No Scorie scrive all’assessore regionale Rosa: “I lucani hanno già detto no al petrolio con il referendum del 2018”. Di seguito la nota integrale.
Vogliamo ricordare all’assessore Rosa, a tutta la politica e allo stesso ministro dello sviluppo economico Di Maio che i lucani hanno detto no al petrolio con il referendum sulle trivelle nell’aprile 2016 e che la regione Basilicata fu l’unica regione in Italia a superare il quorum con un schiacciante vittoria del SI per l‘uscita del petrolio( non riguardava solo le piattaforme, era un vero plebiscito contro le estrazioni petrolifere nella regione più trivellata d’Italia).
I comuni lucani dissero in massa no anche allo Sblocca Italia nelle assisi comunali e al passaggio dei poteri in tema energetico al governo nazionale, mentre i cittadini da decenni manifestano contro le estrazioni petrolifere vecchie e nuove. Non abbiamo scelto come cittadini il “minor danno ambientale e di salute ” ma economie sostenibili che non creano danni ambientali e di salute , economie di sviluppo e di benessere. L‘assessore e chi per esso dimentica che il referendum è stata una scelta democratica e non autoritaria, diversamente da quanto accaduto nella decisione sulle prime trivellazioni in Basilicata o nella decisione di continuare ad estrarre da parte di qualche presidente ,ministro o consigliere eletto per caso in sostituzione di chi ha fatto peggio.
In merito ci aspettiamo da tutti gli schieramenti politici regionali e nazionali che la volontà dei lucani sia rispettata, non solo sulle nuove estrazioni ma con una strategia di uscita dalle estrazioni esistenti, tra l’altro è il mondo e i cambiamenti climatici che chiedono di uscire dal fossile. Bonificare le aree e riconvertire in siti industriali eco sostenibili gli attuali impianti. Il petrolio in Basilicata non è l’ Ilva di Taranto, mentre rischiamo di perdere i posti di lavoro che crea già naturalmente la nostra acqua.
Quando accaduto in val d’agri in termini economici ed ambientali non basta? Non penserete ancora di trattare i reflui petroliferi a radioattività naturale nei corsi d’acqua o sulle dighe che soddisfano il fabbisogno idropotabile di 4 regioni ? O di iniettarli nel sottosuolo sfidando le falde idriche e le faglie sismiche? Di continuare a realizzare discariche per i fanghi e altri rifiuti che resteranno in eredità per millenni alle nuove generazioni ? Non parliamo di controlli e monitoraggi perché in questa fragile regione abbiamo bisogno di leggi che riducano le emissioni degli inquinanti alla fonte e non di balletti sui dati e sulle competenze ogni volta che succede qualcosa . E la perdita delle economie locali e del patrimonio immobiliare chi li considera ?
Chiediamo ai comitati, alle associazioni, a tutti i cittadini di continuare a vigilare sulla questione e a difendere quella cultura di democrazia che abbiamo esportato in tutto il mondo dal 600 a.C. dai tempi della Magna Grecia.