“Il ministero della Transizione ecologica, interpellato dal MoVimento 5 Stelle oggi alla Camera, ci ha dato due buone notizie. La prima è la diffida a ENI per non aver adempiuto alle prescrizioni presso la Raffineria di Taranto, la seconda è il parere negativo che lo stesso Ministero ha espresso verso la proposta di Total di realizzare un nuovo pozzo Gorgoglione 3 in Basilicata. Le carenze ambientali rilevate dal Mite sui due procedimenti relativi a Eni e Total sono un segnale positivo di vigilanza e massima attenzione, anche nell’ottica del percorso di transizione ecologica”. Lo fa sapere con una nota il deputato tarantino del M5S Giovanni Vianello, dopo essere intervenuto in Aula nell’ambito della discussione di un’interpellanza urgente sul tema.
“Alla presenza della sottosegretaria Ilaria Fontana, intervenuta in Aula per riferire il lavoro svolto dal Mite, ho ribadito quanto sia importante che il nuovo ministero presti più attenzione a tutti quei territori già interessati da impianti con un forte impatto ambientale – sottolinea Vianello –. Per accelerare il percorso verso la transizione energetica, in Italia bisogna iniziare a riflettere proprio su aziende come Eni, che non sta dimostrando la giusta lungimiranza e, anzi, continua a basare la propria attività sugli idrocarburi e su progetti di dubbia sostenibilità ambientale ed economica come lo stoccaggio della CO2 nei giacimenti, il ‘Waste to Fuel’ e gli investimenti sull’idrogeno blu”.
“Non dimentichiamo poi che ci sarà da approvare il PiTESAI, il Piano per l’individuazione delle aree idonee allo svolgimento delle attività legate all’estrazione petrolifera, cioè agli Air Gun e alle trivelle, e da intavolare una seria riflessione sulla nostra proposta di non rilasciare nuovi permessi a trivellare né in mare né sula terraferma. Il governo deve agire coerentemente con l’obiettivo di tutelare la salute e l’ambiente e azzerare le emissioni, migliorando la qualità della vita dei cittadini e cogliendo le opportunità della transizione ecologica partendo proprio dalle aree più compromesse dal punto di vista ambientale” conclude il deputato del MoVimento 5 stelle.
Di seguito il resoconto della discussione dell’interpellanza urgente corredato dei tre interventi: On. Luciano Cillis (in qualità di primo firmatario dell’atto che in Aula ha illustrato l’interpellanza), la risposta della Sott. Ilaria Fontana (in qualità di Sottosegretaria al MiTE), la replica dell’On. Giovanni Vianello (in qualità di membro della commissione Ambiente Camera e firmatario dell’atto).
Iniziative per la salubrità delle aree interessate dalle attività del sito di Tempa Rossa e in ordine alla mancata ottemperanza alla prescrizione impartita dalla Valutazione di impatto ambientale del 20 giugno 2014 (n. 2-01147)
PRESIDENTE. Passiamo all’interpellanza urgente Cillis e altri n. 2-01147 (Vedi l’allegato A). Chiedo al deputato Cillis se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.
LUCIANO CILLIS (M5S). Signor Presidente, colleghi colleghe, onorevole Fontana, il Centro Olio ormai noto, tristemente noto, di Tempa Rossa, sito nel comune di Corleto Perticara, in Basilicata, è stato presentato dalla Total alle istituzioni locali e all’opinione pubblica come un impianto per la preraffinazione del greggio all’avanguardia, poiché pensato, costruito e gestito con tutte le più moderne ed aggiornate tecnologie del settore, quindi il meglio che si potesse utilizzare nel campo dell’impiantistica estrattiva.
Purtroppo, dal giorno del suo avvio, avvenuto nello scorso mese di dicembre 2020, abbiamo assistito a un susseguirsi di incidenti, anomalie e malfunzionamenti che, a questo punto, vista la cadenza temporale, fanno presupporre che qualcosa non abbia funzionato propriamente a dovere e che sia probabile ci sia stato qualcosa di sbagliato o nella progettazione o nella realizzazione dell’impianto oppure nella sua gestione o, peggio, in tutte queste opzioni che ho appena elencato.
L’ultimo episodio ha provocato l’intervento della regione Basilicata che ha chiesto e concordato con Total una fermata programmata dell’impianto, al fine di poter svolgere una non meglio definita sostanziale manutenzione.
Purtroppo però, nel frattempo, altri episodi anomali si sono succeduti negli ultimi giorni, tanto da indurre la regione Basilicata a richiedere la fermata immediata delle attività e la società francese, con una nota diffusa nella giornata del 25 marzo del 2021, dichiarava di aver provveduto all’interruzione dell’emungimento da tutti i pozzi della concessione per l’esecuzione di una manutenzione straordinaria.
Ebbene, a soli quattro mesi dalla sua messa in produzione, il migliore degli impianti possibili verrà fermato. Probabilmente, è possibile che i problemi di funzionamento del Centro di Tempa Rossa siano legati alla fretta, la fretta di estrarre per dover cominciare a tutti i costi a produrre, la fretta di cominciare al più presto a fare profitti, magari anche a discapito dell’ambiente circostante, della sicurezza delle maestranze che lavorano nel sito, ma anche e soprattutto delle popolazioni dei comuni di Corleto Perticara e Gorgoglione che si trovano nelle immediate vicinanze dell’impianto. Popolazioni che, a più riprese, negli ultimi mesi hanno subito le conseguenze degli incidenti come quelle di dovere respirare, loro malgrado, sostanze altamente nocive e dannose per la salute pubblica, come l’anidride solforosa e il monossido di carbonio.
Alle vicende del Centro Olio di Tempa Rossa di Corleto Perticara, così come quelle dell’impianto gemello del COVA di Viggiano, che dista soltanto pochi chilometri, sono legati anche i destini dell’impianto di raffinazione dell’ENI di Taranto.
L’impianto di raffinazione dell’ENI di Taranto è il terminale ultimo delle estrazioni di greggio che vengono fatte in Basilicata. Il petrolio estratto e preraffinato viene trasportato tramite oleodotto alle raffinerie di Taranto dove viene ultimato il processo cosiddetto di raffinazione. Ora, con l’avvio della produzione di Tempa Rossa ed il conseguente aumento dei quantitativi di prodotto da lavorare, anche l’impianto di Taranto ha bisogno di interventi; interventi come quello di gestione terre e rocce da scavo, propedeutico alla costruzione dei serbatoi che dovranno ospitare il greggio estratto nel giacimento Tempa Rossa.
Il procedimento è stato ritenuto non dovesse essere assoggettato a VIA, tuttavia ENI non ha rispettato alcune prescrizioni e, pertanto, chiediamo se, a fronte di queste mancate ottemperanze, il Ministero adotterà delle iniziative e soprattutto se ritenga che il procedimento venga assoggettato a valutazione di impatto ambientale.
Date tutte queste premesse, chiedo, inoltre, quali misure intraprenderà il nuovo Ministero del MiTE riguardo al sito in oggetto in tutte le sue diramazioni e anche – e soprattutto – allo stato dei vari pozzi di emungimento e delle nuove concessioni, compresa quella del pozzo denominato Gorgoglione 3.
PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per la Transizione ecologica, Ilaria Fontana, ha facoltà di rispondere.
ILARIA FONTANA, Sottosegretaria di Stato per la Transizione ecologica. Signor Presidente, ringrazio l’interrogante per il tema delicatissimo.
L’interrogazione affronta due fattispecie diverse, seppur connesse: da una parte si richiamano i recenti fenomeni di emissioni in atmosfera, derivanti dalla fiaccola del centro di trattamento del greggio, prodotto nella concessione di coltivazione di idrocarburi Gorgoglione in Basilicata, operato dalla società Total e, dall’altra, la mancata ottemperanza a una prescrizione in ambito VIA, relativo alla Variante Piano di gestione terre da scavo, presentato dalla società ENI nella raffineria di Taranto, in Puglia. Il collegamento fra le due fattispecie è che nella raffineria di Taranto viene trattato anche il greggio prodotto nella concessione Gorgoglione, ad essa trasportato mediante un oleodotto interregionale che collega il centro di trattamento di cui sopra alla raffineria. Per quanto riguarda i recenti fenomeni di emissioni in atmosfera, derivanti dalla fiaccola del centro di trattamento del greggio prodotto nella concessione di coltivazione di idrocarburi Gorgoglione in Basilicata, operata dalla Total, il Ministero fa presente che il Centro Olio Total, denominato Tempa Rossa, nella concessione di coltivazione di idrocarburi Gorgoglione, dopo una fase di prove temporanee di esercizio della durata di un anno, dalla data del 12 dicembre 2020, è entrato nella fase di esercizio che prevede il raggiungimento, a regime della produzione, di circa 50 mila barili al giorno. L’avvio della fase di prove di esercizio è stata subordinata fra l’altro per un aspetto ambientale alle verifiche di ottemperanza da parte della regione Basilicata alle prescrizioni via AIA impartite. Nel corso del 2020, secondo il programma previsto, sono state avviate in progress le varie unità di impianto e, precisamente, dal 5 ottobre 2020, è stato avviato l’impianto recupero zolfo, l’ultimo degli impianti di trattamento del greggio e del gas ad essere messo in marcia e, senza soluzione di continuità, si è proceduto all’ampliamento della sezione di impianto relativo al trattamento dei gas di coda. In data 19 ottobre 2020 è stato possibile procedere al caricamento della prima autobotte di zolfo liquido avviato alla commercializzazione. A partire da tale data sono pertanto operativi i trasferimenti di tutti i prodotti – greggio, gas naturale, GPL, zolfo -, portando quindi a termine tutte le prove di esercizio funzionali degli impianti del Centro Olio. L’esito positivo delle prove di esercizio e dei collaudi operativi effettuati ha condotto, il 12 dicembre 2020, all’avvio della vera e propria fase di esercizio dell’impianto. Ciò premesso, si specifica che i superamenti dei limiti eccessivi rilevati dall’ARPAB e citati dall’interpellante, fanno riferimento a depressurizzazioni di gas in fiaccola con il conseguente aumento di visibilità della fiamma, dovuti ad inconvenienti temporanei che non hanno comportato problematiche di sicurezza dei lavoratori, delle persone dell’impianto, in quanto le protezioni di sicurezza sono intervenute coerentemente con quanto previsto dalla logica automatizzata di sicurezza intrinseca del Centro Olio, procedendo quindi al blocco delle sezioni di impianto interessate e al conseguente convogliamento del gas nel tratto interessato alle torce di sicurezza. Gli interventi automatizzati avvengono con sequenze in cascata di fermo delle differenti sezioni di impianto. Tali superamenti di limiti possono essere riconducibili sia ad una fermata improvvisa degli impianti, sia al loro riavvio. Occorre rilevare che, nella fattispecie, la progettazione, la realizzazione, la conduzione e gli automatismi di sicurezza degli impianti del Centro Olio Tempa Rossa per l’esercizio dell’impianto, sottoposti ai pareri di numerosi enti pubblici, sono ispirati ai criteri della buona regola tecnica, come dimostra il fatto che ci sia stata assenza di qualsiasi effetto all’esterno, a causa degli inconvenienti finora verificatisi, oltre che, a confronto con siti produttivi analoghi, una bassissima incidenza infortunistica registrata. Da informazioni assunte dallo stesso Ministero, a seguito di interlocuzioni fra la Total e la regione Basilicata, recentemente la stessa regione ha richiesto alla società Total di effettuare uno studio mirato ad identificare eventuali ulteriori aree di intervento, rispetto alle quali implementare azioni di miglioramento, che andranno ad aggiungersi a quanto già ad oggi realizzato per limitare le emissioni in tale fase di spegnimento e riavvio dell’impianto.
L’implementazione di tali interventi migliorativi sarà messa in atto dalla società nel corso di una fermata generale dell’impianto, prevista nella seconda metà del mese di aprile 2021, che verrà sottoposta, per quanto attiene la sicurezza dei lavoratori, alla sorveglianza del Ministero. È appena il caso di sottolineare che, nell’ambito della concessione di coltivazione di idrocarburi Gorgoglione, è stato presentato un nuovo progetto, che prevede la perforazione del pozzo, denominato “Gorgoglione 3”. Questo Ministero ha rilevato un quadro generale del progetto carente e non organico, con criticità acute che permangono anche dopo numerose integrazioni presentate in diverse fasi. In particolare, è stata riscontrata una carenza di dati e analisi finalizzate a proteggere le risorse idriche dell’aria, schemi e dati di monitoraggio insufficienti o non accessibili, una carenza del quadro della geologia e dell’idrologia dell’area, mancata considerazione degli idrocarburi nei modelli di dispersione degli inquinanti in atmosfera e mancate informazioni sulla consistenza, la distribuzione e l’uso dell’habitat delle specie vulnerabili. Ciò premesso, il Ministro Cingolani ha trasmesso al Ministro delle Infrastrutture e mobilità sostenibili e al presidente della regione Basilicata il parere contrario al progetto espresso dalla Commissione valutazione impatto ambientale (VIA) per i seguiti di competenza. Con riferimento alla verifica di ottemperanza negativa espressa da questa Amministrazione, relativamente alla prescrizione n. 1 del provvedimento del 20 giugno 2014, si precisa che la citata prescrizione prevede, nello specifico, che il progetto esecutivo del progetto Tempa Rossa sia corredato dal piano di monitoraggio ambientale aggiornato (PMA) ed integrato, in considerazione anche delle valutazioni e prescrizioni previste dal medesimo provvedimento e successivamente concordato e approvato da ARPA Puglia. La società proponente deve inviare a questo Ministero il PMA approvato da ARPA Puglia per tutto il periodo di monitoraggio e altresì inviare annualmente una relazione tecnica sugli esiti del monitoraggio, compresa anche la descrizione di eventuali, ulteriori, misure di mitigazione adottate. Con decreto direttoriale del 10 maggio 2018 è stata determinata l’ottemperanza alla citata prescrizione n. 1, relativamente al piano di monitoraggio ambientale concordato e approvato da ARPA Puglia. Successivamente, il 23 marzo 2020, la società ENI ha trasmesso il report annuale relativo ai monitoraggi eseguiti nel periodo novembre 2018-ottobre 2019. Tali dati sono stati esaminati dalla Commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale, VIA-VAS, che al riguardo si è espressa con parere del 2 ottobre 2020. Nel parere, la Commissione ha ritenuto non ottemperata la prescrizione n. 1, per la parte relativa al monitoraggio novembre 2018-ottobre 2019, non risultando fornite dal proponente il dettaglio delle metodologie impiegate per il campionamento, il monitoraggio e le analisi relative alla parte mare (acqua, mitili e sedimenti), il pronunciamento da parte di ARPA Puglia sui dati di competenza relativi all’ambiente marino e infine la valutazione e interpretazione delle anomalie e criticità rilevate. Sulla base del detto parere e, in particolare, delle motivazioni indicate è stato quindi emanato il provvedimento direttoriale n. 44 del 15 febbraio 2021 con il quale è stata decretata la non ottemperanza della prescrizione in argomento, per il periodo di monitoraggio novembre 2018-ottobre 2019. Il Ministero sta provvedendo a predisporre la diffida al proponente ad ottemperare alla predetta prescrizione n. 1; in caso di mancata ottemperanza alla diffida, potranno essere comminate nei confronti della società proponente le sanzioni amministrative, conformemente a quanto stabilito dall’articolo 29 del decreto legislativo n. 152 del 2006.
PRESIDENTE Il deputato Giovanni Vianello ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.
GIOVANNI VIANELLO (M5S). Grazie, Presidente, saluto e ringrazio anche il sottosegretario Fontana. Ci dichiariamo parzialmente soddisfatti. Certamente ci sono due buone notizie che il sottosegretario Fontana ci ha illustrato questa mattina e che siamo lieti quindi di ribadire.
La prima è il parere negativo del Ministero alla nuova perforazione, al nuovo pozzo Gorgoglione 3 in Basilicata, in una zona già ampiamente antropizzata e sottoposta a pressioni ambientali indicibili. Il Ministero ha dato il diniego a questa nuova perforazione e tutto ciò sicuramente rappresenta un cambio di passo, però ci viene anche a dire che, sostanzialmente, è il proponente, la Total, che ha presentato una documentazione carente. Dobbiamo cominciare a riflettere sulle valutazioni di impatto ambientale: molto spesso sentiamo dire nel mainstream, anche da parte della politica, che il procedimento è molto burocratico, allunga i tempi.
In realtà, non è il procedimento in sé che allunga i tempi, ma il fatto che, molto spesso, i proponenti, come in questo caso la Total, presentano documentazione carente; per cui è ovvio che il Ministero non può esprimersi in tempi brevi, ma deve richiedere ulteriore documentazione. Questo è un elemento importante su cui riflettere perché la mancanza, la carenza di documentazione presentata è anche alla base della seconda buona notizia che oggi il sottosegretario Fontana ci ha fornito, ossia la diffida che sta preparando il Ministero nei confronti dell’ENI per la raffineria di Taranto. Finalmente, ci verrebbe da dire, perché, per anni e anni, abbiamo assistito ad autorizzazioni che venivano rilasciate nel silenzio generale e senza considerare che, su quel territorio, ci sono già altri impianti fortemente nocivi, come ad esempio l’Ilva, ma non solo, per cui ben venga questa nuova diffida.
Sono, sì, due buone notizie, ma dicevo inizialmente che siamo parzialmente soddisfatti perché, a livello generale, il MoVimento 5 Stelle si fa portavoce di tutte le problematiche ed i disagi che i cittadini – in Basilicata, in provincia di Potenza, in provincia di Matera, a Taranto, ma anche, mi verrebbe da dire, a Brindisi, dove ci sono impianti petrolchimici, a Falconara, vicino ad Ancona, dove c’è un’altra raffineria, Gela, Priolo in Sicilia e tante altre – vivono a causa di queste attività fortemente inquinanti, da un punto di vista sicuramente di sviluppo economico obsolete e ottocentesche, ma tuttavia insistono su questi territori. Basti considerare che abbiamo attualmente in Italia già vigenti 65 permessi di ricerca, già vigenti da anni, che operano; abbiamo ben 190 concessioni di coltivazione di idrocarburi già rilasciate negli anni e nei decenni passati. Per cui c’è già un grandissimo sfruttamento del nostro territorio, che non è certo l’Arabia Saudita; anzi, andiamo a mettere a rischio situazioni molto delicate. Mi viene da ricordare che ovviamente in Basilicata, proprio lì, intorno ai pozzi dove l’ENI e la Total fanno estrazione di idrocarburi, ci sono delle sorgenti d’acqua dolce, ci sono gli invasi lucani che portano acqua potabile alla Puglia, per cui dobbiamo preservare questi invasi, dobbiamo preservare l’acqua lucana, perché altrimenti potremmo correre il rischio di avere una ripercussione davvero molto triste. Ma, soprattutto, abbiamo anche da fare di più per la qualità della vita di queste persone, perché c’è un problema innanzitutto olfattivo. Qui mi viene in mente la proposta del MoVimento 5 Stelle, che è stata già depositata ed è proprio a prima firma del sottosegretario Fontana, sulle emissioni odorigene.
Questa proposta di legge deve andare avanti; questa è una proposta, che il MoVimento 5 Stelle fa a tutte le forze politiche, al Parlamento e al Governo, che deve andare avanti, perché il problema delle emissioni odorigene è, per chi lo subisce, davvero rilevante e risolvere questo problema aumenterà la qualità della vita dei cittadini. Occorre fare molto di più in linea generale. Noi ci stiamo provando in tutte le maniere: va sicuramente citato in questo caso il PiTESAI, il piano che siamo riusciti a normare sia con il Governo Conte 1 sia con il Governo Conte 2 e che abbiamo ulteriormente prorogato adesso con il Governo Draghi e il Ministro Cingolani; dobbiamo fare questo piano e capire quali sono le zone idonee e quelle che non sono idonee dove svolgere questo tipo di attività.
Questo è molto importante e voglio ribadire che, se non ci fosse stato il MoVimento 5 Stelle in Parlamento, in maggioranza, durante questi tre Governi, non avremmo mai potuto ottenere questo risultato, e lo ribadiamo, che deve essere, però, ancora raggiunto, perché è vero che la norma è già vigente, ma il PiTESAI ancora non è pronto, e a mio modo di vedere dovremo tornare presto su questo argomento. Quindi il PiTESAI da una parte; dall’altra, un qualcosa che ormai è diventato indispensabile fare, perché, insieme al PiTESAI, il MoVimento 5 Stelle ha proposto anche il blocco di tutte le attività di ricerca e di prospezione di idrocarburi. Una moratoria che esiste da ormai due anni e che sta bloccando altri procedimenti inquinanti e deleteri per l’ambiente. Ad esempio, sono cinque proposte, istanze di prospezione di idrocarburi, sette richieste di coltivazione di idrocarburi, ben 78 permessi di ricerca che sono stati sospesi grazie a questa moratoria, molto spesso in aree sensibili, che vanno tutelate.
L’ulteriore proposta che il MoVimento 5 Stelle fa al Paese è quella di bloccare definitivamente le nuove richieste, quelle future, perché ancora non sono state fatte. Vista la situazione ambientale ed energetica in cui ci troviamo, non c’è bisogno di fare nuove trivelle o nuovi air gun, che sono deleteri per la nostra splendida Italia; non ne abbiamo bisogno, considerati anche i dati che lo stesso PNIEC, il Piano nazionale per l’energia e il clima, ci indica. Questa è un’altra proposta che il MoVimento 5 Stelle fa al Paese e fa alle forze politiche di maggioranza e opposizione.
C’è poi una considerazione che va fatta sul problema dell’ENI; AGIP, una volta, e prima aveva un senso perché trattava di idrocarburi. Ma se stiamo andando verso la transizione ecologica, verso la decarbonizzazione dei processi, allora gli idrocarburi dovranno venir meno. Vediamo da parte dell’ENI una certa mancanza di lungimiranza: invece di cominciare a pianificare verso l’idrogeno verde, verso le energie rinnovabili, con nuove tecnologie, noi vediamo che ENI continua a proporre dei processi che non sono, a nostro avviso, sicuri. Innanzitutto, lo stoccaggio della CO2 nei giacimenti: ci sono due progetti in corso da parte dell’ENI, uno al largo di Ravenna, l’altro è al largo di Rimini. Stoccare la CO2 è un procedimento estremamente costoso da una parte, quindi non sappiamo la sostenibilità economica; non sappiamo ancora, perché sono tutte fasi sperimentali, quali impatti ambientali si avranno, quali saranno le conseguenze.
Ci stiamo complicando la vita quando sappiamo tutti quanti che il miglior modo per stoccare la CO2 è rappresentato dagli alberi, dal verde. Per cui, se l’obiettivo è quello di stoccare la CO2, benissimo, lo si faccia come la natura già ci insegna da migliaia e milioni di anni. E ancora, certo non può essere il futuro della transizione ecologica il waste to fuel che ENI propone. I rifiuti devono essere trattati secondo una gerarchia specifica, che è già stata stabilita: la riduzione della produzione a monte, il riciclo, il recupero e poi alla fine c’è il recupero energetico. Non si può basare sul recupero energetico la strategia futura di ENI, perché siamo già in controtendenza; non può essere certo l’idrogeno blu il futuro della transizione ecologica, e su questo facciamo attenzione, perché la Commissione europea ci ha detto chiaramente che bisogna investire su idrogeno verde, cioè idrogeno che viene fuori grazie anche alle fonti rinnovabili, e non al gas. Facciamo attenzione perché l’utilizzo del gas e gli investimenti in idrogeno blu, esclusivamente blu, purtroppo avranno come conseguenza quella di allungare i tempi per passare all’elettrico, che diventa fondamentale per arrivare a una vera e propria transizione energetica. Sottosegretario, noi siamo qui e, come ben sa, di proposte ne facciamo continuamente. Vorremmo un po’ più di attenzione su queste proposte; vorremmo che, oltre al normale dibattito politico, i temi ambientali e della transizione ecologica diventino fortemente print di questo Governo e di queste forze politiche, perché altrimenti diventa solo una propaganda.
PRESIDENTE. Concluda.
GIOVANNI VIANELLO (M5S). Concludo, Presidente, ringraziandola per il tempo concesso, ringraziando il sottosegretario Ilaria Fontana e augurandole buon lavoro. Il Movimento 5 Stelle c’è e ci sarà sempre, e sarà sempre con il fiato sul coll