Maria Murante, coordinatrice regionale SeL Basilicata, torna ad occuparsi del decreto Sblocca Italia e del rischio di nuove estrazioni petrolifere in Basilicata. Di seguito la nota integrale.
n questi lunghi mesi che ci separano da quella straordinaria giornata del 4 dicembre – giornata in cui le lucane e i lucani provarono a riprendersi il proprio presente e il proprio futuro con la partecipazione attiva che però si dovette scontrare con l’assoluta impermeabilità e con l’arrogante separatezza delle stanze della politica, complice qualche zelante giornalista che proponeva quiz accomodanti agli interessi delle lobby del petrolio – non abbiamo mai, nemmeno per un solo istante, smesso di denunciare quali conseguenze nefaste avrebbe avuto, sulle spalle delle comunità e dei territori, lo Sblocca Italia, con al centro la partita dell’art.38.
Lo avevamo detto, insieme a quante e quanti, in quel 4 dicembre, avevano denunciato come dietro il bonapartismo dello Sblocca Italia si nascondesse il neocolonialismo delle multinazionali petrolifere e del loro alleato lucano, il presidente Pittella. Ma si preferì fare orecchie da mercanti, attivando il circolo delle menzogne, delle bugie, delle inesistenti vittorie. Oggi quei nodi vengono al pettine, proprio come la tesi di un veccho dirigente politico che amava ricordare come la politica fosse una cambiale in bianco che ha, come unica certezza, l’arrivo della sua scadenza.
Ma non rinunceremo alla nostra battaglia, consapevoli della posta in gioco. Come nella vicenda greca, siamo i Davide che lottano contro Golia, sapendo che anche il piccolo Davide può vincere quando a prevalere sono l’unità e la generosità di coloro che antepongono il bene collettivo e il futuro dei tanti alla ignominia del presente e delle sue filiere particolaristiche.
Torniamo a chiedere all’intero Consiglio regionale di accantonare tattiche politiciste per impugnare con chiarezza un decreto che spodesta le comunità e i territori – insieme alle amministrazioni regionali – delle proprie prerogative, ipotecandone il futuro. Così come chiediamo di porre subito alla discussione le quattro proposte di legge regionali già depositate, con il supporto di oltre duemila firme, presso il consiglio regionale, tra le quali una specificamente rivolta alla difesa dei suoli dalle speculazioni petrolifere e del cemento attraverso la dotazione di un piano paesaggistico che riconsideri il modello di sviluppo perseguito.
Maria Murante, Coordinatrice regionale SeL Basilicata
LEGGIERI: COSA INTENDE FARE LA GIUNTA REGIONALE PER TUTELARE I COMUNI INTERESSATI DAL PROGETTO “PALAZZO”?
La sentenza del Tar Basilicata che ha annullato la moratoria sbandierata dalla precedente Giunta Regionale guidata dal Presidente De Filippo, ha smascherato tutti gli inganni del PD lucano.
Un’attenta lettura delle motivazioni della sentenza del Tar ci permette di comprendere con quanto presappochismo e superficialità la Regione Basilicata si approcci a certi argomenti, decisivi per la salute e l’economia lucana. Una serie di errori grossolani commessi dalla Regione Basilicata che oggi ci costringono a fare i salti mortali per cercare di porre rimedio.
E’ stata sicuramente una decisione scellerata quella di non assoggettare a VIA la richiesta avanzata dalla Aleanna Resource concernente un territorio ricostituito da aree di pregio storico e naturalistico e di grande valenza socio-economica (Determinazione n. 276 del 9.03.2011).
E’ stata solamente una mossa politica priva di alcun effetto concreto l’emanazione della Legge regionale n. 16 del 2002, poi dichiarata illegittima dalla Corte costituzionale con la sentenza n. 117 del 5.6.2013.
Come assolutamente inutili sono stati tutti gli ulteriori atti posti in essere dalla Regione e solo apparentemente indirizzati a fermare la società texana.
A questo punto è necessario vederci chiaro e per questo è stata depositata una interrogazione dal Movimento 5 Stelle.
“L’interrogazione protocollata questa mattina, spiega il consigliere Leggieri, mira a fare chiarezza e a comprendere se vi sia da parte della Regione Basilicata la reale volontà di scongiurare il rischio che incombe su 13 comuni della provincia di Potenza e su un territorio ricco di risorse (acque minerali e termali) oltre che di un patrimonio culturale e naturale inestimabile”.
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