Riceviamo e pubblichiamo un contributo relativo all’estrazione di petrolio che interesserà nuovi pozzi individuati sul territorio lucano. Il contributo è a cura di Enzo Saponara.
SOTTO IL SEGNO DEL CANCRO
CAP.1 IDROGENO SOLFORATO
Il petrolio è una miscela di idrogeno, carbonio e impurità varie. La più indesiderata fra le impurità è lo zolfo. L’impianto di desolforazione del centro oli estrae lo zolfo dal greggio e immette nell’atmosfera H2S, ovvero idrogeno solforato. Sostanza altamente tossica e cancerogena dal sapore di uova marce. Veleno, per farla breve.
Il petrolio lucano è “amaro e pesante”, ovvero di cattiva qualità perchè contiene un’alta quantità di zolfo che è necessario rimuovere prima che il greggio sia trasportato, tramite oleodotto, alla raffineria di Taranto. Il risultato è l’immissione di grandi quantità di H2S tramite inceneritore a fiammella costante. Si inquina l’aria, si ammalano le coltivazioni. Si avvelena l’uomo. Cancro, of course.
CAP.2 FANGHI DI PERFORAZIONE
Le operazioni di sondaggio, trivellazione, estrazione adottano sostanze altamente tossiche ovvero i “fanghi di perforazione”. Sono costituiti da soda caustica, bentonite, barite, polimeri e altre decine di sostanze la cui composizione chimica è protetta da segreto industriale e per questo ignota. Si sa che sono altamente tossici vanno trattati e stoccati con molta attenzione. Se così non fosse diventerebbero pericolosi. Veleno, semplicemente.
I fanghi vengono trattati alla SEMATAF di Guardia Perticara e stoccati, probabilmente, in provincia di Matera. Il costo è altissimo e spesso conviene interrarli illegalmente. Come fece la Total, negli anni ’90, in seguito ai lavori di sondaggio del pozzo Tempa Rossa 2. Furono seppelliti selvaggiamente 2000 metri cubi di veleni in contrada Serra d’Eboli. Gli agricoltori, ignari, hanno continuato a coltivare grano e allevare animali. Nell’arco di poco tempo si verificarono una decina di morti improvvise. Cancro, ovviamente.
CAP.3 ACQUA AGLI IDROCABURI
Catturare l’oro nero dalle profondità provoca forti alterazioni del tessuto geologico e aumenta il rischio sismico. Non solo. L’inquinamento delle falde e delle sorgenti è fattore di rischio, molto probabile. In questi casi, l’acqua contiene tracce evidenti di sostanze tossiche. Veleno solubile.
Il bacino del Pertusillo è inquinato da benzene, toluene, nichel, manganese, idrocarburi policiclici aromatici. Il lago del Pertusillo fornisce acqua alla diga di Montecotugno. Entrambi assicurano irrigazione agricola e acqua potabile a milioni di persone di Puglia e Basilicata. Le attività estrattive nel territorio di Calvello hanno compromesso la sorgenti Acqua sulfurea, Acqua la Vecchia, Acqua Piano la Cerasa, Acqua dell’Abete che approvvigionano il bacino della Camastra.
Bere dal fontanino e mangiare i frutti della terra provocherà qualche disturbo. Probabilmente tumore o cancro.
CAP.4 DIRITTO ALLA VITA
A 20 chilometri dal centro oli ENI -Val d’Agri , dal 2015, sorgerà il centro oli TOTAL – Tempa Rossa. Qui, nelle profondità della Valle del Sauro, il petrolio è di qualità ancora più bassa. Ciò comporterà una maggiore immissione di H2S nell’aria, ovvero maggiore puzza di uova marce. Tradotto significa maggior numero di tumori.
Ogni qualvolta la torcia del centro oli di Viggiano si alza bruscamente, seguita da scosse e boati, le centraline dell’ ARPAB (Agenzia Regionale per la Protezione Ambiente in Basilicata) riportano i dati di controllo aria N.D.(non disponibili). Se l’ARPAB segnalasse i dati, il centro oli sarebbe immediatamente sequestrato dalla magistratura. Ma questo non è possibile quando ci sono interessi troppo grandi e poteri troppo forti.
Il centro oli Tempa Rossa produrrà tonnellate di fanghi di estrazione giornalieri. Dove li tratterà e quali saranno i siti di stoccaggio? Le nostre terre , le nostre sorgenti di acqua e la stabilità delle nostre montagne rimarranno integre?
La storia degli insediamenti industriali della Val Basento, di Tito Scalo, di Calvello e di Viggiano ci da’ un’unica risposta: NO!
Tutto questo provoca un unico sentimento. Paura. Per il nostro presente e per il nostro futuro.
Tra poco tempo noi lucani non potremo fidarci dei nostri orti, della nostra acqua. La nostra terra sarà il nostro principale nemico. Ci converrà non fare figli perchè il futuro industriale, che da 15 anni impera nelle nostre valli, è cattivo, spietato. L’ENI ricava 8 milioni di dollari al giorno. La Total tra pochi anni, col suo centro oli di Corleto, ne guadagnerà altrettanti. Questi signori del petrolio non fanno prigionieri. Sognano il deserto, attorno ai loro pozzi, per non preoccuparsi delle questioni di ambiente e salute. Il loro desiderio si sta avverando piano piano, con la complicità del Governo centrale e il servilismo dei nostri amministratori regionali. Infatti il popolo lucano è sempre più povero e continua ad emigrare. Gli anziani continuano naturalmente a morire. E chi rimane sarà eliminato inesorabilmente da idrogeno solforato, anidride solforosa, benzene, toluene, rame, manganese, nichel, cadmio, mercurio, arsenico, piombo, zinco, nitrati, cadmio, cromo esavalente, bario, xylene, ethylbenzene.
Veleni, se ancora non si fosse capito.
Enzo Saponara
SOTTO IL SEGNO DEL CANCRO
CAP.1 IDROGENO SOLFORATO
Il petrolio è una miscela di idrogeno, carbonio e impurità varie. La più indesiderata fra le impurità è lo zolfo. L’impianto di desolforazione del centro oli estrae lo zolfo dal greggio e immette nell’atmosfera H2S, ovvero idrogeno solforato. Sostanza altamente tossica e cancerogena dal sapore di uova marce. Veleno, per farla breve.
Il petrolio lucano è “amaro e pesante”, ovvero di cattiva qualità perchè contiene un’alta quantità di zolfo che è necessario rimuovere prima che il greggio sia trasportato, tramite oleodotto, alla raffineria di Taranto. Il risultato è l’immissione di grandi quantità di H2S tramite inceneritore a fiammella costante. Si inquina l’aria, si ammalano le coltivazioni. Si avvelena l’uomo. Cancro, of course.
CAP.2 FANGHI DI PERFORAZIONE
Le operazioni di sondaggio, trivellazione, estrazione adottano sostanze altamente tossiche ovvero i “fanghi di perforazione”. Sono costituiti da soda caustica, bentonite, barite, polimeri e altre decine di sostanze la cui composizione chimica è protetta da segreto industriale e per questo ignota. Si sa che sono altamente tossici vanno trattati e stoccati con molta attenzione. Se così non fosse diventerebbero pericolosi. Veleno, semplicemente.
I fanghi vengono trattati alla SEMATAF di Guardia Perticara e stoccati, probabilmente, in provincia di Matera. Il costo è altissimo e spesso conviene interrarli illegalmente. Come fece la Total, negli anni ’90, in seguito ai lavori di sondaggio del pozzo Tempa Rossa 2. Furono seppelliti selvaggiamente 2000 metri cubi di veleni in contrada Serra d’Eboli. Gli agricoltori, ignari, hanno continuato a coltivare grano e allevare animali. Nell’arco di poco tempo si verificarono una decina di morti improvvise. Cancro, ovviamente.
CAP.3 ACQUA AGLI IDROCABURI
Catturare l’oro nero dalle profondità provoca forti alterazioni del tessuto geologico e aumenta il rischio sismico. Non solo. L’inquinamento delle falde e delle sorgenti è fattore di rischio, molto probabile. In questi casi, l’acqua contiene tracce evidenti di sostanze tossiche. Veleno solubile.
Il bacino del Pertusillo è inquinato da benzene, toluene, nichel, manganese, idrocarburi policiclici aromatici. Il lago del Pertusillo fornisce acqua alla diga di Montecotugno. Entrambi assicurano irrigazione agricola e acqua potabile a milioni di persone di Puglia e Basilicata. Le attività estrattive nel territorio di Calvello hanno compromesso la sorgenti Acqua sulfurea, Acqua la Vecchia, Acqua Piano la Cerasa, Acqua dell’Abete che approvvigionano il bacino della Camastra.
Bere dal fontanino e mangiare i frutti della terra provocherà qualche disturbo. Probabilmente tumore o cancro.
CAP.4 DIRITTO ALLA VITA
A 20 chilometri dal centro oli ENI -Val d’Agri , dal 2015, sorgerà il centro oli TOTAL – Tempa Rossa. Qui, nelle profondità della Valle del Sauro, il petrolio è di qualità ancora più bassa. Ciò comporterà una maggiore immissione di H2S nell’aria, ovvero maggiore puzza di uova marce. Tradotto significa maggior numero di tumori.
Ogni qualvolta la torcia del centro oli di Viggiano si alza bruscamente, seguita da scosse e boati, le centraline dell’ ARPAB (Agenzia Regionale per la Protezione Ambiente in Basilicata) riportano i dati di controllo aria N.D.(non disponibili). Se l’ARPAB segnalasse i dati, il centro oli sarebbe immediatamente sequestrato dalla magistratura. Ma questo non è possibile quando ci sono interessi troppo grandi e poteri troppo forti.
Il centro oli Tempa Rossa produrrà tonnellate di fanghi di estrazione giornalieri. Dove li tratterà e quali saranno i siti di stoccaggio? Le nostre terre , le nostre sorgenti di acqua e la stabilità delle nostre montagne rimarranno integre?
La storia degli insediamenti industriali della Val Basento, di Tito Scalo, di Calvello e di Viggiano ci da’ un’unica risposta: NO!
Tutto questo provoca un unico sentimento. Paura. Per il nostro presente e per il nostro futuro.
Tra poco tempo noi lucani non potremo fidarci dei nostri orti, della nostra acqua. La nostra terra sarà il nostro principale nemico. Ci converrà non fare figli perchè il furturo industriale, che da 15 anni impera nelle nostre valli, è cattivo, spietato. L‘ENI ricava 8 milioni di dollari al giorno. La Total tra pochi anni, col suo centro oli di Corleto, ne guadagnerà altrettanti. Questi signori del petrolio non fanno prigionieri. Sognano il deserto, attorno ai loro pozzi, per non preoccuparsi delle questioni di ambiente e salute. Il loro desiderio si sta avverando piano piano, con la complicità del Governo centrale e il servilismo dei nostri amministratori regionali. Infatti il popolo lucano è sempre più povero e continua ad emigrare. Gli anziani continuano naturalmente a morire. E chi rimane sarà eliminato inesorabilmente da idrogeno solforato, anidride solforosa, benzene, toluene, rame, manganese, nichel, cadmio, mercurio, arsenico, piombo, zinco, nitrati, cadmio, cromo esavalente, bario, xylene, ethylbenzene.
Veleni, se ancora non si fosse capito.
Enzo Saponara