No Scorie Trisaia, Mediterraneo No Triv e Cova Contro: “La fiaba lucana sulla riduzione delle bollette e le trivelle ottimizzate di Cingolani”. Di seguito la nota integrale.
E’ lucana la fiaba che continuano raccontare agli italiani sulla riduzione delle bollette energetiche con investimenti per valorizzare i giacimenti della Basilicata e del resto d’Italia, l’arrivo di nuovi gasdotti e la realizzazione di nuovi stoccaggi. Per circa 30 anni e due generazioni in Basilicata l’hanno raccontata in tutte le salse e in ogni dialetto di politichese bipartisan, ma qui l’energia costa da sempre più che altrove compreso i carburanti. E’ stato il cavallo di battaglia delle campagne elettorali nelle piazze degli ultimi presidenti della regione Basilicata, compreso lo stesso presidente Bardi.
Ma nonostante il presidente Bardi abbia firmato lui l’accordo per il rinnovo della concessione Val d’Agri e avviato Tempa Rossa scrive al governo e ai parlamentari chiedendo di abbassare le bollette, dimenticando che gli accordi li ha fatti lui con le compagnie petrolifere (che non ha voluto pubblicizzare nonostante le ns richieste) e che ha continuato a svendere il territorio lucano per un piatto di lenticchie.
Qualche anno fa ci fu una campagna di propaganda sul fossile con un mezzo pieno di benzina da richiedere alla regione tramite una card carburanti (un’altra operazione proficua per le banche), ma poi si sono ripresi subito tutto per utilizzarlo nei bilanci istituzionali. Dopo l’azione di marketing sulla card carburanti i governi nazionali e regionali hanno poi promosso il memorandum sul raddoppio delle estrazioni in Basilicata mettendo a rischio il bene economico acqua di cui è ricca la regione e che produce ricchezza e sviluppo molto più del fossile.
Il tutto dopo anni di liberalizzazioni governative sfrenate ai danni dei contribuenti, finanziamenti in bolletta per l’energia fossile, royalties tra le più basse del mondo e sfruttamento del territorio (insostenibile da un punto di vista ambientale ed economico). Per anni i governi hanno permesso al mercato di speculare sulla domanda offerta e riempito di accise le bollette energetiche. Un modo sicuro per fare cassa sui cittadini. Con gli ultimi emendamenti governativi il governo Draghi vorrebbe completare il lavoro anche con le bollette idriche? Ignorando il referendum popolare del 2011 sull’acqua pubblica dove il popolo italiano ha chiesto di eliminare i profitti dal bene comune acqua?
Il ministro Cingolani ora vorrebbe valorizzare le produzioni di gas da giacimenti esistenti in Italia senza nuove trivelle. Ma come si valorizza un giacimento senza trivelle?
Una sorta di trivelle ottimizzate sui vari giacimenti esistenti? Trivellando lo stesso pozzo in profondità o in orizzontale in modo da raggiungere altre sacche di giacimento, proprio le tecniche che vorrebbero adottare in Basilicata per dire che non ci saranno nuove trivellazioni? Come se la comunicazione eliminasse l’inquinamento e i danni agli ecosistemi, alla salute e alle economie locali da tecniche ancora più impattanti come lo sono le trivellazioni orizzontali?
Il termine inquinamento è stato forse eliminato dalla comunicazione istituzionale? Proprio come il ministero dell’ambiente che è stato trasformato in transizione ecologica o nuovo ministero del ritorno al fossile?
Eppure basterebbe finanziare i pannelli fotovoltaici a famiglie e piccole imprese per ridurre le bollette, magari con i fondi- debito del pnrr che dovranno comunque pagare le future generazioni a cui potrebbe essere risparmiato proprio l’inquinamento del proprio territorio e una maggiore tutela e sostenibilità ambientale in ottica di energia bene comune.
Il ministro Cingolani parla anche di Iva che resta in Italia e di trasporto e stoccaggio del gas italiano che costerebbero meno, dimenticando che anche le produzioni locali incompatibili con le estrazioni pagano le tasse e la stessa Iva creando molta più occupazione e che quantità limitate non inciderebbero in modo significato su costi e trasporto in bolletta per tutti gli italiani. Mentre si dimentica volutamente il pil turistico e agroalimentare che si perderebbe, e di tutti i danni ambientali e alla salute correlati (Basilicata docet). In poche parole a fare ulteriori affari sarebbero sempre le compagnie petrolifere viste le royalites più basse del mondo e le normative ambientali in vigore.
Per quanto riguarda il gasdotto Tap e gli stoccaggi, da quanti anni la classe politica bipartisan promette la riduzione delle bollette con il gasdotto Tap? E quando mai uno stoccaggio di gas delle multinazionali è stato utilizzato per ridurre le bollette e non se non altro per fare cassa nei momenti di richiesta del mercato quando il prezzo si alza cosi come accade ora con le navi gasiere che arrivano in Europa da tutto il mondo?
Se non ci sono garanzie per la tutela dei consumatori efficaci ed efficienti nessuno potrà controllare il mercato neanche con l ‘aumento della produzione finché ce una domanda.
E’ forse finito il gas nel mondo? Di certo no? hanno solo aumentato i prezzi e non lo ha fatto di certo qualche stato, ma il sistema gestito da organizzazioni e multinazionali del fossile grazie anche alle liberalizzazioni del mercato. La pandemia è stata l ‘occasione per aumentare tutte le materie prime e non solo quelle energetiche.
Ci chiediamo quindi se alla speculazione generatasi il ministero della transizione ecologica permetterà alle compagnie petrolifere di tutto il mondo di fare altra speculazione sulle risorse nazionali strategiche?
Già le risorse strategiche nazionali, uno stato attento non le avrebbe mai toccate, nemmeno ora che aumentano i prezzi, sono strategiche perché potrebbero permettere la sopravvivenza dello stato in tempi di guerra e carestia e non certo per essere sfruttate a causa di leggi speculative del mercato.