Continuano le strategie e le forzature dell’Eni per tentare di proseguire le attività petrolifere in Basilicata senza dare conto dei drammatici danni che sta provocando al territorio e ai cittadini.
L’ultima trovata della multinazionale, riguarda la richiesta al ministero dello Sviluppo economico, per ottenere il rinnovo decennale della concessione petrolifera Val d’Agri, ben due anni prima dalla scadenza prevista a ottobre 2019.
Perché l’Eni ha fatto la richiesta di rinnovo tanto tempo prima? Cosa c’è dietro a questa fretta?
Noi riteniamo che, al di là degli aspetti formali, ci siano numerosi e validi motivi per sostenere che si tratta di un atto inopportuno e ambiguo che non può passare inosservato.
Non va dimenticato che l’Eni è sotto processo presso il Tribunale di Potenza per vari reati e ha molte e gravi questioni da chiarire. A partire dalle vicende legate alla sicurezza del Cova, per arrivare alla gestione dei rifiuti petroliferi e all’inquinamento dell’aria e dell’acqua della Val d’Agri, E poi, aspetto più drammatico di tutti, all’impatto sulla salute pubblica che, come dimostrato dall’ormai notissimo studio Vis del Cnr, provoca morti e malattie nei territori interessati dalle attività petrolifere.
Inoltre, riteniamo che dietro alla fretta dell’Eni ci siano motivazioni legate ad oscuri accordi con l’attuale governo Gentiloni e con la Regione Basilicata di Pittella che mirano a incassare la proroga della concessione petrolifera prima delle prossime elezioni politiche. Elezioni che, com’è ormai chiaro, porteranno il Pd di Gentiloni, Renzi e Pittella ad una sonora sconfitta e il M5S ad avere un ruolo guida e di governo.
Quindi, qualsiasi forzatura, da parte del ministero dello Sviluppo economico e della giunta Pittella, per tutelare i maldestri disegni dell’Eni, è inaccettabile e la osteggeremo e denunceremo in tutti i modi.
Va aggiunto che in questi giorni fa anche discutere la vicenda del pozzo Monte Alpi Est 1 che si trova a Grumento Nova. Per questo impianto l’Eni ha chiesto l’autorizzazione al ministero dello Sviluppo per poterlo convertire da pozzo di estrazione a pozzo di reiniezione, cioè luogo dove sversare i rifiuti provenienti dalle attività di estrazione del greggio.
Anche in questo caso, sarebbe inaccettabile autorizzare l’Eni considerato che il pozzo in questione è vicinissimo al lago del Pertusillo e potrebbe provocare ulteriori infiltrazioni di sostanze inquinanti alle falde acquifere e al fiume Agri. La reiniezione finora è avvenuta nel pozzo Costa Molina 2, a Montemurro, che a ottobre scorso è stato chiuso dalla Regione, proprio perché l’Arpab ha rilevato la propagazione nel terreno di sostanze inquinanti pericolose.