Parco Urbano a Matera intitolato a Teresa Vezzoso, la proposta di Maria Anna Fanelli: “I tracciati al femminile e le storie di genere nella toponomastica della Basilicata partendo da Matera per non discriminare le donne negli studi e nella memoria storica delle città lucane”. Di seguito la nota integrale.
Il 31 gennaio 1945 le donne ottennero il diritto di voto, per come abbiamo già ricordato nei giorni scorsi. La prima volta, però, che le donne poterono esercitare il loro diritto elettorale attivo e passivo, fu in occasione dell’elezioni amministrative, infatti dal 10 marzo al mese di aprile del 1946 le donne, in tutta Italia, votarono in cinque turni. La partecipazione alle urne fu altissima, ne furono elette 2000 nei Consigli Comunali di tutta Italia.
In Basilicata le cose non andarono così trionfalmente!
Infatti, per esempio, con il voto in provincia di Potenza e di Matera uniche donne ad entrare in Consiglio Comunale furono a Potenza Dora Grimaldi Rossi, a Matera Teresa Vezzoso. Proprio in riferimento all’unica Consigliera eletta a Matera, e cioè a Teresa Vezzoso, l’A.N.D.E. e gli Stati Generali delle Donne della Basilicata esprimono grande soddisfazione nell’apprendere che il Comune di Matera realizzerà a breve un nuovo Parco Urbano, a Nord della Città, intitolato proprio alla Professoressa Teresa Vezzoso, prima donna Consigliera Comunale a Matera tra il 1946 e il 1952, Sindaco Giovanni Padula, che viene ricordata per un impegno “di disponibilità, generosità ed umanità” dal Sindaco Bennardi.
Per questa scelta di toponomastica femminile l’A.N.D.E. e gli Stati Generali delle Donne della Basilicata si rallegrano molto con il Sindaco Domenico Bennardi, con l’Assessore ai Lavori Pubblici Graziella Corti e con l’Assessore alle Pari Opportunità Tiziana D’Oppido.
Ad avviso di Maria Anna Fanelli è questa una decisione, volta a valorizzare “tracciati al femminile” e “storie di genere” nel contesto sociale, culturale e politico della Basilicata, decisione che viene ad arricchire la toponomastica femminile lucana, che andrebbe, di sicuro, incrementata e valorizzata ancor di più rispetto a quanto lo sia stata fino ad oggi e, di certo, adottata dai Comuni Lucani, che hanno aderito al Progetto “Le Città delle Donne” degli Stati Generali delle Donne, come pure dagli altri Comuni.
Infatti, a parte alcune piazze o strade dedicate in vari comuni a Isabella Morra di Valsinni, a parte le due strade di Venosa, dedicate ad Isabella D’Aragona e Maria Donata Orsini, Duchessa di Venosa, moglie di Pirro Duca del Balzo, e quelle dedicate alle poetesse Clara Rispoli di Melfi e Laura Battista di Potenza, troviamo, mi scuso per eventuali omissioni, anche piazze e strade intestate alla Regina Margherita di Savoia, alla nuora Regina Elena, alla Principessa Giovanna, ad Anita Garibaldi (Avigliano), alla Regina Giovanna D’Angiò e alle nobildonne protagoniste della Rivoluzione napoletana del 1799: Luisa Sanfelice di Potenza ed Eleonora Pimental Fonseca a Montalbano Jonico.
Vogliamo ricordare, se non strade e piazze di Picerno, l’importante lapide commemorativa dei “70 repubblicani martiri” della rivoluzione partenopea del 1799, tra i quali troviamo 19 donne, e cioè le “martiri di Picerno”, che ebbero un ruolo nelle vicende del 1799 tanto da combattere in abiti maschili al fianco dei loro uomini per come ci ricorda Vincenzo Cuoco nel Suo saggio storico sulla Rivoluzione di Napoli. Le citiamo tutte: Angela Cappiello, Stefania Caivano, Lavinia Caivano, Angela D’Antonio, Rosa Vazza, Domenica Russiello, Domenica Bove, Virgitta D’Aquino, Maria Gioiosa, Rosa Potenza, Carmelia Potenza, Giuseppa Pasquale, Angela Russillo, Laura Capece, Caterina Decanio, Brigida Colletta, Rosa Sapienza, Rosa Cataldo e Rosa Tommasillo.
Sempre a proposito del cammino verso l’Unità d’Italia, di cui oggi 17 marzo 2021 ricorre il 160esimo anniversario, sarebbe necessario dedicare nella toponomastica lucana strade e piazze anche a Caterina Vignarulo, contadina di Venosa, che partecipò ai Moti del ’48 nella sua Città ed ancora alla dinamica partecipazione delle donne alla politica, attraverso la diffusione delle idee liberali con saggi e riviste di stampo liberale firmati da donne, tra i quali è da annoverare un Comitato di Donne “Giornaletto Muliebre”, che ebbe tra le sue collaboratrici una certa “Rosina Lucana”.
Tra settembre e ottobre 1859 comparvero in vari comuni della Basilicata bandiere tricolori innalzate per ordine del Comitato insurrezionale di Napoli. Furono proprio le donne delle famiglie liberali lucane a cucire le bandiere, le coccarde, le giacche ed i cappelli dei patrioti ed a sostenere i figli in un’epoca nella quale le donne non avevano ancora conquistato il voto, a tale proposito andrebbe ricordata Maria Angela De Filippis, madre di Carmine Senise di Corleto, che guidò l’azione politica del figlio. Anche tra le donne del popolo la rivoluzione era attesa e preparata, e mi riferisco a Maria Parisi ed Angela Nolè. Fu la Parisi che affermò di un’imminente esposizione di una bandiera tricolore nel centro di Potenza, precisamente sulla strada Pretoria.
Infine, ricordiamo donne patriote tra le Monache di San Luca di Potenza, prime ad innalzare, a Potenza, sul Monastero la Bandiera Italiana.
Anche a tutte queste donne ed a tante altre, quindi, come il Comune di Matera farà, intitolando il nuovo Parco Urbano per onorare Teresa Vezzoso, prima Consigliera Comunale della Città, vanno intestate strade piazze Scuole, Centri Associativi e Culturali, così da evitare di discriminare le donne negli studi e nella memoria storica delle Città lucane.
È chiaro che la nostra analisi non si esaurisce qua, è per questo motivo verrà portata ulteriormente avanti nelle prossime occasioni.