Dopo le istanze di permesso di ricerca Muro Lucano e La Bicocca,
situate nell’area nord della regione, la Ola, Organizzazione lucana
ambientalista, rende noto che l’Ufficio compatibilità ambientale della
Regione Basilicata, con determinazione dirigenziale
n.19AB.2014/D.00675 del 20 novembre 2014, ha deciso di sottoporre,
dopo la fase preliminare di screening, alla procedura della VIA
(Valutazione di Impatto Ambientale) il “progetto di ampliamento della
concessione mineraria Gorgoglione ricadente nei comuni di Anzi,
Brindisi di Montagna, Castelmezzano, Laurenzana e Trivigno proposto
dalla Total E&P Italia”.
In questo caso – fa rilevare la Ola – si tratta già di “ampliamento di
concessione” quindi di un “anticipo” della famigerata legge “sblocca
Italia” che riunifica le fasi preliminari di “ricerca, prospezione e
concessione” in un “titolo unico”. In una parola la Regione starebbe
anticipando l’attuazione alla legge sblocca riconoscendo il “titolo
concessorio unico” di cui ai commi 5 e 6 dell’articolo 38 della Legge
164/2014.
I comuni interessati dall’ampliamento della concessione Gorgoglione
riceveranno nuovamente l’avviso dalla Total nelle prossime settimane
per esprimere il loro parere e/o opposizione al progetto. La
decisione della Regione Basilicata di assoggettare il progetto alla
fase VIA – si legge nella determinazione dirigenziale – sembrerebbe
dovuta alla valutazione del progetto da parte degli uffici regionali
“inconsistente e poco esaustivo in relazione al quadro di riferimento
programmatico ed ambientale ed ai possibili impatti, soprattutto di
natura socio-economica“.
In realtà per la Ola la Regione ha chiesto alla Total di argomentare
le “carenze” per poter procedere ad una valutazione tecnica del
progetto, propedeutica al rilascio del giudizio positivo di
compatibilità ambientale all’ampliamento della concessione, nonostante
ricada in aree vincolate e nel parco regionale Gallipoli Cognato
Piccole Dolomiti Lucane.
La Regione Basilicata avrebbe già potuto decretare l’irricevibilità
del progetto della Total già nella fase di screening, così come già
richiesto dalla nostra Organizzazione nelle osservazioni inviate alla
Regione in data 14/4/2012 allorquando, “nell’esprimere l’opposizione
all’ampliamento, chiedeva agli uffici regionali competenti “di
respingere in toto il progetto e di tutte le richieste a venire
rigfuardanti l’area” argomentando tale richiesta in 5 punti invece
totalmente ignorati nell’iter regionale.
clessidraLa fretta di chiudere tale procedura da parte degli uffici
regionali- fa rilevare la OLA – evidentemente è dovuta ai termini
fissati dall’art.38 della legge 164/2014 ed alle pressioni delle
compagnie minerarie, ovvero per chiudere l’iter presso la Regione
Basilicata prima del 31 marzo 2015 ai sensi del comma 4 dell’art.38
della legge 164/2014, prima cioè che la documentazione venga
trasferita ai Ministeri competenti.
Il famigerato art. 38 ai comma 1 e 2 stabilisce inoltre “deroghe” ai
vincoli regionali e comunali espropriando Regione e Comuni della
“sovranità” di salvaguardia del territorio che diviene di “interesse
strategico nazionale, di pubblica utilità con opere petrolifere
giudicate urgenti ed indifferibili e soggette a vincolo preordinato
all’esproprio dei beni in esso compresi”.
Un motivo in più per impugnare la legge sblocca Italia da parte del
presidente della Regione Basilicata che però non ascolta la comunità e
molti sindaci lucani (al momento sono 45) che hanno già deliberato o
stanno per farlo in queste ore per impegnarlo in tal senso.
La Ola invita pertanto i comuni e i cittadini di Anzi, Brindisi di
Montagna, Castelmezzano, Laurenzana e Trivigno a mobilitarsi contro
quello che si preannuncia come un nuovo scempio al territorio e alle
sue vocazioni da asservire agli interessi privati delle compagnie
petrolifere.