se si considera che almeno 5 Regioni dovrebbero approvare gli stessi quesiti (così come l’art. 75, comma 1, della Costituzione prevede) da depositarsi entro il 30 settembre affinché il referendum possa essere tenuto entro il 30 giugno 2016”.
Opposizione della Ola alle ricerche petrolifere della Schlumberger nel Mar Jonio in scadenza a Ferragosto
La Ola ha presentato oggi le proprie osservazioni/opposizione alla “Procedura VIA all’Indagine geofisica 3D regionale nell’area dell’istanza di permesso di prospezione in mare denominata “d 3 F.P-.SC” – Schlumberger Italiana S.p.a.” i cui termini di scadenza sono fissati dal Ministero dell’ambiente in data 15/8/2015.
Per la Ola l’intervento in esame contrasta con gli obiettivi di tutela ambientale ed eco-turistico della costa jonìca lucana in quanto, dall’analisi dello S.I.A. proposto, non è possibile escludere, con ragionevole certezza, l’innesco di impatti negativi significativi a carico dell’ambito marino interessato e delle fasce costiere
prospicienti, per le attività turistiche e di sviluppo delle regioni costiere.
Le Direttive comunitarie del trattato di Aarhus, recepite anche dall’Italia, affermano invece – secondo la Ola – che la popolazione ha il diritto di esprimere la propria opinione e che la volontà popolare deve essere vincolante. L’articolo 2 della legge 24 del 7 Agosto del 1990 stabilisce che esiste anche la possibilità di revoca dei progetti ove sussistano gravi motivi attinenti al pregiudizio di particolare valore ambientale e anche su istanza di associazioni di cittadini.
Con queste osservazioni – ribadisce la Ola – intendiamo partecipare al processo democratico e far sentire la nostra voce di dissenso, secondo le norme citate della legge 24 e secondo il trattato di Aarhus. Sulla base delle osservazioni riportate in forma dettagliata sul sito www.olambientalista.it esprime contrarietà alla realizzazione
del progetto di ricerca idrocarburi denominato “d 3 F.P-.SC” – Schlumberger Italiana S.p.a. chiedendo al Ministero dell’Ambiente di rigettare in toto l’istanza presentata dai proponenti.”