La relazione dell’assessore regionale Berlinguer sulla situazione delle procedure inerenti permessi di ricerca e coltivazione idrocarburi.
“Per il conferimento dei titoli minerari l’autorità competente è la Direzione generale per le risorse minerarie ed energetiche del Ministero dello Sviluppo economico. Nella valutazione delle istanze volte ad ottenere un titolo minerario e negli altri casi previsti dalla legge, la Direzione si avvale del parere espresso dal Comitato Idrocarburi e Risorse Minerarie (Cirm) in cui sono rappresentate le amministrazioni statali competenti nonché i rappresentanti delle regioni”. Con questa premessa è iniziato l’intervento in Consiglio regionale dell’assessore ad Ambiente, territorio ed infrastrutture, Aldo Berlinguer “sulla situazione delle procedure inerenti permessi di ricerca e concessioni di coltivazione idrocarburi”. “I permessi di ricerca e le concessioni di coltivazione – ha evidenziato – vengono rilasciati dal Ministero dello sviluppo economico, con decreto del direttore generale per le risorse minerarie ed energetiche, in terraferma d’intesa con le Regioni interessate. Nei procedimenti di rilascio dei permessi di prospezione e ricerca e delle concessioni offshore sono coinvolti anche il Ministero dei trasporti e quello delle politiche agricole e forestali. Il Decreto legge 12 settembre 2014, n. 133 (c.d. “Sblocca Italia”), convertito con modificazioni dalla legge 11 novembre 2014, n. 164 – ha detto ancora Berlinguer – è intervenuto ad introdurre alcune modifiche su diversi aspetti del quadro normativo vigente, in materia di sviluppo delle risorse energetiche nazionali. Novità rilevanti sono state introdotte con l’articolo 38 dello Sblocca Italia che ha stabilito nuovi principi per il conferimento dei titoli minerari: è stata trasferita allo Stato la competenza per le Valutazioni di Impatto Ambientale delle opere, mantenendo comunque inalterata la funzione concorrente delle Regioni nell’emanazione dell’atto autorizzativo finale, tramite l’intesa”. Fatta l’opportuna premessa “sul contesto normativo di riferimento” l’assessore ha illustrato i dati aggiornati al 30 giugno 2015 “utili per delineare la situazione in Basilicata nell’ambito delle attività di ricerca e di produzione idrocarburi e di stoccaggio di gas naturale in sotterraneo”. Per quanto riguarda i titoli minerari al 30 giugno 2015, risultano vigenti sul territorio regionale: 10 permessi di ricerca in terraferma (Aliano, Fosso Valdienna, Montalbano, Monte Negro, Serra San Bernardo, Teana, Tempa Moliano, Torrente Acqua Fredda, Torrente Alvo, Torrente La Vella); 20 concessioni di coltivazione (Calciano, Candela, Colabella, Fonte San Damiano, Garaguso, Gorgoglione, il Salice, masseria Monaco, masseria Viorano, monte Morrone, monte Verdese, Nova Siri scalo, Orsino, Policoro, Recoleta, San Teodoro, Scanzano, serra Pizzuta, Tempa Rossa, Val d’Agri). Non tutti i titoli minerari conferiti sono al momento operativi. Dei 10 permessi di ricerca vigenti 7 hanno una sospensione del decorso temporale in corso, mentre tra i 3 attivi (monte Negro, torrente Acqua Fredda, Torrente Alvo) ve ne è uno (torrente Acqua fredda) per il quale è stata presentata istanza di sospensione. Delle 20 concessioni di coltivazione 12 sono non produttive, per tre è stata presentata istanza di rinuncia (Colabella, Fonte San Damiano, Orsino), per tre è stata decretata la sospensione temporanea delle attività di coltivazione (San Teodoro, Scanzano, Il salice) per otto concessioni, che hanno superato la data di scadenza, è stata chiesta la proroga di vigenza. Per quanto riguarda le richieste di nuovi permessi di ricerca, pendono in Basilicata 18 nuove istanze (Anzi, Frusci, Grotte del salice, il perito, la Bicocca, la Capriola, la Cerasa, masseria La Rocca, monte Cavallo, monte Li Foi, Muro Lucano, Oliveto Lucano, Palazzo San Gervasio, Pignola, San Fele, Satriano di Lucania, Tardiano, Tempa La Petrosa), che si trovano a differenti fasi del procedimento amministrativo di conferimento. Su sei istanze di permessi di ricerca è stata deliberata, tra il 2012 e il 2013, da parte della Regione Basilicata, nonostante l’esclusione dalla procedura di Via e lo screening positivo, la mancata intesa (Anzi, Frusci, Grotte del salice, masseria La Rocca, Pignola, Satriano di Lucania), ma alcune società titolari dell’istanza hanno impugnato gli atti. Riguardo poi al conferimento dei nuovi permessi di ricerca denominati La cerasa, Pignola e Monte Cavallo, la società richiedente, Shell Italia s.p.a., nel febbraio 2015, ha rinunciato alla verifica di compatibilità ambientale chiesta. Infine le istanze di nuovo permesso di ricerca Tardiano e La Bicocca sono in fase di istruttoria presso la Cirm, ma per il permesso La Bicocca la Regione Basilicata ha espresso parere di assoggettamento alla procedura di Via ed ha comunicato al Mise la non procedibilità al rilascio dell’intesa regionale per mancanza di presupposti.
Berlinguer si è poi soffermato sul permesso di ricerca denominato Palazzo San Gervasio. “E’ una vicenda – ha detto l’assessore – che nasce nel 2009 con la richiesta di permesso da parte della Società AleAnna Resources. Alla società sono state poste molte prescrizioni, riguardanti aree naturali protette, aree a rischio idrogeologico, aree agricole, fluviali, centri urbani. Passano tre anni – ha ricordato l’assessore – e si giunge alla delibera di giunta regionale 682 del 7 giugno 2013, con la quale la Giunta regionale decide di non rilasciare al Ministero dello Sviluppo Economico l’intesa richiesta. La società si è rivolta al Tar per avere esito positivo alle sue istanze. La giurisdizione amministrativa ha ritenuto che l’aver accordato l’istanza di screening, e negato poi l’intesa fosse contraddittorio, e pende ora contenzioso davanti al Consiglio di Stato perché la Regione ha impugnato la decisione del Tar. C’è poi – ha aggiunto Berlinguer – la vicenda del Pozzo Montegrosso 2, con molti punti di contatto. Anche qui, Nel 2007 viene dato un giudizio favorevole di compatibilità ambientale ma i lavori da parte della Medoil Italia – società richiedente – non vengono svolti nel termine previsto; anche in questo caso, l’intesa non viene rilasciata. La società istante ha quindi chiesto una proroga che il Dipartimento ambiente ha negato, anche perché nel frattempo, sono cambiati il quadro normativo è quello territoriale. Ad oggi quella istanza non ha avuto ancora alcun esito.”. Per quanto concerne infine le perforazioni in mare, l’assessore ha detto che “la costa Jonica ed il Mar Jonio sono interessati da alcuni anni dalla richiesta di permessi per la ricerca di idrocarburi a mare rispetto alla quale la Regione Basilicata ha sempre avuto una ferma posizione di contrarietà in considerazione del fatto che ha assunto quale obiettivo prioritario la tutela ambientale ed il rilancio turistico della fascia jonica costiera attraverso la redazione di specifici strumenti di pianificazione territoriale quali il “Piano Regionale delle Coste”, il “Piano Regionale di Utilizzo delle Aree Demaniali Marittime”; il “Programma Rete Natura 2000”, la “Strategia marina”, ed altri. In particolare, la Regione è stata interessata da sei istanze di ricerca, ma ha sempre espresso parere contrario (parere che per le ricerche e coltivazioni di idrocarburi a mare non è vincolante), nell’ottica di politiche che valorizzino il pregio naturalistico e turistico dell’area, che sono incompatibili con l’avvio di attività di ricerca che possano sfociare in attività estrattive”.
Nicola Benedetto (CD): “Dimostriamo che non siamo in alcun modo disponibili a subire oltre al danno la beffa”.
“Abbiamo solo una possibilità per dimostrare ai cittadini che hanno ampiamente manifestato sfiducia sulla gestione delle vicende di ricerca ed estrazione di petrolio che il Consiglio e la Giunta Regione ci sono nel compito di tutela dei diritti fondamentali che riguardano il territorio e il lavoro: dimostrare che non siamo in alcun modo disponibili a subire oltre al danno la beffa”. Lo ha detto il capogruppo di Centro Democratico Nicola Benedetto che ha aggiunto: “l’obiettivo centrale da perseguire è quello di esigere dall’Eni e dalle compagnie petrolifere che oltre ad estrarre idrocarburi in terra ferma e a largo della costa jonica si occupino realmente e concretamente di creare migliaia di posti di lavoro. Di qui la priorità di ottenere il superamento totale del Patto di Stabilità in modo da poter testimoniare che stiamo lavorando per le nostre comunità locali. Servono – ha detto ancora Benedetto – segnali forti perché è inutile girare intorno al “famigerato” articolo 38 dello Sblocca Italia come è inutile ripetere, retoricamente, che non consentiremo di estrarre nemmeno un barile di greggio in più di quelli concordati. Ricostruire un rapporto tra i cittadini, istituzioni e territorio, come insegna il caso di Policoro è perciò un impegno da portare a termine con atti e provvedimenti. Ed allora si passi rapidamente ai bandi per il turismo di cui Matera Capitale Europea 2019 ha assoluto bisogno perché il turismo vale e produce di più del petrolio e dare attuazione a quanto abbiamo previstonella Legge Finanziaria di estendere la Valbasento per favorire investimenti industriali e produttivi. Il “nesso” Alto Bradano-Metaponto impone, una volta per tutte, di definire una strategia che non lasci margini ad improvvisazioni, da una parte, e cedimenti dall’altra. Una strategia a tutto campo con interlocutori chiaramente individuati, strumenti altrettanto chiari (non solo ricorsi legali-costituzionali), tempi di intervento, compiti – perchè ciascuno faccia quello che può e deve – azioni di verifica-monitoraggio periodica sugli impegni, troppe volte rimasti in mozioni e ordini del giorno perché si prenda atto che i cittadini non si fidano più delle parole”.
Pietro Sanchirico, coordinatore Italia Unica: “Dimenticanza e sospetto in relazione Assessore Berlinguer.
C’è almeno una “dimenticanza” e un “sospetto” nella relazione di ieri dell’Assessore Berlinguer che meritano approfondimento e chiarimento. Il “sospetto” riguarda il tentativo di distogliere l’attenzione sui problemi dell’impatto su ambiente-territorio-salute là dove si scontano le maggiori problematicità attuali, la Val d’Agri, spostando l’attenzione sui territori dove la ricerca petrolifera potrebbe avvenire sia in terraferma (Alto Bradano-Vulture) che in mare (Metapontino) ma che allo stato attuale sono rischi ipotetici. La dimenticanza: nei giorni scorsi è stato siglato un accordo operativo tra Regione Emilia-Romagna e Ministero dello sviluppo economico, il primo in Italia, sulle attività estrattive. Sicurezza, controllo, monitoraggio, difesa dell’ambiente e trasparenza sono i capisaldi dell’intesa, in cui si ribadisce il no alle tecniche di estrazione ad alta pressione – il cosiddetto fracking, peraltro già vietato dalla legge nazionale. L’intesa, rispetto a quanto previsto dallo ‘Sblocca Italia’, rafforza ulteriormente il ruolo della Regione Emilia, consentendole di esercitare pienamente la sovranità sul proprio territorio; promuove l’innovazione tecnologica necessaria a fornire maggiori garanzie di protezione ambientale; consente un efficace controllo sulle attività, aumentando il livello di sicurezza.Cosa significa: che in Basilicata i livelli di sicurezza per la salute pubblica e di protezione sono inferiori? Che sinora Arpab, Osservatorio Ambientale di Marsiconuovo ieri e presto Fondazione, ecc. hanno utilizzato strumenti di tecnologia superati-antiquati? Che dobbiamo copiare l’Emilia anche per non essere in rapporto subalterno con il Governo Renzi?L’accordo stabilisce inoltre che una parte delle risorse finanziarie derivanti dal Fondo nazionale e dal pagamento delle royalties alla Regione sia destinata ai Comuni dove sono insediati gli impianti produttivi e le aree di ricerca di idrocarburi, per azioni volte alla tutela dell’ambiente e alla sicurezza territoriale. Attualmente allo Stato va il 30%, alla Regione il 55% e ai Comuni il 15%. Il gruppo di lavoro stabilirà nuovi criteri di ripartizione. Ma l’accordo soprattutto rafforza il ruolo della Regione Emilia e supera la frammentazione delle competenze, perché stabilisce che le decisioni vanno assunte insieme all’interno di uno specifico gruppo di lavoro tecnico che viene istituito – hanno spiegato gli assessori emiliani -. Assicura l’utilizzo dei più alti livelli di tecnologia e dei più sofisticati sistemi di monitoraggio disponibili e garantisce ai Comuni royalties più eque. Abbiamo dunque molto da imparare dall’Emilia! Comunque non c’è stato quel segnale forte e chiaro che i cittadini si aspettavano dal Presidente Pittella che unico Governatore renziano del Sud pensa di risolvere i problemi personalmente minacciando il referendum.Una maggiore autorevolezza della Giunta regionale invece non può non passare da un nuovo esecutivo che allarghi rappresentanza e responsabilità politica perché è tempo di allargare e non dell’ uomo solo al comando. Persino il segretario della Cisl Falotico invita ad un pieno coinvolgimento democratico della popolazione nelle grandi scelte strategiche che riguardano il futuro della nostra regione e di spazi che consentano l’espressione del pluralismo, senza prevaricazioni e condizionamenti.
Gianni Leggieri, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle in una nota commenta l’esito dell’ultima seduta del consiglio regionale in cui si chiedeva di discutere di petrolio ed in particolare dei permessi di ricerca in atto e del permesso di ricerca denominato Palazzo San Gervasio.
Di seguito la nota integrale.
Leggieri (M5s): “Siamo stanchi di assistere alle farse di questo governo regionale. Ancora una volta vengono calpestati i diritti delle opposizioni e si prende in giro il popolo lucano”.
Il Movimento 5 Stelle unitamente ad altri consiglieri di opposizione aveva richiesto un consiglio regionale tematico per parlare dei permessi di ricerca in atto e del permesso di ricerca denominato Palazzo San Gervasio. La richieste veniva avanzata proprio all’indomani della sentenza del Tar Basilicata con la quale si dava di fatto via libera alla società texana AleAnna Resources LLC di “trivellare” il territorio del Vulture Alto Bradano. Bene. Invece di convocare un consiglio regionale tematico, la maggioranza decide di inserire un punto all’ordine del giorno del consiglio previsto per la mattinata di oggi, prima di espletare la normale attività ispettiva.
Inizia il consiglio e con esso iniziano anche le richieste del Movimento 5 Stelle. Richiesta annunciate nei giorni scorsi con vari comunicati stampa, ma probabilmente rispetto alle quali la maggioranza non era ancora preparata. Così i consiglieri Perrino e Leggieri chiedono al consiglio di calendarizzare e votare a) una richiesta di referendum contro l’art. 35 del Decreto Sviluppo Italia e contro l’art. 38 dello Sblocca Italia b) la istituzione di una commissione speciale al fine di verificare se, come da più parti sostenuto, vi siano state irregolarità da parte dell’Eni in Val d’Agri nell’attività estrattiva. Una mozione, quest’ultima, diretta anche a far valere, in ultima istanza, il comma 11 quater dell’art. 38 che prevede la possibilità di revoca del titolo concessorio in caso di violazioni di parte delle compagnie petrolifere.
Due proposte che mettono subito in grande imbarazzo una maggioranza che sfila sulle spiagge di Policoro, ma che ha difficoltà a mettere in atto azioni concrete contro la politica energetica del Governo Renzi, contro le lobby del petrolio ed in difesa del popolo lucano e del territorio di questa Regione.
Così, tutto viene rimandato, in teoria al prossimo consiglio regionale, in realtà a data da destinarsi, perché i rinvii in questa regione sono sempre indeterminati.
Questo è il pessimo spettacolo offerto questa mattina dal consiglio regionale della Basilicata, uno spettacolo andato in scena alla presenza di alcuni Sindaci lucani accorsi per assistere al consiglio regionale.
Spero che anche loro sappiano cogliere le debite conclusioni ed inizino a tutelare le comunità locali che non possono sperare in alcun modo di essere tutelate dalla Regione Basilicata.
REFERENDUM ABROGATIVO SULLO SBLOCCA ITALIA E PRINCIPIO DI PRECAUZIONE: QUESTO è “L’APPELLO ALL’UNITA’” DEL M5S BASILICATA.
Dopo la squallida messa in scena del 15 Luglio a Policoro, Pittella e il codazzo di figuranti a suo seguito, hanno un’ulteriore occasione per dare seguito ai mille spot degli ultimi giorni.
Questa volta, parafrasando Piero Lacorazza, “l’appello all’unità” lo lancia il M5S Basilicata, ovvero l’unica forza politica che, nel corso di questa X legislatura, ha mantenuto un atteggiamento coerente e costante, volto alla salvaguardia del territorio lucano e scevro da qualsiasi tipo di conflitto di interesse.
Quella del M5S Basilicata è una proposta netta al Presidente Pittella, alla sua maggioranza e a quelle opposizioni di facciata complici nella disastrosa scelta di non impugnare le norme pro-inceneritori e pro-trivelle contenute nel decreto Sblocca Italia: la Regione Basilicata richieda un referendum ai sensi dell’articolo 75 della Costituzione per l’abrogazione dell’articolo 35 del decreto Passera, degli articoli 35, 37 e 38 dell’infame Sblocca Italia.
Non è una provocazione la nostra, non è una boutade dovuta al forte caldo di questi giorni, non è nemmeno l’ allucinazione provocata da un veloce sciopero della fame: l’art. 98 del Regolamento interno del Consiglio Regionale prevede espressamente questa possibilità.
Cari Pittella, Lacorazza, Cifarelli ripetete tutti insieme il mantra dell’art. 75 della nostra bellissima costituzione: “E` indetto referendum popolare per deliberare l’abrogazione, totale o parziale, di una legge o di un atto avente valore di legge quando lo richiedono cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali.”
Oggi può essere il giorno giusto per ridare dignità a questa regione e per chiedere scusa alle migliaia di cittadini che il 4 dicembre 2014 manifestavano e che ancora oggi manifestano sotto i palazzi del potere. La Basilicata può essere la prima delle 5 regioni a deliberare in questa direzione, accantonando per un momento i tristi primati che la caratterizzano (da anni siamo la regione più povera d’Italia) e dando una scossa di orgoglio ad una popolazione che vuole essere protagonista di uno sviluppo sostenibile basato sulla enormità di risorse pulite che il territorio lucano mette a disposizione.
Deve partire da questa terra il messaggio guerriero al ducetto di Firenze, sarà poi naturale l’adesione delle altre regioni minacciate: basti pensare che sono ben sei le regioni che hanno impugnato lo Sblocca Italia (Abruzzo, Campania, Lombardia, Marche, Puglia e Veneto).
Si ridia ai cittadini la possibilità di decidere sul loro futuro, questa sarebbe la più bella risposta alle velleità autoritarie e neocoloniali di Matteo Renzi, delle lobbies petrolifere e di tutti quelli che speculano senza pudore sul nostro territorio: fermiamo l’invasione di inceneritori e trivelle.
In tutto questo contesto, anche i sindaci possono fare la loro parte. Erano in tanti lo scorso 14 luglio a Scanzano Jonico per il consiglio comunale monotematico sul petrolio. A partire da Leone, tutti possono seguire l’esempio di Francesco Mundo, sindaco di Trebisacce (Cosenza), il quale ha semplicemente applicato il principio di precauzione contro la ricerca di idrocarburi solidi e gassosi: a Trebisacce é vietata e/o sospesa l’esecuzione di ogni lavoro installazione di macchine e/o attività presupposta, connessa e consequenziale alla ricerca di idrocarburi solidi e gassosi e collegate alle attività di ispezione e trivellazione.
Questa è l’unità che piace a noi: Pittella, Lacorazza, Leone, adesso tocca a voi!
Gianni Perrino e Gianni Leggieri, Consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle