“C’è un altro progetto di gestione e programmazione del comparto energetico nazionale che ha cifre di tutto rispetto (630 imprese, 130 miliardi di euro in valore, di cui 22 miliardi nell’oil&gas), presentato in occasione di Rem, la Conferenza del Mediterraneo sulle energie rinnovabili a Ravenna, un progetto che da noi in Basilicata stenta ad affermarsi. E’ un modello per la transizione verso un futuro energetico a basse emissioni per rispondere ai nuovi indirizzi europei in campo energetico”. E’ quanto sostiene il consigliere regionale Paolo Castelluccio (Fi) per il quale “dovrebbe essere studiato ed approfondito l’esempio della Regione Emilia impegnata nella preparazione del nuovo Piano Energetico Regionale, che è fortemente basato sull’idea della transizione verso una low carbon economy, e su un approccio di tipo integrato, sotto diversi punti di vista che concretizza l’idea dell’economia circolare. Ridurre invece la questione al semplice interrogativo trivelle sì, trivelle no, proprio come accade da noi – continua Castelluccio – non porta da nessuna parte. L’Italia è oggi la prima della classe in Europa per sostenibilità energetica, un primato legato anche all’avanguardia delle tecnologie di filiera che produce e vende in tutto il pianeta (nell’E&P il 90% è export) al top per innovazione, sicurezza e impatto green. Le parole del direttore generale del Mise per le risorse minerarie, Franco Terlizzese, da Ravenna – «In questa fase di transizione dobbiamo lavorare sugli impianti esistenti per migliorarne efficienza e produttività e salvaguardare la specializzazione dei distretti innovando le tecnologie verso applicazioni green” – richiedono un’attenta valutazione. Ne guadagna l’ambiente, l’indotto locale e si supera la frattura tra settore minerario, sostenibilità e accettabilità sociale. E’ più facile chiudere l’industria dell’oil&gas con la conseguenza di perdere un centinaio di imprese e 30milaposti di lavoro, indebolire capacità tecnologiche, di investimento e competenze di tutta la filiera energetica italiana, un’eccellenza mondiale rispetto a progetti e programmi di alta tecnologia a valore ambientalista. Si tratta dunque di spingere Eni a investire di più nel nostro Paese, anche a discapito dei dividendi (come fa la Norvegia con Statoil). Nei prossimi decenni avremmo ancora bisogno delle fonti fossili per questo bisogna orientarsi verso quelle a più basse emissione di CO2 come il gas metano e rafforzare l’apporto delle rinnovabili senza mai abbassare la guardia sull’impatto riferito ai fattori ambiente, salute, compatibilità con attività produttive agricole, turistiche, manifatturiere”.
Mar 10