Piena solidarietà al vescovo Michele Russo espulso dal Ciad per aver contestato in un’omelia la gestione dei proventi del petrolio è espressa dal vice presidente del Consiglio Regionale Nicola Benedetto (IdV).
“Le parole del vescovo, responsabile di una diocesi del Paese Africano, mi ricordano quelle di Mons. Superbo, presidente della Conferenza Episcopale Lucana, in occasione della Festa della Madonna di Viggiano, quando nell’omelia – dice Benedetto – ha rivolto l’attenzione sui deboli, i giovani senza lavoro, le famiglie senza reddito, gli anziani e i disabili senza assistenza che vivono in Basilicata, vale a dire nella terra del petrolio italiano, che dà ricchezza ad altri e povertà e sofferenza alle comunità locali ed ha rinnovato la sollecitazione agli amministratori regionali e ai politici a fare qualcosa. Proprio come accade nel Ciad, dove le entrate provenienti dal petrolio hanno permesso al Governo di tutto, persino di modernizzare l’esercito e di abbellire le residenze presidenziali, ma non sono indirizzate a combattere la povertà e a sostenere i ceti meno abbienti, così nella nostra regione si stenta a riconoscere i benefici diretti ed indiretti dall’attività estrattiva di idrocarburi. Mons. Superbo di sicuro non ha nulla da temere rispetto al vescovo che opera nel Ciad se non di continuare a non essere ascoltato, come il prelato responsabile della diocesi di Doba, che ad alta voce ha denunciato la gestione del proventi del petrolio, all’incirca la stessa quantità annua estratta dall’Eni in Val d’Agri, segnalando l’iniqua distribuzione a totale vantaggio delle compagnie petrolifere e il fatto che la popolazione locale non goda dello sfruttamento del petrolio e viva nell’indigenza più assoluta. L’unico modo per perseguire giustizia, riconciliazione e pace in Africa, dove l’Eni è ampiamente presente con uffici (anche in Ciad) ed attività operative, è porre fine allo sfruttamento indiscriminato delle ricchezze ad opera delle potenze straniere. Un’aspirazione – conclude Benedetto – ampiamente diffusa e sostenuta dalla comunità locali, come accade in Nigeria, appoggiata dal Mend – Movimento per l’emancipazione del Delta del Niger – che si oppongono alla rapina del petrolio, ai disastri ambientali e ai gravissimi danni sulla salute dei cittadini”.
Ott 15