È iniziato in Senato, da parte delle Commissioni congiunte Industria e Ambiente, l’esame di due disegni di legge del M5S il cui intento normativo è quello di porre limiti alle eccessive libertà che le disposizioni attuali concedono alle multinazionali in tema di ricerca ed estrazioni di idrocarburi.
Il primo, il disegno di legge n. 1928, è stato proposto dall’attuale capogruppo al Senato, Gianluca Castaldi, e dispone che le attività di ricerca di petrolio e gas nel mare Mediterraneo abbiano più rispetto per l’ecosistema marino, ponendo il divieto all’utilizzo dell’air gun, una devastante tecnica di ispezione dei fondali. Il secondo, il disegno di legge n. 1655, è proposto dall’ex capogruppo Vito Petrocelli, e dispone che le attività di ricerca ed estrazione di idrocarburi non mettano a rischio la tutela della catena alimentare umana, dando priorità agli equilibri naturali e alla tutela della salute e dell’ambiente piuttosto che agli utili aziendali e alla ricerca del profitto.
Sono entrambi provvedimenti di natura regolatoria, sia degli ingenti interessi economici associati alla filiera del petrolio, che delle conseguenze per l’ecosistema e la salute.
La politica energetica del M5S tende a contrastare la speculazione esercitata dai grandi gruppi di controllo dell’energia, a partire dalla gestione verticistica dell’energia elettrica e termica fino ad arrivare allo sfruttamento selvaggio dei giacimenti di idrocarburi. Propone un modello di processo industriale ed economico basato sulla liberalizzazione della rete di distribuzione dell’energia e sull’autosufficienza energetica di famiglie e imprese, possibile solo grazie al ricorso massiccio alle fonti rinnovabili.
I due testi, dunque, hanno il valore di portare in primo piano l’uso di tecniche minerarie di ricerca e di estrazione che sono devastanti e la necessità di una valutazione sulla reale convenienza sociale e di mercato, includendo ai primi posti tra gli elementi da valutare, gli effetti sulla salute umana e i costi di bonifica. E hanno anche il valore di esprimere un principio inalienabile della coscienza umana: il rispetto delle normali regole di tutela degli ecosistemi, in contrasto al puro profitto praticato dalle multinazionali, che poi sono alla base della responsabilità che ha l’uomo sul mantenimento dell’integrità del pianeta, così come lo conosciamo oggi, e della stessa catena alimentare umana.
Il primo ddl è di fatto un emendamento all’art.6, comma 17, della legge 152/2006, con cui si fa divieto della pratica dell’Air gun, la quale, in un mare chiuso come è il Mediterraneo, è altamente devastante per l’ecosistema marino, grandi cetacei compresi. La norma prevede alcune sanzioni e la sospensione dei titoli già rilasciati nel caso si ricorra a questa tecnica di ricerca.
Il secondo ddl, composto da 20 articoli, intende regolamentare le attività di ricerca e di estrazione degli idrocarburi in mare, il controllo di emissioni gassose e di acque di strato, al fine di limitare realmente l’inquinamento del mar Mediterraneo, non perforabile assolutamente fino alle 12 miglia. In terraferma dispone invece di una serie di prescrizioni, come fasce di garanzia, limiti di emissioni e di inquinanti, penalità corrispondenti al tipo di evasione, sistemi di sicurezza elevati, costi di concessione adeguati ai rischi che l’attività estrattiva comporta, e, soprattutto, divieti di perforazione oltre i 600 m sul livello del mare, per una vera tutela delle falde di acqua dolce, essendo oramai dimostrato dalla letteratura internazionale indipendente, che le perforazioni in altura hanno un rischio enorme di inquinamento irreversibile delle sorgenti dei nostri fiumi.
Vito Petrocelli e Gianluca Castaldi, senatori Movimento 5 Stelle