Riceviamo e pubblichiamo la nota dell’Organizzazione lucana ambientalista e la replica inviata dalla Provincia di Matera sulla questione relativa al piano provinciale dei rifiuti
La Provincia di Matera riscriva il piano dei rifiuti e Gianni Rondinone, di Sinistra ecologia e libertà, si esprima chiaramente sulla Delibera regionale n.2208 del 2005, sull’azzeramento delle percentuali di rifiuti materani da trasformare in CSS e sul perché il Piano provinciale non preveda la centralità del compostaggio verde nella gestione dei rifiuti. Alla Ola (Organizzazione lucana ambientalista), era sembrato fosse emersa questa posizione dall’incontro organizzato dalla Sel a Ferrandina, che ha visto anche la presenza di Grazia Francescato, responsabile nazionale delle politiche ambientali dello stesso partito. Invece, alla presentazione in Provincia, ai 31 sindaci del Materano, proprio Rondinone ha avuto parole di elogio per un Piano dei rifiuti che di ecologico non ha nulla, se non le aspettative dell’assessore provinciale all’ambiente, Giovanni Bonelli, il quale fa finta di non sapere che i rifiuti si possano bruciare non solo negli inceneritori (“non previsti in provincia di Matera”, secondo Bonelli), ma anche nei cementifici e nelle quattro mega-centrali (da 15 a 47 MW) a biomassa previste nel materano; senza risolvere il problema delle discariche: le ceneri prodotte sono solo un terzo del volume dei rifiuti bruciati e si stoccano in discariche per rifiuti speciali pericolosi, al costo di 400 euro a tonnellata.
Secondo la nostra Organizzazione questo Piano avrà costi economici, sanitari e sociali altissimi e alzerà le aspettative di chi farà affari d’oro coi rifiuti grazie alla legge nazionale n.387 del 2003, adottata dalla delibera di giunta regionale n.2208 del 2005 (Giunta De Filippo, con l’ex assessore all’ambiente Rondinone), che equipara il CDR (Combustibile Derivato da rifiuti) alla biomassa, che consente – bruciando rifiuti – di produrre finta energia rinnovabile, nonchè intascare gli incentivi del Cip6 (il 7% della bolletta Enel) e i benefici del Conto Energia (dalle tasse dei cittadini).
Il Piano provinciale dei rifiuti di Matera prevede 4 stazioni di trasferenza/conferimento e un impianto di compostaggio grigio a Colobraro, luogo dove i rifiuti del Materano diventeranno CDR alias CSS (Combustibile Solido Secondario). L’impianto di Colobraro sarà una struttura che alla fine dell’iter progettuale arriverà anche a gestire 40 mila tonnellate annue. Cioè, il 70 % delle circa 70 mila tonnellate annue di rifiuti materani (le bottiglie di plastica e vetro, la carta e il cartone, cui mira la multimateriale, sono circa il 30% dei rifiuti, il resto è umido (circa 50%) più indifferenziato (20%), che stabilizzati diventano CDR). Rendendo chiara la volontà di spingere 31 Comuni verso la raccolta differenziata “Multimateriale” (propedeutica all’incenerimento) e non verso la raccolta differenziata “Porta a Porta”, propedeutica al reale riciclaggio e risparmio collettivo (attuando anche la premialità sulla raccolta differenziata), a patto che al centro di questa raccolta ci siano gli impianti di “compostaggio verde”. Ogni 20 mila tonnellate di umido, negli impianti di compostaggio verde, si producono altrettante tonnellate di bio-concime e circa 1,5 megawatt di bio-gas. La sola città di Matera, se avesse un vero impianto di compostaggio verde alle sue porte, produrrebbe circa 2 MW di biogas, sufficienti a produrre gratuitamente molta dell’energia elettrica utile alla sua zona artigianale e produttiva.
Le 4 stazioni di trasferenza/conferimento – spacciate per sistema di riduzione costi -, nella realtà, secondo la Ola, serviranno a giustificare la scelta costosa e altrimenti ingiustificabile di Colobraro come centro finale del percorso dei rifiuti materani. Un centro molto periferico e lontanissimo da Matera città, che da sola produce circa la metà dell’immondizia del Materano e, a rigor di logica, dovrebbe avere un centro di compostaggio nelle sue vicinanze.
Per la Ola, dunque, il Piano dei rifiuti della Provincia di Matera – redatto dal Difa di Potenza e dall’Ato commissariata – è un piano gemello di quello fallimentare di Potenza e favorisce non i cittadini, ma aziende e personaggi che si ritrovano insieme in un ciclo che va da chi gestisce le bonifiche delle aree inquinate in Val Basento e prepara i bandi pubblici per la realizzazione di CDR/CSS – la Sogesid (ministeri dell’ambiente e dello sviluppo economico, Acea di Caltagirone e altri) – a chi come l’Italcementi (proprietaria del cementificio di Matera), che è socia della società Cesi, che ha progettato il termovalorizzatore, alias inceneritore, di Grottole. Passando dalla commissariata Comunità montana “Basso Sinni” che non si capisce a quale titolo gestisca i bandi per il compostaggio ed entri nella gestione dei rifiuti di tutto il materano.
Organizzazione lucana ambientalista
La replica alla nota inviata dalla Ola della Provincia di Matera
Piano provinciale dei rifiuti, un documento in via di definizione
In riferimento alle questioni sollevate dalla Ola sul Piano provinciale dei Rifiuti, l’assessorato all’Ambiente sottolinea come il documento presentato in via preliminare ai sindaci del Materano, che sarà al centro di un confronto con tutte le associazioni, Ola compresa, il prossimo martedì 8 novembre, equivale a una bozza che non può assolutamente dirsi definitiva. Dunque un documento web 2.0 che attende di essere arricchito, modificato e poi condiviso.
Una premessa di ordine metodologico che sgombra il campo da convinzioni dogmatiche che potrebbero fare incorrere in giudizi affrettati e poco corretti.
Entrando nel merito delle osservazioni prodotte dalla Ola è necessario chiarire come l’aggiornamento del Piano Provinciale di Matera della gestione dei rifiuti solidi urbani abbia quale scopo primario la gestione eco-sotenibile degli scenari che interessano il ciclo integrato dei RSU. In particolare lo stesso, partendo da una puntuale analisi territoriale, ha cercato di garantirne non solo la conformità alle disposizioni di legge vigenti, ma anche la sostenibilità e solidità tecnico-ambientale.
In particolare lo stesso prevede di:
-massimizzare le opportunità di recupero di materia dai rifiuti, attraverso lo sviluppo delle raccolte differenziate, finalizzate sia al reinserimento nei cicli produttivi di materie prime da esse derivate sia alla produzione di compostaggio con valorizzazione del contenuto organico del rifiuto in termini agronomici;
– garantire il pretrattamento dei rifiuti non intercettati dalle raccolte differenziate, al fine di assicurare un miglior controllo delle fasi di smaltimento finale e una riduzione degli impatti ambientali ad esse associati;
– valorizzare le opportunità di recupero energetico dei rifiuti, attraverso processi di assoluta garanzia dal punto di vista delle prestazioni ambientali associate;
– contenimento dei costi di Gestione;
-perseguimento del principio di prossimità nello smaltimento dei rifiuti;
– raggiungere l’autosufficienza nello smaltimento dei rifiuti
In particolare lo stesso Piano ha previsto tre stazioni di trasferenza ( e non quattro) , ha previsto in base ai diversi scenari livelli di Raccolta Differenziata spinta da raggiungersi (con dati prudenziali) al 40% al 2013 (in funzione degli obiettivi di servizio III della Regione Basilicata) e al 60% al 2015 (occorre ricordare che una corretta pianificazione deve tener conto di possibili discrasie temporali nell’attuazione di progetti che se non attuati nei tempi previsti, in un settore come quello dei rifiuti comportano immediatamente problemi di grosse criticità).
La centralità della raccolta dell’umido a monte è posto quale risultato imprescindibile per raggiungere tali livelli.
È per questo che è previsto nella tabella inerente gli obiettivi di raccolta differenziata per singola frazione in ambito provinciale il 20% sul totale. In pratica avendo stimato che la frazione organica degli RSU ammonta a circa il 31% si prevede l’intercettazione di circa il 65% dell’intera frazione organica prodotta sul territorio provinciale.
Per questa frazione organica è previsto l’implementazione di impiantistica di compostaggio adeguata (produzione di compostaggio di qualità quale ammendante agricolo). Va chiarito che in ogni caso i riferimenti “compostaggio” vanno imputati a trattamento di frazioni raccolte in maniera rigorosamente separata a monte nella misura di 79 ton/giorno pari a circa 29.000 ton/anno (rif. Pag.30 tabella18). Tali filiere sono quelle comunemente definite “compostaggio verde”.
In nessun caso è prevista la produzione di compostaggio da materiali provenienti da selezione di RSU indifferenziato (compostaggio grigio) ne nel sito di Colobraro, né in quello ancora da allocare in val Basento.
La piattaforma da allocare in val Basento diventa il recapito naturale e baricentrico della città di Matera e dei comuni che ricadono lungo l’asse basentano e della Matera-Ferrandina.
A valle delle raccolte differenziate spinte al 60% (obiettivo anche superiore a quello previsto dal recente studio CONAI che si attesta al 55%), si rendono necessarie operazioni di trattamento delle frazioni residue, In ragione delle specificità delle diverse frazioni il piano ha optato per un sistema misto ottimizzato sul secco e sull’umido. Per le frazioni secche, pari al 20% del totale (50% del residuo indifferenziato) è stato prevista la trasformazione in CSS secondo gli standard definiti dal D.Lgs 205/2010 attuazione della direttiva CEE 2008/98 (esso è quello che viene a valle di una raccolta differenziata spinta al 60% nonché dagli scarti di lavorazione di nobilitazione della frazione raccolta separatamente e lavorata).