Le associazioni La Quinta Porta, EPA, Briganti d’Italia, Liberiamo la Basilicata, Vola – Volontari per l’Ambiente, Circolo Lucano, Accademia del Rinascimento e Risveglio Lucano in una nota chiedono che la Regione Basilicata renda note le modalità di gestione dei fondi pubblici in materia di Vigilanza, Caccia e Pesca. Di seguito la nota integrale.
Dopo decenni di malagestio ci si aspettava dal governo regionale a guida Bardi trasparenza e discontinuità con il passato, di contro i cittadini percepiscono una precisa volontà a coprire le malefatte del passato. Auspicavamo il cambiamento tanto ostentato in campagna elettorale ma ci siamo sbagliati. Un esempio inequivocabile arriva in materia di vigilanza caccia e pesca sui cento comuni della provincia di Potenza. La vicenda vede coinvolto il Tenente della Polizia Provinciale Giuseppe Di Bello che già nel gennaio del 2020 la denunciava mettendo a nudo uno spaccato della cattiva gestione Pittella/Valluzzi. La vicenda non ha riguardato solo la sua persona ma un contingente di 8 unità individuate dalla Provincia di Potenza per la vigilanza caccia e pesca sui 100 comuni della provincia di Potenza (funzione regionale delegata e finanziata con fondi regionali per coprire i costi sostenuti compreso quelli per il personale appartenente alla Polizia Provinciale ). Si parla di milioni di euro erogati dal 2015 al 2020. Ma se il Tenente Giuseppe Di Bello era relegato nel museo provinciale come poteva essere a capo di un contingente di 8 unità per vigilare sull’intero territorio provinciale in materia di caccia e pesca? Una cosa è certa: “per tale funzione la Provincia è stata finanziata con fondi della regione “. Nella rendicontazione compaiono anche i costi per due agenti facenti parte del contingente sebbene deceduti. Non è finita qui perchè si dava l’incarico di guidare il contingente non al Tenente Giuseppe Di Bello cui spettava di diritto ma ad una persona in palese conflitto di interesse perchè iscritto a tutti gli ambiti territoriali di caccia della Regione Basilicata in violazione della convenzione di Berna ed delle norme statali (legge n.157/1992 ). Noi ci saremmo aspettati che il governatore Bardi risolvesse la questione al massimo in una settimana, ma da quella lettera aperta del gennaio 2020 sono trascorsi 8 mesi senza che si sia preso alcun provvedimento. Ad oggi è solo un nulla di fatto nonostante il Presidente della Giunta e il Presidente del Consiglio Regionale siano stati resi edotti da tempo. Nemmeno l’audizione del Tenente Di Bello in quarta commissione il 16 luglio presieduta dal Consigliere Massimo Zullino ha sortito gli effetti sperati ovvero il chiarimento della denunciata distrazione di fondi pubblici regionali. In detta occasione riferisce il tenente Di Bello che solo i Consiglieri Giovanni Perrino e Massimo Zullino intervenivano sulla ormai annosa e mai risolta dell’esubero cinghiali, mentre il Consigliere Piergiorgio Quarto che pure nel 2018 manifestava sotto il Palazzo Regionale per denunciare i danni provocati dagli oltre 100.000 cinghiali non una sola parola ebbe a pronunciare forse perchè ormai Consigliere Regionale di maggioranza. Nè i documenti richiesti a chiarimento di quanto denunciato sono mai pervenuti. Questo episodio unitamente a a molti altri fa emergere con chiarezza la totale assenza di discontinuità rispetto alle deleterie politiche del passato. Otto mesi non sono stati sufficienti per aprire un’inchiesta interna alla regione Basilicata e per far luce sullo spreco di milioni di euro erogati per un contingente inesistente il cui comandante ripetiamo sulla carta risulta essere il Tenente Giuseppe Di Bello. A questo punto un encomio vada al Tenente Di Bello che reintegrato nei compiti e nelle funzioni della Polizia Provinciale a marzo di quest’ anno continua a lottare perché gli errori vengano perseguiti anche in sede penale laddove i fatti denunciati configurino precisi reati. Nel rispetto della trasparenza e della legalità queste sono battaglie senza colore politico. Viviamo in una regione dove la politica continua ad essere pesantemente condizionata da gruppi di pressione esterni, manifestando la precisa volontà di proseguire in una gestione nebulosa e poco trasparente della cosa pubblica, incompatibile con le legittime aspettative dei lucani. Non erano questi i presupposti per i quali i cittadini hanno mandato a casa la gestione Pittella. Prendiamo le distanze da una gestione politico e amministrativa incurante dei programmi elettorali e che sa tanto di vecchio e di stantio. Chiediamo altresì che vengano definitivamente rese note le modalità di gestione dei fondi pubblici in materia di Vigilanza Caccia e Pesca.