La Ola, Organizzazione lucana ambientalista, interviene su regolamento scarichi acque reflue urbane o industriali e dichiara in una nota che non garantisce i controlli e fa acqua da tutte le parti. Di seguito la nota integrale.
Un regolamento regionale che fa acqua da tutte le parti e non garantisce i controlli
La Ola , Organizzazione lucana ambientalista, esprime forti dubbi e perplessità in merito al “regolamento per l’esercizio delle competenze in materia di scarichi di acque reflue urbane e/o industriali in pubblica fognatura dei comuni dell’ambito unico di Basilicata” approvato dal Consiglio Regionale della Basilicata (bollettino regionale n. 15 del 6 maggio scorso) .
I programmi di controlli – viene detto nel regolamento– “possono” essere attuati per mezzo dell’Arpab (art. li 10, 11 e seguenti), “…con pagamento da parte del richiedente delle spese occorrenti, o attraverso i competenti uffici del Gestore…”.
Se non richiesti dal soggetto o dalle società che sversano reflui oppure dall’AATO – Autorità d’Ambito Territoriale Ottimale del Servizio Idrico Integrato di Basilicata o dal suo Commissario, Angelo
Nardozza, sono dunque da considerare “controlli facoltativi”?.
Il regolamento demanda alla figura del commissario della C.I.I. (Conferenza Interistituzionale Idrica) il potere di stabilire tempi e modalità e l’opportunità dei controlli degli scarichi dei reflui. A
questo nuovo soggetto si attribuiscono poteri regionali con margini di discrezionalità sui controlli dei reflui da sversare nelle pubbliche fognature.La Regione Basilicata ha così voluto deresponsabilizzarsi e deresponsabilizzare l’Arpab, affidando all’AATO ed al commissario
della CII un potere di discrezionalità sui controlli ambientali, non obbligatori ed a pagamento?
La Legge n. 42 del 27 marzo 2010 ha abrogato le AA.AA.TT.OO. mentre l’art. 148 del T.U.A., D.lgs n 152/2006 lo ha soppresso dal gennaio 2011, demandando alle Regioni l’obbligo di individuare un nuovo soggetto regolatore e programmatore del Servizio Idrico. Tutto ciò non è avvenuto in Basilicata, unitamente alla ripubblicizzazione dell’intero servizio idrico con la soppressione di Acquedotto Lucano SpA e Acqua Spa a seguito dei risultati del Referendum sull’Acqua
Pubblica. Un fatto questo che aggrava ulteriormente e rende evidenti le inadempienze del massimo ente regionale, tra l’altro in profonda crisi non solo politica.
In questa situazione di grande confusione – denuncia la OLA – è forte il sospetto che, in assenza di una gestione ottimale dei depuratori comunali, in gran parte affidati ad Acquedotto Lucano SpA, gli
scarichi civili e quelli industriali in Basilicata, le attività dei petrolieri, degli industriali e degli smaltitori possano godere della più ampia libertà di inquinare i corsi d’acqua e gli invasi,
utilizzando “alibi e scappatoie” del regolamento che assimila reflui civili a quelli industriali. Tutto ciò in assenza di controlli obbligatori della qualità delle acque reflue che dai depuratori comunali finiscono per inquinare corpi idrici superficiali ed il mare.
Il regolamento, inoltre, non dice nulla in merito all’obbligatorietà della pubblicazione dei Programmi di Controllo, su chi e come vanno accertate le sostanze inquinanti pericolose(art 6) e non stabilisce
l’obbligo dei monitoraggi delle acque civili e/o industriali che entrano ed escono dai depuratori comunali (art.7). Controlli questi, lo ripetiamo, che sono discrezionali e disposti dalla figura del
commissario della CII. Sul sito dell’AATO Basilicata nulla viene riportato in merito alla trasparenza dei controlli ed atti autorizzativi approvati in tal senso.
Inquinare le nostre acque sarà quindi più facile. Così come prevarrà l’impunità di chi inquina, come purtroppo testimoniano le vicende delle falde inquinate dell’inceneritore Fenice, l’inquinamento
dell’invaso del Pertusillo e del fiume Basento. Sono questi gli esempi più evidenti di una criticità che riguarda l’intero sistema idrico regionale messo a rischio da provvedimenti amministrativi regionali
poco rispettosi dell’ambiente e della salute dei cittadini