Pio Abiusi (Ambiente e Legalità): “L’attività di Rendina Ambiente va sospesa per ulteriori approfondimenti sulla messa in sicurezza di emergenza. Di seguito la nota integrale inviata alla nostra redazione.
Per Rendina Ambiente è giunta l’ora di prendere o lasciare ma solo dopo aver bonificato.
La Basilicata è in grado di fare a meno di quel “chiacchierato” inceneritore nella gestione dei rifiuti. Questi sono i presupposti da quali bisogna partire.
L’attività di Rendina va sospesa in attesa che venga fatta chiarezza sulla messa in sicurezza di emergenza e dopo si avvii concretamente la bonifica.
La magistratura con suoi uomini è arrivata a fare il punto dove la P.A. non è ancora arrivata eppure di tempo ve ne è stato. La Procura della Repubblica nel suo comunicato stampa afferma testualmente: “all’indagato viene contestato, sulla base delle indagini svolte dal NOE e di una consulenza tecnica collegiale, il delitto di inquinamento ambientale per non aver provveduto alla bonifica del sito inquinato”. Quei risultati scaturiti dalle indagini erano conosciuti anche dalla P.A. da tempo ma si è preferito stare alla finestra e lasciare la rete in acqua senza pescare nulla. SATA con sua nota inviata anche alla Prefettura di Potenza il 27 Dicembre 2013 , dopo aver attestato il superamento delle CSC- Coefficiente Soglia di Contaminazione – nelle acque sotterranee del sito dove sorge l’impianto, intimava in maniera argomentata agli organi competenti di attivarsi per la bonifica; La Sospensioni Magneti Marelli s.p.a aveva fatto identica comunicazione l’1/8/2013 e la Snow Storm srl con sua nota del 10/5/13 denunziava il superamento di CSC e dava conferma a quanto già segnalato in data 22/3/12. Le sostanze contaminanti erano quelle richiamate oggi nel Comunicato stampa della Procura di Potenza. Le tre ditte dopo le comunicazioni che erano dovute dichiararono di non voler effettuare ulteriori indagini nei rispettivi lotti, né di adottare misure di prevenzione, in quanto si ritenevano non responsabili delle potenziali contaminazioni. Il tempo è trascorso inesorabilmente fino a quanto è intervenuta , positivamente , la magistratura. Superando l’aspetto della contaminazione diffusa all’esterno del sito di Fenice-Rendina Ambiente facciamo un salto a ritroso ricordandoci che parliamo di un inquinamento manifestatosi già nel 2002 con i vari eventi accaduti negli anni successivi e già richiamati in un altro intervento. Ad Ottobre 2011 Arpab presentò un rapporto a fronte del quale dichiarò :”E’ opportuno sottolineare che gli interventi di messa in sicurezza di emergenza hanno ridotto sensibilmente i livelli di contaminazione delle acque sotterranee in attesa degli interventi di bonifica.” Si puntava alla sospirata bonifica ed infatti Fenice confermava l’impegno di presentare il progetto di bonifica entro il 18/10/2011, confrontandosi preventivamente con gli Enti preposti; sono passati da quella data circa 7 anni. Un primo progetto presentato è stato rigettato nel 2013 e quello di cui si discute oggi è relativo alle attività preliminari della bonifica e non c’è accordo tra la P.A. e la Proprietà sugli effetti emersi. Fenice, dopo la sospensione disposta dalla Provincia di Potenza- Ottobre 2011- rigettata dal TAR ha continuato ad operare sostanzialmente in maniera continuativa ma i dubbi sulla bontà della MISE emersero ben presto. Nella conferenza dei servizi il 12 marzo 2013 l’ingegnere Bruno della Regione Basilicata ebbe a dichiarare testualmente “Purtroppo devo registrare che questa messa in sicurezza di emergenza non è supportata da dati, ancora oggi, progettuali, è vero che la messa in sicurezza di emergenza non risolve definitivamente il problema della contaminazione, però deve garantire che siano bloccati i processi di migrazione degli inquinanti. Questo, come diceva la collega della Provincia (Eleonora Dell’Olio ndr) – oggi è una garanzia che ancora non abbiamo, perché non c’è, perché ci sono evidenze analitiche che non è così. Anche se l’A.R.P.A.B. dà delle risposte sulla opportunità, cioè sul fatto che opportunamente funzionano, però non è chiaro ed univoco che siano completamente efficaci. E’ così, non perché lo dica io, ma perché ISPRA che ha avuto la documentazione relativa a questo procedimento dice: “Mancano i dati progettuali sulla barriera”, bene, chiediamoli. Abbiamo deciso di chiederli. Fenice non ce li ha dati ed ancora oggi sembra che questa cosa non ci interessi più di tanto ed invece io ribadisco la posizione della Regione che è quella di riprendere gli obblighi che avevamo individuato in capo a Fenice”.
Anche l’ingegnere Vita dell’Arpab nella stessa Conferenza dei Servizi dichiarò:”Anche sulla messa in sicurezza di emergenza ci sono delle inadempienze del tutto evidenti dell’azienda, che sono quelle evidenziate, appunto, in mancanza di una progettualità.”
Ispra in una sua nota dell’8 agosto 2014 sollecitava alcuni approfondimenti sul funzionamento in alcuni punti della barriera idraulica, mentre la Provincia di Potenza il 20-5-15 ebbe a dichiarare che: “Non era stata definita l’estensione della sorgente di contaminazione.
Si sospenda l’attività di Fenice-Rendina Ambiente e si faccia chiarezza, sarebbe anche l’ora “.