Pio Abiusi (Ambiente e Legalità): “I depuratori ignorati della città di Matera”. Di seguito la nota integrale.
I divieti hanno senso se sono limitati nel tempo e se le cause che li hanno determinati persistono.
Il 28 febbraio 2017 il sindaco di Matera emise ordinanza con la quale impose il divieto di utilizzo a qualsiasi fine, compresi gli usi irrigui e zootecnici delle acque del torrente Jesce.
Il divieto era dettato dalla nota del Dipartimento di Prevenzione Collettiva della Salute Umana U.O.
Epidemiologia e Sanità Pubblica dell’ASM con cui il Direttore dell’Unità Operativa chiedeva l’adozione di ordinanza contingibile ed urgente che vietasse il prelevamento e l’utilizzo per qualunque scopo delle acque del torrente Jesce in relazione ai risultati delle analisi eseguite dall’ARPAB sulle acque del torrente stesso. Da allora il divieto è ancora in essere. Di acqua ne è passata proprio tanta.
Era altresì l’epoca in cui il Dipartimento di Prevenzione Collettiva della Salute Umana U.O.
Epidemiologia e Sanità Pubblica dell’ASM funzionava e vigilava e l’Ufficio Risorse Idriche dell’Arpab aveva un Dipartimento Provinciale qui a Matera e che seguiva con puntualità e professionalità il territorio . Oggi la situazione è cambiata ma in peggio. L’Arpab ha una struttura a gestione regionale attraverso il Servizio Acqua -Controllo risorse idriche e scarichi. I controlli non vengono fatti con puntualità né viene dato riscontro alle sollecitazioni mentre il Circo Arpab con in testa il suo Direttore Generale non mancano di esibirsi in suggestive parate talvolta domenicali.
Veniamo al nostro stagionato divieto di utilizzo a qualsiasi fine delle acque del torrente Jesce senza voler far riferimento a quanto è accaduto in materia di interventi di adeguamento della impiantistica in territorio pugliese ci limitiamo al momento a dire: di che divieto stiamo parlando? se acqua nel torrente Jesce a causa delle ondate di calore che hanno colpito l’Italia ed il territorio Pugliese-Lucano in modo particolare non ve ne è più nel Torrente. Per dare un quadro chiaro produciamo tre foto scattate dal Sig. Rocco Castellano che è un appassionato ambientalista e che è quotidianamente impegnato a monitorare l’area materana. Lo Jesce è rimasto a secco e quella poca acqua che c’è viene fitodepurata dai canneti e dalla vegetazione e che la utilizzano per la loro sopravvivenza. Il divieto può essere rimosso per mancanza di “Materia Prima” a prescindere dalle latitanze dell’Asm e dell’Arpab.
Chiusa la vicenda relativa all’ordinanza di divieto cerchiamo di dare un assetto organico alla situazione.
In via preliminare non si può non notare come la situazione sia modificata dal lontano 2017. La Regione Puglia con il suo AQP ha adeguato nel 2018 l’impianto di depurazione di contrada Sgarrone- Altamura- da 70.000 a 90.000 AE ottemperando a quanto previsto nel 152/06 e s.m.i. e nella primavera scorsa sono stati aggiudicati i lavori relativi all’intervento di sistemazione idraulica del torrente Jesce per un importo di € 3.644.030 più IVA, Di quanto detto bisogna prenderne atto con un monitoraggio serio e non già domenicale come da un po’ di tempo è uso fare Arpab. Ovviamente bisogna attendere che la situazione idrica si ripristini. Non è tollerabile che si faccia ricorso alle stantie affermazioni in relazione all’inquinamento di tipo organico riconducibile ad immissioni di reflui urbani e/o zootecnici non opportunamente trattati senza una puntuale rilevazione così come accadeva nel 2017 anche perchè i Carabinieri Forestali su quell’asta fluviale sono molto presenti e fanno uno scrupoloso lavoro quasi quotidiano per stroncare abusi.
Veniamo alla rete idrica che bagna Matera e che confluisce nel Bradano. Vi sono due torrenti principali: il torrente Gravina di Matera nel quale confluisce lo Jesce ed il torrente Gravina di Picciano. I due torrenti sono interessati dalla immissione di sei depuratori nel solo territorio di Matera.
Cinque sono urbani e tutti e cinque sono in infrazione comunitaria, la 2014/2059, ed uno depuratore è a servizio delle rete industriale. I cinque depuratori urbani in infrazione comunitaria sono i seguenti: Pantano, Sarra e Lamione che hanno ricevuto finanziamenti con delibera Cipe 60/2012 e solo da pochi mesi sono stati ultimati i lavori del depuratore di Pantano per una spesa di 4,5 Meuro e forse è fuori dalla infrazione ma non è stato certificato mentre per il potenziamento dei depuratori in località Sarra (sembra sia in corso la stipula del contratto dei lavori) e Lamione, per il quale si sta procedendo alla verifica del progetto esecutivo, per il tutto si procede con una lentezza estrema . Per quello che riguarda invece i depuratori di La Martella e di Venusio è prevista una spesa di di 1,018 Meuro ma anche per questi non si vede luce pur essendovi le risorse. Il monitoraggio del 2017 rilevava che le acque del fiume Bradano prima di incrociare gli schemi idrici che toccano la città di Matera erano valutate di qualità “Sufficiente”, dopo aver intercettato i torrenti che bagnano Matera e nei quali confluiscono i depuratori della città la qualità dell’acqua venne definita “ Cattiva”. Quando tempo bisognerà attendere prima che i depuratori vengano adeguati? 10 anni da quando sono state stanziate le risorse non sono stati sufficienti e dovremo attendere che Matera passi amministrativamente alla Puglia con tutti i vantaggi di efficienza che ne conseguono?