ScanZiamo le Scorie: “No alla discarica nucleare. Appello al Governo: senza risposte non si costruisce il dialogo”. Di seguito la nota integrale.
Il Governo ha tutti gli elementi per escludere le aree della Basilicata e della Puglia ancora presenti nella Carta Nazionale per le Aree Idonee proposta dalla Sogin e con la quale si individuano i siti che potrebbero ospitare la discarica radioattiva nazionale.
Nella consultazione tenuta dalla Sogin, l’Associazione Antinucleare ScanZiamo le Scorie ha presentato otto osservazioni nelle quali sono stati esposti aspetti giuridici, tecnici e scientifici che non hanno ancora ricevuto risposta – dichiara il portavoce Pasquale Stigliani. Nelle osservazioni si contesta alla Sogin l’errata l’applicazione di alcuni dei criteri che escludono di fatto i siti Lucani e pugliesi dalle aree idonee. Rispetto al progetto presentato in consultazione abbiamo chiesto di chiarire come intendono gestire i rifiuti di alta radiottività (problema ancora irrisolto nel mondo e che qualcuno voleva collocare a Scanzano). Abbiamo anche segnalato il mancato rispetto della normativa della Valutazione Ambientale Strategica per le aree individuate e delle disposizioni che riguardano l'”indicazione delle modalità di trasporto del materiale radioattivo al Deposito nazionale e criteri per la valutazione della Idoneità delle vie di accesso al sito”. Teniamo conto infine che l’80% della radioattività delle scorie sono collocate nelle Regioni del nord. Lo spostamento verso aree meridionali comporterebbe pericoli e rischi che non sono stati completamente considerati per la scelta e l’individuazione delle aree idonee collocate nel mezzogiorno del Paese, pericoli che in questo contesto devono considerare anche minacce con rischi ancor più pericolosi come quelle della guerra.
Il Governo, conclude Stigliani, che ha la necessità di costruire un dialogo con le popolazioni interessate dalla discarica nucleare e l’Ispettorato Nazionale per la Sicurezza Nucleare, devono garantire le condizioni minime di trasparenza e di conoscenza con i territori e far rispettare le norme per le consultazione che comportano delle risposte esaustive alle osservazioni. Diversamente, la consultazione può essere considerata unilaterale ed inutile. Ciò confermerebbe i timori che manifestiamo da sempre: esiste un “gruppo di affari” per la costruzione del deposito di scorie, un’opera capace di alimentare solo lo “sviluppo distorto” del territorio, già gravemente colpito dallo spopolamento e dallo sfruttamento delle risorse idriche e petrolifere, ma che trova ancora la civile e ferma opposizione di un “gruppo d’interessi” trasversale impegnato nel progresso e nello sviluppo dell’economie territoriali.