L’Avvocato Giovanna Bellizzi, ha scritto e inviato per Mediterraneo no triv, le osservazioni contro il progetto della Croazia di voler autorizzare l’estrazione del petrolio lungo le sue coste. La portata del progetto è enorme così come rileva dalla mappa e appare in diretta violazione delle disposizioni comunitarie in materia di effetti trasfrontalieri. In effetti, Mediterraneo No triv ha sottoposto all’attenzione del Ministero dell’Ambiente Croato, del nostro Ministero dell’Ambiente e Ministero dello Sviluppo Economico, che con decisione del Consiglio del 17 dicembre 2012 (2013/5/UE) il Consiglio dell’Unione Europea ha approvato l’adesione dell’UE al protocollo concernente la protezione del Mar Mediterraneo dall’inquinamento derivante dall’esplorazione e dallo sfruttamento della piattaforma continentale, del fondo del mare e del suo sottosuolo La mancata previsione di restrizioni e prescrizioni limitative all’attività di ricerca d’idrocarburi in mare a fronte della considerazione dell’alta probabilità di effetti ambientali transfrontalieri in caso d’incidenti in un mare semichiuso come il Mare Mediterraneo, oltre alla violazione del principio della precauzione e di decisioni istituzionali adottate in assenza di studi scientifici dei rischi elaborati in modo indipendente, obiettivo e trasparente, evidenziano la considerazione prettamente regionale che hanno i Paesi come la Croazia di un bene come il Mar Mediterrane, in realtà comune a tutti i paesi aderenti all’UE.
Tuttavia, la considerazione prettamente regionale del mar mediterraneo è anche in contrasto con l’Unione per il Mediterraneo, istituita a Parigi il 13 luglio2008. Riprendendo gli scopi istitutivi del processo di Barcellona l’obiettivo dichiarato dall’Unione per il Mediterraneo è lo sviluppo della cooperazione tra le due sponde del mare interno e tra le sue priorità troviamo anche la tutela del patrimonio ecologico mediterraneo. In particolare è stata data priorità ad alcune iniziative concrete e tra queste il disinquinamento del Mediterraneo.
L’Avvocato Giovanna Bellizzi ha evidenziato anche che la normativa internazionale relativa alla protezione dell’ambiente trae le sue origini dalla sentenza arbitrale del 1941 resa tra Stati Uniti e Canada nel caso della fonderia Trail. Nel relativo compromesso d’arbitrato, il Canada riconobbe espressamente di aver violato il principio di diritto internazionale generale secondo il quale ciascuno Stato, nell’utilizzazione del proprio territorio, ha l’obbligo di non arrecare danno al territorio di altro Stato.
Nelle osservazioni contro il progetto di trivellare il Mar Adriatico, inviate anche al Ministero degli Affari Esteri, sono state evidenziate le fragilità del mar adriatico, con approfondita analisi della Dott.ssa R. Baldacconi dell’immenso patrimonio dell’habitat naturale nei mari della Croazia, la necessità di considerare con maggiore attenzione l’effetto cumulo prodotto dalle tante istanze di ricerca di petrolio nella medesima area marina, e la necessità la valutazione del punto ambientale bianco quale studio delle condizioni preesistenti.
Le ricadute negative di un simile progetto sull’ambiente e anche sulle economie del turismo e della pesca dell’Italia impongono un’immediata presa di posizione delle nostre istituzioni.
Per comprendere la portata della questione basta prendere visione della simulazione degli effetti del disastro nel Golfo del Messico del 2010 rapportati al Mar adriatico