Eurodeputato Piernicola Pedicini: si faccia chiarezza sulle analisi dell’Arpab a Tecnoparco e si evitino conflitti di interesse. Di seguito la nota integrale.
Quello che accade in Basilicata in tema di inquinamento ambientale ha dell’incredibile.
L’ultimo episodio riguarda le analisi semestrali fatte l’8 giugno scorso dall’Arpab (agenzia regionale per l’ambiente) allo scarico dell’impianto Tecnoparco di Pisticci scalo.
Dai risultati, pubblicati qualche giorno fa, è emerso l’allarmante dato che i solventi organici aromatici presenti nel campione superavano di circa 8 volte i limiti imposti dalla legge.
Ricordiamo che i solventi aromatici sono composti particolarmente tossici connessi alla filiera dei reflui del petrolio. Ricordiamo anche che Tecnoparco è l’impianto dove vengono trattati e smaltiti i rifiuti del petrolio estratto in Val d’Agri e che nei mesi scorsi l’impianto è stato sottoposto a sequestro preventivo nell’ambito dell’inchiesta giudiziaria Trivellopoli per il reato di traffico illecito di rifiuti in relazione ai reflui del Centro Olio di Viggiano.
Raccontiamo questa vicenda, perché a seguito di quanto avvenuto, che conferma la pericolosità ambientale di Tecnoparco, ci saremmo aspettati un immediato intervento della Regione Basilicata o di altre autorità istituzionali. Invece, ad esclusione del Comune di Pisticci, nessuno si è mosso. L’Amministrazione municipale pisticcese ha fatto sapere, molto opportunamente, di aver attivato i propri uffici per verificare la situazione e per chiedere di diffidare eventuali responsabili. Tecnoparco, invece, ha esternato la sua posizione non per giustificarsi o per dire che si sarebbe occupato dell’emergenza, ma per denigrare l’Arpab e dire che le analisi fatte l’8 giugno erano sbagliate.
Quindi, il controllato, già recidivo e sotto processo presso il Tribunale di Potenza per reati simili, ha attaccato il controllore e, invece di soccombere, lo ha contestato e sfidato.
Quando si arriva a questo punto, in un settore così delicato come la salvaguardia della salute pubblica e la difesa dell’ambiente, significa che la credibilità e l’autorevolezza delle istituzioni è completamente saltata e lo sconforto e il disorientamento dei cittadini è totale.
Tutto questo è inaccettabile. Non possiamo accettare che un organismo pubblico come l’Arpab sia stato ridotto così. Le Arpa devono essere gli avamposti della correttezza e trasparenza al servizio della collettività. Non consentiremo alla Regione Basilicata e alla politica lucana, degli intrallazzi e delle commistioni, di continuare in questo modo. Non c’è più spazio per chi, pur di fare affari e profitto, è pronto a tutto. Pensavamo che l’inchiesta Trivellopoli e il processo in corso a Potenza contro 59 persone e 10 imprese, tra cui ex dirigenti di Arpab e Tecnoparco stessa, avessero aperto una nuova fase e potessero diventare un deterrente contro il deturpamento del territorio.
Invece, dobbiamo prendere atto che c’è ancora molto da fare.
Non bastava l’Eni che, pur di difendere i suoi interessi in Val d’Agri, sfida i cittadini e la magistratura e cerca di condizionare le pubbliche istituzioni.
Ora c’è anche Tecnoparco-Valbasento Spa che tenta di svicolare dalle sue responsabilità.
Sappiamo bene che il 40 per cento delle sue azioni sono pubbliche, attraverso il Consorzio industriale di Matera, come sappiamo che il 60 per cento è in mano ai privati. Però questo non può significare che Tecnoparco si possa sentire tutelata e protetta.
Se ciò avviene è perché c’è qualcosa di vizioso e poco chiaro che probabilmente rientrano in un palese conflitto di interessi nei rapporti tra pubblico e privato.
Il tema Tecnoparco va affrontato a 360 gradi. Sul piano giudiziario ci aspettiamo che lo faccia la magistratura. Sul piano politico e di impatto sul territorio lo devono fare le istituzioni.
Bene sta facendo il Comune di Pisticci che si è costituito parte civile al processo su Trivellopoli e che rispetto alle ultime contestate e allarmanti analisi dell’Arpab ha annunciato di essere pronto a farle effettuare con maggiore frequenza ad una struttura autonoma. Inoltre, è molto opportuno che l’Amministrazione guidata da Viviana Verri abbia precisato in una nota che, così come prevede la legge, se i problemi sussisteranno, si potrebbe arrivare alla chiusura dell’impianto. Tutte scelte quanto mai necessarie se si considera che, due giorni fa, si è appreso che Tecnoparco e un’altra azienda collegata, la ex Down, sono indagate per un’ennesima inchiesta sullo smaltimento illecito di rifiuti tossici condotta dalla procura Antimafia di Roma.