La Ola, Organizzazione lucana ambientalista, rende noto di aver presentato rilievi e osservazioni al faraonico, costoso, ingestibile ed impattante depuratore della Camastra, con la richiesta di
sospensione dell’iter autorizzativo da parte degli Uffici regionali. Tale richiesta – sottolinea la Ola – e per sottoporre il progetto ad un supplemento d’istruttoria, considerando che esso è non solo
sovradimensionato rispetto alle necessità delle comunità, ma anche ingestibile, se non facendo ricorso ad ingenti finanziamenti pubblici che finirebbero per gravare sui cittadini.
Basterebbe adeguare funzionalmente i depuratori comunali esistenti – propone la Ola- impiegando invece le ingenti risorse economiche, pari a 9 milioni di euro, anche per la messa in sicurezza del territorio, notoriamente fragile dal punto di vista idrogeologico, anche attraverso la forestazione a monte della diga della Camastra, per ridurre l’interramento dell’invaso.
La Ola ha rilevato come i versanti del torrente Camastra ed i suoi affluenti siano interessati da una intenso smottamento in un’area geologicamente classificata vulnerabile. L’impianto e le opere di collettamento possono quindi aggravare il già grave equilibrio idrogeologico. Quest’ultimo potrebbe provocare la rottura dei tubi di collettamento dei reflui comunali, con il conseguente inquinamento
della diga della Camastra, utilizzata per scopi idro-potabili. Lo testimoniano gli smottamenti già presenti a monte che hanno provocato il dissesto della strada ed il danneggiamento di un ponte sul torrente Camastra.
L’opera e il sito prescelto – conclude la Ola – violerebbero inoltre il D.L.vo del 18 Agosto 2000 n.258 definisce gli obblighi di scongiurare pericoli per la possibile contaminazione delle acque
destinate al consumo umano, per la pubblica salute e per l’ambiente. Tali norme sanciscono infatti vincoli di rispetto, vietando espressamente di versare nelle acque superficiali destinate al consumo
umano, acque reflue, anche se depurate.
Le opere, se realizzate, disattenderebbero ai contenuti delle disposizioni del Ministero dell’Ambiente datata 2 ottobre 2002 n. 10440/VIA/B15 che reiterava le istruzioni con assoluta precisione
sulle condizioni iniziali previste, ovvero che le condotte fossero tutte a gravità e che la utenza da servire fosse superiore a 10.000 “abitanti equivalenti”, DPR 12.04.96 allegato A punto P e allegato B
punto 7, (già in deroga alle 100.000 mila di norma).
Condizioni queste non presenti all’epoca ed a maggior ragione oggi. Infatti dall’ultimo censimento (2010) l’utenza residente in anagrafe per i due comuni interessati dall’opera, non raggiunge le 4.000
(quattromila) unità e le cosiddette aree PIP sono prive di infrastrutture industriali. E’ pertanto evidente che non è giustificabile l’impegno economico pari a “9 milioni di euro” (8.779.767.20) più i costi di gestione per un impianto sovradimensionato, non sostenibili per i futuri enti gestori, se non
gravando sulla collettività. Su questo aspetto la Ola si riserva di informare la competente Giustizia Contabile, onde prevenire danni economici, oltre che quelli ambientali.