“L’approvazione da parte del ministero per la Transizione ecologica del decreto che dà il via libera al Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee, il cosiddetto Pitesai lascia interdetti rispetto alla visione delle politiche regionali in tema ambientale e incentrate sulla green economy”. È quanto afferma il segretario generale della Cgil Basilicata, Angelo Summa. “Un provvedimento – continua – che arriva tra l’altro a pochi giorni dalla modifica della Costituzione, che prevede la tutela dell’ambiente anche nell’interesse delle future generazioni. Ma un piano così disegnato, che colpisce duramente la Basilicata, non tutela né l’uno né l’altro.
Ma soprattutto – aggiunge il segretario – va in controcorrente rispetto alle azioni non-oil e di de carbonizzazione avviate dalla politica regionale, che non può di certo restare alla finestra e a cui si chiede di assumere una posizione netta a tutela delle politiche di sostenibilità ambientale e della green economy che si sta chiedendo di portare avanti per la nostra regione.
Di fatto – spiega Summa – il piano sblocca le trivelle spiana la strada al raddoppio della produzione del gas. E seppur è evidente il vincolo all’estrazione del petrolio, non c’è nessun freno per gli idrocarburi.
L’assenza di un piano di accompagnamento alla transizione ecologica e alle politiche di decarbonizzazione va in controtendenza rispetto ai percorsi che miravano alla tutela dell’ambient ee rischia di andare in una direzione completamente opposta a quella prevista dal Green Deal Europeo: decarbonizzazione al 2030 (-55% delle emissioni di gas serra) e neutralità climatica al 2050. Obiettivi assunti dall’Italiacon l’Europa e indicati come priorità nel Pnrr. Ma oggi sembra essersi persa la bussola”.
Per Summa “il Pitesai e la mancata netta posizione della politica regionale vanno in direzione opposta rispetto alla necessità di predisporre un vero piano di accompagnamento alla transizione ecologica, che così com’è non crea occupazione, anzi taglia posti di lavoro. Basti guardare alle ultime vertenze della Magneti Marelli e della Bosch che stanno avviando le procedure di licenziamento in quanto la filiera dei motori endotermicista perdendo commesse a causa delle minori richieste della componentistica.
E quello dell’automotive – avverte Summa – con il passaggio dalla propulsione endotermica a quella elettrica, è un esempio plastico di quanto sta accadendo, con migliaia di operai e tecnici specializzati costretti cambiare mestiere”.
Secondo il leader della Cgil lucana “la decarbonizzazione è un processo che va governato, accompagnato, guidato. Occorre invece concentrarsi alla predisposizione di un piano di visione ampia e strategica che accompagni l’industria fossile verso soluzioni green, di conversione non solo dei processi, ma anche delle competenze, con particolare attenzione alla ricollocazione dei lavorati al fine di evitare l’emorragia di perdita di posti di lavoro.
E ancora: “Il decommissioning del distretto estrattivo – afferma Summa – deve essere continuo ed efficace. Non deve e non può rappresentare una semplice dismissione, ma una riorganizzazione e sostanziale modificazione che preveda il recupero e la trasformazione del comparto industriale e tecnologico. Anche allineandosi alla filiera della green-economy, fornendone prodotti e servizi, garantendo l’attuale livello di occupazione ovvero creando professionali e nuove opportunità di impiego.
Il passaggio da “oil” a “non-oil” deve avvenire secondo un piano strategico, partecipato e condiviso con i territori. Serve un piano di innovazione e riqualificazione sia degli insediamenti produttivi principali e dell’indotto, che del capitale umano e delle risorse produttive. Su questo punto, quale sarà la posizione di questa giunta regionale?
Quello approvato – conclude Summa – rappresenta solo un piano idoneo all’estrazione di idrocarburi, ma va decisamente controcorrente a quelli che sono i principi base della transizione energetica e dell’economia circolare. Quello che serve è un piano di accompagnamento che fermi il rapido avanzamento di processi di desertificazione ed eviti ulteriori danni ambientali al territorio della Basilicata, che oggi con il raddoppio delle estrazioni sembrerebbe fare un passo indietro per essere considerato solo il principale estrattore d’Italia”.