Vito Petrocelli, senatore lucano del Movimento 5 Stelle, in una nota racconta “l’effetto cerniera lampo del barile di petrolio”. Di seguito la nota integrale.
Da Wile Coyote a Tafazzi, non sembra esserci altro spazio di valutazione per il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, stretto tra l’autolesionismo del personaggio ideato da Carlo Turati e il fumetto della Warner & Bros, che immancabilmente le busca da una specie di struzzo super veloce e furbo. Anzi, se penso che il Coyote si avvale, per corrispondenza, di alcuni esperti di supercazzole che inevitabilmente lo fanno finire in profondissimi burroni, mi viene da accostare il nostro presidente – e i suoi suggeritori percorrispondenza – all’inconcludente Wile, salvando Tafazzi dall’offensivo accostamento. Tafazzi ha pur sempre una reputazione da difendere.
Col Wti (il petrolio di ottima qualità del Texas) in consegna a febbraio, quotato a New York a 48 dollari scarsi a barile, infatti, non ci sono solo i mercati che si agitano, ma c’è anche la messa a nudo della politica economica di questo governo, che pensa di ridurre l’Italia a un Texas del Mediterraneo, pur sapendo che il rapporto è di 6 miliardi di barili in aree spesso desertiche e quasi affioranti, contro un esiguo miliardo di barili di petrolio di scarsa qualità (è buono per fare composti azotati, bitume e fondi neri), interrato tra i 3 e i 5 km di profondità, in aree antropiche e sismiche, piene di bacini idrici. E pur sapendo, inoltre, che solo gli stolti legherebbero il proprio destino a un bene soggetto a variabili di mercato e di politica internazionale, dove il nostro Wile Renzi conta come il due di coppa a briscola, quando la briscola è di altro seme. Va a nudo, dunque, anche e soprattutto lo “Sblocca Italia”, mostrandosi per quello che è, un drammatico “Sblocca Eni & affossa economia nazionale”, più o meno sintetizzabile così: economia reale a zero, disoccupazione, emigrazione e chiacchiere al top in cambio di un piano di trivelle selvagge.
Col Brent (il petrolio di ottima qualità del Mare del Nord), sempre inconsegna a febbraio e sempre quotato a NY circa 51 dollari a barile, è costretta a mettersi a nudo anche il ministro del Mise e del dipartimento del conflitto di interessi, Federica Guidi. A farsi benedire vanno i suo vestiti e i suoi arditi quanto falsi conti di rientro fiscale: 30 miliardi di euro in 20 anni solo col raddoppio delle estrazioni in Basilicata, il cuore minerario del Texas del Mediterraneo. «Figuriamoci – fanno intendere insieme ai loro amici della comunicazione di sistema –, se raddoppiassimo trivelle, piattaforme» e inquinamento, aggiungo io.
Bene, col prezzo del barile dimezzato in soli due mesi circa, potremmo dire che esiste un lato bello e voyeuristico del capitalismo in salsa petrolifera che, al pari di una cerniera lampo, spoglia in un attimo tutta la propaganda di mestiere. Gli interessi internazionali, infatti, non contemplano le esigenze di chi ha bisogno di clientela e speculazione per sopravvivere politicamente. Con effetti deridenti anche nella provincia più estrema di questo Paese governato non da personalità politiche, ma da cartoni animati, per giunta perdenti.
Infatti, senza braghe, troviamo anche Marcello Pittella, il presidente della Basilicata, insieme ai sui blogger, falsi intellettuali, direttori di giornali e funzionari lucani che hanno col governatore una corrispondenza di amorosa propaganda sul mito salvifico del petrolio.
Sono quelli che, lungo la filiera del petrolio, gli tocca prendersi le briciole e l’inquinamento. Sono quelli che o c’è o non c’è l’art. 38 dello Sblocca Italia, per i lucani non cambia nulla in quanto la sudditanza verso l’Eni è tale che applicano da decenni gli intenti delle norme del decreto renziano “sblocca trivelle”. Sono quelli che, avendo ipotecato l’intero bilancio regionale alle clientele di partito, cercano elemosine finanziarie da Eni & C. raddoppiando i barili estratti (da 90 mila a 180 mila al giorno) per raddoppiare royalties e prebende. Il raddoppio delle estrazioni, però, produrrà lenticchie più che entrate finanziarie e infatti già si dice che Pittella giri con una calzamaglia nera con sospensorio bianco e mostri un chiaro piacere a martellarsi l’inguine.
Vito Petrocelli, senatore lucano del Movimento 5 Stelle