“E’ davvero singolare che in contemporanea alle dichiarazioni del responsabile del Distretto Meridionale Eni, Enrico Trovato, secondo le quali i lucani occupati nei lavori del Cova a Viggiano sono il 66% del totale sono in arrivo a Viggiano siciliani, abruzzesi e persino liguri come ha prontamente denunciato il Comitato dei disoccupati della Val d’Agri al quale rinnoviamo il nostro sostegno”: è quanto evidenzia il Csail in una nota a firma del presidente Filippo Massaro.
“A questo punto – si aggiunge – dobbiamo vigilare sulle professionalità dei lavoratori impiegati per accertare se realmente, come “giustifica” il dirigente dell’Eni, sono gruisti, autisti di mezzi speciali per lo smaltimento dei rifiuti, esperti di automazione e controllo, vale a dire figure professionali che da noi non si trovano. I Comuni, con in testa i sindaci “ribelli”, dovrebbero attivare controlli mirati ed efficaci attraverso i Centri per l’Impiego a cominciare dagli uffici di Villa d’Agri perché – si legge ancora nella nota – non è in alcun modo giustificabile l’ipotesi che i lavoratori extraregionali siano operai generici. Nessuno vuole alimentare una nuova guerra tra disoccupati mettendo gli uni contri gli altri. Si tratta solo di evitare di essere presi in giro dalla politica come è accaduto in passato. Purtroppo dobbiamo registrare da parte delle associazioni imprenditoriali, Confindustria in testa, l’accettazione delle briciole del sistema di subappalto confermando la totale sudditanza ad Eni e Assomineraria. Il Csail – è scritto nella nota – rinnova la sollecitazione alla Regione ad aggiornare l’offerta formativa secondo le esigenze delle imprese del petrolio: basta con i corsi per barbieri e più corsi per figure professionali specialistiche nel comparto energia. Infine, le operazioni di fermate del Cova devono prevedere tutte le precauzioni e le prevenzioni per le comunità locali”.