Pedicini (M5s) su gestione dei rifiuti nucleari: Italia sempre più inadempiente, in ritardo e allo sbando”. Di seguito la nota integrale inviata alla nostra redazione.
La Commissione europea, rispondendo ad una interrogazione dell’eurodeputato del M5S Piernicola Pedicini, ha fatto sapere che la procedura di infrazione per la mancata trasmissione del programma nucleare nazionale, va avanti, anche dopo aver esaminato le informazioni fornite dal governo Renzi a seguito dell’ultima lettera di messa in mora dell’Ue.
Inoltre, la Commissione Ue ha aggiunto che ‘in relazione alla procedura d’infrazione contro l’Italia, ha il dovere di garantire la riservatezza delle informazioni e di non divulgarle in questo momento, poiché ciò potrebbe incidere negativamente sull’andamento delle discussioni con lo Stato membro interessato’.
Insomma, la confusione è totale e l’Italia di Renzi continua a non rispettare la direttiva 2011/70/Euratom del Consiglio europeo che prescrive agli Stati membri la disposizione di un programma nazionale per la gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi che andava trasmesso alla Commissione Ue non oltre il 23 agosto 2015.
“Oltre a questo – commenta l’eurodeputato del M5S Pedicini – le inadempienze del governo italiano sono numerose: la Sogin Spa, la società pubblica che ha il compito di smantellare gli impianti nucleari e gestire i rifiuti radioattivi, ha vari problemi interni, tant’è che ha cambiato due amministratori delegati in tre anni. L’Isin, l’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione, che dovrebbe controllare l’operato di Sogin, non è in attività e le sue funzioni sono svolte ancora dal Dipartimento nucleare, rischio tecnologico e industriale dell’Ispra del ministero dell’Ambiente. Il combustibile nucleare delle ex centrali italiane, depositato in Francia e nel Regno Unito e che dovrà essere restituito all’Italia, genera dei costi nelle bollette dei cittadini (oneri A2) per la copertura delle spese di decommissioning (smantellamento delle centrali nucleari), che sono aumentati da 170 milioni di euro nel 2013 a 622 milioni nel 2015. Non si capisce a che punto è la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi), che stabilisce dove localizzare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi e il parco tecnologico che entro il 2024 dovrebbero essere realizzati.
Tali situazioni, – conclude Pedicini – generano apprensione tra le popolazioni residenti nelle zone dove ci sono impianti nucleari attivi o dismessi e dove si ipotizza che potrebbe essere realizzato il deposito unico nazionale delle scorie”.