Il progetto di un impianto eolico off-shore denominato “Parco Eolico Off-Shore Ionio”, composto da 28 aerogeneratori di potenza unitaria pari a 15 MW, per una potenza totale d’impianto di 420 MW, da realizzarsi nelle acque del Mar Ionio, tra la Regione Basilicata e la Regione Puglia, ha già cominciato a scatenare disappunti e proteste.
“Eppure – sostiene Antonio Lanorte, Presidente di Legambiente Basilicata – questo progetto si trova solo nella fase di studio preliminare di impatto ambientale e, pertanto, sarebbero da evitare prese di posizione dettate da pregiudizio ideologico che inevitabilmente condizionano una valutazione di merito del progetto. Noi crediamo che quando si parla di impianti a fonti di energia rinnovabile, particolarmente nella fase storica che stiamo vivendo, non serva, anzi sia profondamente dannoso, un approccio contrario a priori. Senza dubbio esistono progetti non perfetti e anche, a volte, sbagliati, ma è sempre necessario analizzarli caso per caso per migliorarli laddove sia possibile o bocciarli nel caso siano oggettivamente insostenibili dal punto di vista dell’impatto ambientale o paesaggistico. Anche nel caso del progetto “Parco Eolico Off-Shore Ionio” si dovrebbe seguire questa buona prassi per poi adottare le decisioni più opportune anche a valle di una ampia discussione pubblica che, naturalmente, sarà fatta, come giustamente previsto in questi casi, anche considerando la rilevanza del progetto”.
“Detto questo – continua Lanorte – l’eolico off-shore è un settore con grandi potenzialità anche in Italia, soprattutto perchè a largo dei nostri mari i venti sono più costanti e forti. Un potenziale peraltro fino ad oggi non sfruttato, considerando che, ad oggi abbiamo un solo impianto attivo in mare, a Taranto, e ci sono voluti ben 14 anni per costruirlo. Con gli impianti eolici offshore ad altissima tecnologia e dall’impatto ambientale ridotto, potremmo produrre fino a 55.000 Megawattora ogni anno da qui al 2030. Un’incredibile quantità di energia pulita che se sbloccata potrebbe consentirci di centrare gli obiettivi climatici del 2030”.
Con l’eolico offshore, soprattutto quello a tecnologia galleggiante, previsto nel caso dell’impianto in discussione, è possibile costruire rotori di maggiori dimensione, capaci di catturare e produrre più energia. Inoltre si può ovviare a un’altra delle grandi obiezioni contro questa fonte energetica: l’impatto paesaggistico. Infatti una torre da 15 MW installata a 25 km dalla costa, come in questo caso, avrebbe dimensione di meno di 1 cm nel campo visivo.
La strada da seguire è segnata ed è quella indicata dal RepowerEU, che per l’Italia vuol dire realizzare, entro il 2030, 85 GW, potenza che dovrebbero portare la quota da fonti rinnovabili nel mix di generazione elettrica all’84%, di cui il 30% di questo obiettivo, pari a 25 GW, dall’eolico, tra onshore e offshore.
Non c’è altra strada. L’unico futuro energetico è quello incentrato su fonti rinnovabili ed efficienza con produzioni pulite e distribuite, integrando lo sviluppo delle fonti rinnovabili con le più efficienti tecnologie di produzione e stoccaggio dell’energia elettrica, accumuli, pompaggi e reti intelligenti.
“Il tempo di fronte a noi per agire è poco – conclude Lanorte. Siccità, fusione dei ghiacciai, ondate di calore, incendi, trombe d’aria, alluvioni, sono solo alcuni degli eventi estremi che stanno già pesantemente condizionando la vita dei cittadini, come vediamo anche in questa estate in Italia, con ripercussioni importanti sull’ambiente e sull’economia. Per questo, è importante accelerare il passo investendo sulle fonti rinnovabili, realizzando progetti in chiave energetica sostenibile e avviando processi di partecipazione con i territori per discutere le diverse progettazioni e accompagnare la transizione energetica”.