Gianni Perrino, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, in una nota affronta due questioni regionali direttamente collegate, petrolio e trivellopoli. Di seguito la nota integrale
Perrino (M5s) su petrolio e trivellopoli: un colpo al cerchio ed uno al barile.
Mi chiedo come facciano i nostri politici a continuare ancora a volerci convincere che il progetto Tempa Rossa possa andare avanti come se nulla sia successo. Come se non esistesse alcuna intercettazione in cui viene esplicitamente affermato “Gli ho detto di non preoccuparsi, che tanto non inquina”, ridendosela con l’interlocutore altrettanto interessato all’affare. Anche nella mozione presentata dal presunto no-triv Lacorazza, si parla della necessità di effettuare un punto zero prima che l’impianto di Corleto Perticara entri in produzione, con i suoi 50000 barili di greggio al giorno. Per questo, nell’ultima seduta di consiglio regionale, il M5S non ha espresso alcun voto per quella mozione. Perché si continua a dare un colpo al cerchio ed uno al barile, quando invece si dovrebbe avere, se non il coraggio, almeno il pudore di dire basta a questo modello basato sulla frode sistematica ai danni dei lucani. Possibile che non si riesca a guardare avanti e a trasformare questa situazione in un’occasione per guardare al vero sviluppo di quei territori martoriati da anni di trivellazioni? Noi abbiamo da subito messo in discussione il raddoppio delle estrazioni. E siamo stati gli unici a farlo, in Consiglio Regionale. E continueremo fino allo sfinimento. Fino alla resa degli oppressori di questa terra.
Gianni Leggieri, consigliere regionale Movimento 5 Stelle: sudditanza da parte di ARPAB e dell’intero sistema di controlli rispetto ad ENI. Di seguito la nota integrale.
Il quadro delineato dal Tribunale del Riesame in merito alla indagine ormai nota come “trivellopoli” è a dir poco sconcertante e non lascia spazio ad interpretazioni di sorta.
Certo, saranno le sentenze a dire alla fine del processo quali responsabilità ci sono e a chi sono ascrivibili, ma ciò non toglie che quanto contenuto nel provvedimento del Tribunale di Potenza rappresenta già una sentenza politica rispetto ad un sistema di collusione e di sudditanza.
Eni ha potuto fare quello che ha fatto ai danni dei cittadini lucani grazie a “controlli approssimativi e carenti” da parte dell’ARPAB che evidenziano una “totale sudditanza nei confronti di Eni” da parte dei laboratori che analizzavano le acque. Un tempo, usando una metafora calcistica si diceva che vi era sudditanza psicologica da parte degli arbitri rispetto alle grandi squadre del calcio italiano. Oggi, il Tribunale del Riesame ha acclarato la presenza di sudditanza psicologica da parte di ARPAB e dell’intero sistema di controlli rispetto ad ENI. Il quadro è sconcertante e nonostante i tentativi maldestri di difesa messi in piedi dall’ENI è anche molto chiaro. Talmente chiaro che il Tribunale del Riesame giudica la perizia depositata dalla pubblica accusa “di chiarezza adamantina“.
È proprio in base a questa perizia, i giudici del riesame confermano la tesi dell’accusa secondo cui l’Eni reiniettava nel sottosuolo non solo l’acqua venuta in superficie con il petrolio estratto ma anche “altri reflui provenienti da distinti processi di produzione effettuati all’interno del centro oli“. Insomma, una situazione veramente scandalosa che si contrappone nettamente alle parole dell’amministratore di Eni – Descalzi – che ora vorrebbe ricostruirsi una verginità parlando continuamente di “best practice” e investimenti nelle energie rinnovabili. Una barzelletta questa che non merita neppure di essere commentata.