Gli ultimi dati pubblicati dall’Arpab relativi alle analisi effettuate sulle acque di falda dell’inceneritore Fenice, confermano un disastro ambientale che perdura grazie al colpevole disinteresse della Regione
Basilicata, della Provincia di Potenza e degli enti locali. I dati relativi al mese di Febbraio 2013 confermano infatti superamenti dei limiti per il Tetracloroetilene (pozzo n. 8) per il Dicloropropano (
pozzi 1-2-3-4-5-6-7-8), per il ferro (pozzi 4 -6 e 9), Nichel (pozzi 2-5-6-8-9) e Manganese (pozzi 1-2-4-6-8-9). L’inquinamento – rileva la Ola – è sicuramente più esteso di quello rilevato dai piezometri e si estende anche alle aree circostanti l’inceneritore ma sono assenti campagne di monitoraggio pubbliche tali da misurare i valori nell’intera area ofantina e di quella di San Nicola di Melfi. Nel
chiedere alle autorità sanitarie locali di apporre divieto di emungimento ed utilizzo delle acque di falda e di quelle superficiali dell’intera piana di San Nicola Melfi, utilizzate per scopi agricoli e
zootecnici, la Ola chiede al Ministero dell’Ambiente di intervenire con i poteri sostitutivi per chiudere l’inceneritore EDF Fenice che continua a bruciare ed inquinare mettendo così a rischio la salute dei
cittadini.
Mar 06
Si ha la sensazione che il problema non interessa nessuno, in primis i cittadini, tanto il CROB di Rionero è anche a pochi chilometri almeno forse ci si potrà curare!
La Regione nicchia, meglio così, non si scoprono gli altarini e i loro santoni.