In riferimento alle contestazioni ricevute dal Governatore Pittella a Marsico Nuovo e al conseguente dibattito innescatosi, il portavoce del Movimento Astensionista Politico Italiano CVDP Antonio Forcillo replica alle dichiarazioni di Pittella in risposta a Maurizio Bolognetti dei radicali lucani, comparse oggi sulla stampa lucana.
E’ senza dubbio apprezzabile l’intento del neo-Governatore di aprirsi al dialogo e alle diversità di pensiero non solo sul petrolio, ma anche su ogni altra questione inerente il martirio, da lui stesso ammesso, subito finora dalle ipersfruttate popolazioni della Basilicata. Il suo tentativo, sono parole sue, è quello di “normalizzare una Regione che non è stata tale negli ultimi anni e che ci consegna dolore, preoccupazione, ansia, disperazione, ma anche maleducazione ed indisponibilità al dialogo”. Inoltre, “non è il governo regionale che si chiude al confronto, sono e siamo pronti ad approfondire tematiche che stanno sulla pelle dei cittadini ma che possono se bene indirizzate, controllate, monitorate, seguite e partecipate, rappresentare un’occasione di sviluppo. Al no e basta avrei gradito altra proposta. Ma tant’è, rispetto le posizioni altrui e chiederei lo stesso per le mie”.
Ma dove sono finiti i proclami del neo Governatore lanciati a caldo non appena eletto? Dov’è quel coinvolgimento preventivo alle decisioni programmatiche che lo avrebbero reso “rivoluzionario”? Dove sono quegli atti che avrebbero sancito il suo voler essere il Presidente di tutti? Il Governatore, che dice di rispettare le posizioni altrui e che giustamente chiede il rispetto per le sue, parla per caso a titolo personale?
Per essere davvero il Presidente di tutti Pittella dovrebbe innanzitutto prendere atto “pubblicamente” che i cittadini che di lui si sono fidati non rappresentano neppure un terzo dell’intero elettorato, visto che la maggioranza assoluta del popolo lucano si è astenuta diffidandolo, così, nei fatti.
E che, per cercare di tornare nuovamente “in sintonia” con essi, il Presidente dovrebbe avere l’umiltà di coinvolgerlo “prima” nelle decisioni programmatiche e strategicamente importanti come quelle sul petrolio, lasciando quindi a quella maggioranza reale per lo meno l’esclusiva capacità decisionale di stabilire di che morte deve poter morire…”