Da oggi c’è il via libera del governo ai petrolieri. E’ stato pubblicato nella tarda serata di venerdì 12 settembre il decreto legge 12 settembre 2014, n. 133 recante oggetto” Misure urgenti per l’apertura dei cantieri, la realizzazione delle opere pubbliche, la digitalizzazione del Paese, la semplificazione burocratica, l’emergenza del dissesto idrogeologico e per la ripresa delle attivita’ produttive“. Molte le novità che ora apriranno nuove polemiche sul fronte del raddoppio delle estrazioni in Basilicata e in Sicilia, così come annunciato dal premier Renzi a Brescia. Novità, quelle contenute nello “sblocca Italia”, che l’inutile conferenza stampa del presidente della Regione Basilicata di questa mattina non ha affrontato. Ma ecco le novità.Non sono numeri da giocare all’otto ma gli articoli che interessano gli idrocarburi. Essi sono l’art. 36 e l’art. 38:
L’articolo 36 stabilisce “Misure a favore degli interventi di sviluppo delle regioni per la ricerca di idrocarburi. Prevede l’esclusione dal patto di stabilità per “spese sostenute dalle regioni per la realizzazione degli interventi di sviluppo dell’occupazione e delle attivita’ economiche, di sviluppo industriale e di miglioramento ambientale nonchè per il finanziamento di strumenti della programmazione negoziata nelle aree in cui si svolgono le ricerche e le coltivazioni di idrocarburi, per gli importi stabiliti con decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze da emanare entro il 31 luglio di ciascuno anno“.
In parole povere una “promessa” di autofinanziamento deducibile dalle somme del patto di stabilità, ma solo per trasferimenti in royalties di attività “petrolifere” per 4 annualità. Rispetto alle indiscrezioni nel decreto è stato incluso il “contentino” di una annualità in più (il 2018).
Ma l’articolo che sconvolge i programmi futuri delle estrazioni di idrocarburi in terraferma, dando via libera alle compagnie minerarie, è l’articolo 38, che anticipa i contenuti della revisione del Titolo V della Costituzione per quanto attiene la preminente materia concorrente da oggi di competenza dello Stato.
L’articolo 38 del D.L. n.133/2014 riporta in capo ai ministeri le autorizzazioni ambientali per le concessioni offshore, mentre per quelle in terra ferma, si fa riferimento a generiche “intese” con le Regioni interessate, considerando che i procedimenti per le attività petrolifere sono “unici”, in capo cioè al Ministero dello Sviluppo Economico, così come le procedure autorizzative (VIA) per istanze di ricerca, permessi di ricerca e concessioni che vengono riportati di competenza del ministero dell’ambiente e non più alle Regioni.
Il decreto stabilisce che il Governo può, in caso di “inerzia” delle Regioni, avoca a sè i titoli minerari pendenti, di quelli cioè non definiti entro il 31 dicembre 2014 dalle Regioni (comma 4 articolo 38).
In parole povere o la Regione applica da sola lo “sblocca trivelle” entro il 31 dicembre 2014, oppure vi provvederà direttamente il governo, applicando i poteri sostituitivi per la Regione “inadempiente”.
“Le attivita’ di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi e quelle di stoccaggio sotterraneo di gas naturale – è scritto nell’articolo 38 – rivestono carattere di interesse strategico e sono di pubblica utilita’, urgenti e indifferibili.
I relativi decreti autorizzativi comprendono pertanto la dichiarazione di pubblica utilita’, indifferibilita’ ed urgenza dell’opera e l’apposizione del vincolo preordinato all’esproprio dei beni in essa compresi, conformemente al decreto del Presidente della Repubblica 8 giugno 2001, n. 327, recante il testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di espropriazione per pubblica utilita’. Qualora le opere di cui al comma 1 comportino variazione degli strumenti urbanistici, il rilascio dell’autorizzazione ha effetto di variante urbanistica“.
Decreto Sblocca Italia, la nota di Cosimo Latronico (Forza Italia)
“Non ho compreso se il presidente Pittella ha illustrato i contenuti del decreto ‘sblocca Italia’ che riguardano la Basilicata oppure i suoi desiderata. Purtroppo stante al testo che è stato deliberato dal governo, e che è alla firma del Capo dello Stato, nel decreto legge non c’è un esplicito allentamento del patto di stabilità per il 2014 (esiste un rinvio alla legge di stabilità nel rispetto delle note esigenze della finanza pubblica) per le regioni dove si svolgono estrazioni; e poi c’è un rinvio ad un decreto interministeriale per le produzioni incrementali dal 2015 al 2018 per allentare il patto di stabilità per spese in conto capitale. Stante alle norme siamo in presenza di due rinvii e niente di più, mentre viene codificata la competenza dello Stato centrale in materia di progetti di ricerca ed estrazione petrolifera”. Lo ha dichiarato l’on. Cosimo Latronico (Forza Italia), componente della Commissione Bilancio della Camera. “Nel decreto ‘sblocca Italia’ non c’è traccia di una sola opera viaria o ferroviaria che riguardi la Basilicata, al netto del fantomatico ‘Distretto G’, come pure ci si sarebbe dovuto attendere almeno per dare corso alla cantierizzazione di alcuni degli interventi inclusi nel ‘Piano per il Sud’ già deliberato dal Cipe con il governo Berlusconi per connetterci con l’alta velocità (la Napoli Bari rischia di tagliare ancor di più fuori la Basilicata ) oppure viario, la Murgia – Pollino per fare un esempio mentre si vuole candidare Matera a capitale europea della cultura. Continuiamo a suggerire al presidente Pittella, al governo regionale, a quello nazionale che si dia attuazione alle norme che sono già vigenti a partire dall’art. 16 del dl liberalizzazioni che supera il regime insoddisfacente delle royalties e destina una quota delle entrate fiscali ricavate dal petrolio lucano ad un fondo permanente per lo sviluppo delle infrastrutture e delle iniziative produttive. Questo è il decreto interministeriale che manca per affrontare in termini nuovi ed efficaci la sfida del petrolio che serve al paese e dello sviluppo a cui anelano i lucani. Su questa linea noi abbiamo lavorato in questi anni con un’attività legislativa che oggi va portata a compimento guardando a risultati sostanziali, superando peraltro la dispersione nell’impiego delle royalties che abbiamo purtroppo dovuto registrare in questo ultimo decennio (1 md di euro di royalties impiegate!) con scarsi risultati di avanzamento per la vita reale delle famiglie e delle imprese lucane. Su questa linea di chiarezza, di responsabilità e di servizio dell’interesse dei lucani, noi continueremo ad esserci”.
Decreto Sblocca Italia, nota di Gianni Rosa, consigliere regionale di Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale
Più un 4-0
Dopo la lettura del testo definitivo del decreto, siamo ancora più consapevoli della debolezza e della spaccatura tutta interna del Pd e della volontà del Governatore lucano di acconsentire a nuove estrazioni.
Delle vittorie sbandierate dal Governatore nella conferenza di ieri rimane veramente poco per la nostra povera Terra. Che tutto si riducesse solo a chiacchiere e a soldi era di tutta evidenza. Ora è anche certificato dallo stesso Pittella che ci dice “La nostra battaglia era sull’esclusione delle royalties dal patto”, battaglia che alla fine si conclude solo con i famosi 50 milioni del 2014. Tutto il resto sono promesse tradite o che saranno tradite nel prossimo futuro. Ricapitolando, infatti:
la legge regionale sull’esclusione delle spese effettuate con i proventi delle royalties è stata solo una provocazione. Non aveva basi giuridiche, qualsiasi cosa ne dica il Consigliere Santarsiero, e verrà impugnata. In pratica, abbiamo scherzato, era una boutade;
l’esclusione delle spese “sostenute dalle regioni per la realizzazione degli interventi di sviluppo dell’occupazione e delle attivita’ economiche, di sviluppo industriale e di miglioramento ambientale nonche’ per il finanziamento di strumenti della programmazione negoziata nelle aree in cui si svolgono le ricerche e le coltivazioni di idrocarburi, ….., sulla base dell’ammontare delle maggiori entrate riscosse dalla Regione”, ci costringe, per avere quelle risorse, ad aumentare le estrazioni. Al contrario la norma è, praticamente, carta straccia;
le modifiche al decreto attuativo dell’articolo 16 del decreto liberalizzazioni non ci sono, sono rinviate alla legge di conversione o, magari alla legge di stabilità, ma, forse, potrebbe darsi, al decreto interministeriale o, chissà, ad un nuovo decreto legge. In pratica il Governatore lucano “molto modestamente” ha chiesto “non possiamo stare al di sotto dei 250”, Renzi gli ha risposto “poi si vede”;
senza l’intesa sulla concessione tra Stato e Regione per concedere l’autorizzazione unica, per Pittella, “è difficile che tu possa dare autorizzazioni”. Ma chi vuole prendere in giro? Il decreto conferisce alle attività che riguardano il petrolio carattere di “interesse strategico” e le definisce “di pubblica utilita’, urgenti e indifferibili” e, come affermato anche nella conferenza di ieri, “Le risorse petrolifere non sono proprietà di un territorio, ma del Paese”. Altro che vittoria;
Più che uno 1-0 per la Basilicata, a noi pare un 4-0 per lo Stato. Noi Lucani, in questa guerra, scontiamo un Governatore troppo accondiscendente con il suo segretario di partito e debole all’interno del Pd stesso: elogia Speranza, Antezza, De Filippo, Margiotta (che non hanno mai preso posizione) e persino Viceconte ma dimentica Bubbico e Folino, forse un po’ scettici sulla presunta vittoria di Pittella. Un Presidente che cerca di giustificare le sue sconfitte o le sue mezze vittorie con un twitt in cui dice “pensa ai Governi … che non hanno fatto nulla”. Se non fosse triste sarebbe ridicolo.
Scontiamo un Governo che pensa solo a quanto ‘ci guadagna’ e non a quanto la Basilicata perde in credibilità, salute, ambiente e territorio. Scontiamo l’inerzia di sindacati e delle forze politiche, cresciuti e pasciuti all’ombra della politica assistenzialista e connivente del centro sinistra. Magra consolazione i 50 milioni, a fronte della perdita del diritto di autodeterminazione di un intero Popolo che dovrebbe essere primo attore quando in ballo ci sono la sua salute ed il suo territorio. Noi non tradiremo mai i Lucani per qualche spicciolo in più.
Decreto Sblocca Italia, la nota di Donato Ramunno, Dirigente nazionale Fratelli d’Italia AN
Oltre due ore di conferenza stampa per dire tutto e non fare niente. Per dire che la Basilicata è in vantaggio su Renzi per 1 a 0, senza far capire perché e come, considerando che a distanza di tre giorni dalle valutazioni negative espresse nei confronti del decreto sblocca Italia, nulla, nella sostanza, è cambiato. Al di là di quella roba sui 50 milioni e di altri introiti estromessi, presumibilmente, dal patto di stabilità, Pirro avrebbe fatto assai meglio. Due ore di parole, di slide per ricostruire l’allucinante storia del petrolio in Basilicata, per parlare del sogno svanito all’alba del memorandum, del fallimento della Card carburante e altri pseudo successi e conclamati insuccessi che nei decenni hanno gravitato intorno al pianeta petrolio-Basilicata-PD.
Lo dissi in occasione della moratoria sul petrolio promossa da De Filippo, un’altra follia, lo ribadisco ora.
Chi governa questa regione deve avere la volontà e la forza politica in regione e a Roma, per fare poche, ma determinati cose. Noi faremmo così:
1) cancellare tutti gli accordi stipulati finora in termini di introiti e creare un unico grande calderone in cui far confluire il 25% delle royalties;
2) bloccare per i prossimi dieci anni l’esecuzione di nuovi pozzi; 3)imporre che i controlli relativi alle quantità realmente estratte vengano effettuati obbligatoriamente dall’unmig e non arbitrariamente come accaduto fin ora e che tale agenzia si trasferisca in Basilicata;
4) ridurre il costo dei carburanti attraverso l’eliminazione delle accise nazionali.
Fatto questo bisogna capire cosa fare, come, quando e dove coi danari guadagnati col petrolio. Ovviamente, il tutto e prima di tutto, nel totale rispetto dell’ambiente e della salute dei cittadini, con severi e costanti monitoraggi non solo nelle aree di estrazione, ma anche controllando l’operato delle aziende che attuano lo smaltimento dei prodotti utilizzati in ambito estrattivo e di lavorazione del greggio. E a chi sostiene che tutto ciò non è possibile, che è solo populismo, rispondo con forza e fermezza, che nulla è impossibile all’uomo per quello che è relativo ad ogni sua attività.
Noi le nostre proposte le abbiamo fatte. E le firme che raccogliamo in tutti i paesi della nostra regione sono un sorta di contratto tra noi e i lucani. Un contratto che cercheremo di onorare ad ogni costo il giorno in cui saremo al governo della regione e avremo la nostra rappresentanza parlamentare.
A chi si piega alle logiche autoritarie di un uomo che non ha le virtù per guidare il paese, diciamo solo che non vuole il bene dei lucani.
E i parlamentari lucani, a cominciare da quelli del partito democratico, per continuare con Viceconte che con il suo partito sostiene la scellerata azione del governo Renzi, col loro ignobile silenzio legittimano le scelte che si fanno a Roma, nei palazzi del potere, a danno della nostra terra.
Donato Ramunno, Dirigente nazionale Fratelli d’Italia AN