Vito Petrocelli, senatore Movimento 5 Stelle in una nota torna ad occuparsi della moria di pesci sul lago Pertusillo e in una nota dichiara: “La Bassanini inquina l’Arpab e il lago Pertusillo”. Di seguito la nota integrale.
Nella “Terra dell’Eni”, la Basilicata, si susseguono troppe morie di pesci nel Lago del Pertusillo, il bacino artificiale completamente accerchiato dalle trivelle delle società petrolifere.
Per risalire alle cause di queste ripetute morie non si cercano acidi nelle carni dei pesci morti, nonostante la USGS (United States Geological Survey, l’agenzia governativa di geologia degli Usa) abbia pubblicato uno studio che dimostra come in genere è l’acidificazione delle acque la sospettata numero uno per l’improvviso passaggio a miglior vita di carpe, trote e persici.
La denuncia alla Commissione europea depositata a mia firma un anno fa dimostra ampiamente che le acque del Pertusillo sono acidificate dal 1999, anno di inizio della sperimentazione di tecniche di perforazione simili al fracking che riversarono nel sottosuolo e nelle sue falde acidi a altre sostanze chimiche tossiche.
Né si indaga sul perché all’Arpa di Basilicata esistono due versioni degli stessi campionamenti per la ricerca di idrocarburi nelle acque del Pertusillo: uno per le relazioni istituzionali e l’altro, forse, per quelle private con l’Eni?
Se si cercano, ad esempio, i dati dei mesi estivi del 2011 nella relazione “Attività istituzionali per il controllo delle acque superficiali destinate alla produzione di acqua potabile nel Pertusillo, 2011-2013”, questi mostrano acque di una limpidezza estrema, meglio dell’acqua pubblicizzata anni fa dall’alpinista Messner: altissima, purissima e “tuttappostissima”!
Se invece, le stesse analisi, si cercano nella relazione “Monitoraggio lago del Pertusillo, 2011-2012”, ecco che a luglio 2011 gli idrocarburi totali diventano stratosferici: 1530 ųg/l.
Se fosse una manipolazione, sarebbe una specie di evoluzione rispetto a quanto accaduto anni fa per i monitoraggi delle falde sotto l’inceneritore di Melfi, La Fenice, tenuti per 9 anni nascosti grazie all’allora direttore generale Vincenzo Sigillito, l’unico finora a pagare per la sua obbedienza al politico di turno.
Dunque, in terra di Basilicata non muoiono solo i pesci, ma muore soprattutto la fiducia verso gli enti preposti al controllo delle condizioni di “salute” del territorio, in primis l’Arpab. Una struttura piena di professionisti preparati ed efficienti, ma “inquinata” è il caso di dire, dalla politicizzazione della sua dirigenza, consentita da una legge nazionale che è deleteria quanto la legge Fornero e che si regge su una terribile locuzione latina: «Ad nutum»! In piena libertà!
È la legge numero 127 del 1997, più nota come “Riforma Bassanini bis”, che consente a un governatore di revocare gli incarichi dirigenziali “in piena libertà”, o di agire con il suo esatto inverso clientelare: nominare “ad nutum”, i dirigenti della macchina burocratica pubblica. Senza prenderli dall’interno dell’apparato, senza fare un concorso e spesso con qualifiche non certificate o non specifiche, per cui non è difficile ad esempio trovare avvocati che dirigono consorzi di bonifica o esperti di bonifica agraria che dirigono strutture sanitarie o medici che si occupano di agricoltura o di infrastrutture. O tecnici ad hoc, come sono spesso i dirigenti chiamati a gestire l’Arpab, ma indeboliti nella loro imparzialità di dirigenti di un ente pubblico da una legge che consente una fidelizzazione estrema del dirigente al politico che lo nomina e non ai suoi doveri.