La Ola, Organizzazione lucana ambientalista, a seguito di alcune risposte fornite alla nostra Organizzazione dall’Assessore regionale all’ambiente, Aldo Berlinguer, ed alla luce della recente approvazione
della deliberazione della giunta regionale n.960 del 30 luglio 2014, pubblicata sul BUR Basilicata n.31 del 16/8/2014, chiede di sopendere
l’iter di autorizzazione per le attività di reinezione nel pozzo Costa Molina 2 che l’assessore intenderebbe rilasciare nell’ambito di un aggiornamento dell’AIA del COVA di Viggiano.
Su questioni così importanti e delicate, legate alla contaminazioneconclamata lungo la condotta di reinezione e nell’area del pozzo Costa Molina2, che ENI nega di aver provocato, per la Ola non è possibile assecondare le richieste e la fretta della compagnia petrolifera,
approvando un Piano di Caratterizzazione in presenza di un Piano di Monitoraggio predisposto da ENI dichiarato ufficialmente da Arpab e dall’Ufficio regionale Ciclo dell’Acqua carente e lacunoso, così come
evidenziato negli stessi rapporti allegati alla deliberazione.
Se si dovesse, alla luce di tali lacune, autorizzare ENI, crediamo si conclami anche una grave responsabilità imputabile ai decisori politici ed istituzionali, oltre che agli organi pubblici deputati ai controlli ed alle verifiche ambientali.
Riteniamo che l’assessore sia stato mal consigliato da alcuni uffici regionali, mentre altri, come l’ufficio regionale Ciclo dell’Acqua, ad esempio, hanno invece evidenziato, con un parere contrario in sede di
Conferenza dei Servizi, la necessità di procedere con un iter di autorizzazione diverso e più attento, basato su verifiche per un Piano di Monitoraggio meticoloso, terzo ed autonomo, capace cioè di salvaguardare le ragioni pubbliche dell’ambiente e la salute
collettiva e non gli interessi della società privata. Riteniamo che proprio questo vada fatto.
La Ola chiede all’Assessore di fare una più attenta lettura dei dati prodotti dall’Arpab, ed in particolare di quelli contenuti nei verbali e nei report tabellari che evidenziano le concentrazioni di ferro e di idrocarburi totali nelle acque. Per una CSC (Concentrazione Soglia di Contaminazione) del ferro di 200 microgrammi/litro, nelle acque prelevate nei piezometri Pz5 e Pz7 nel 2011 e nel 2012 sono stati
trovati invece superamenti, corrispondenti rispettivamente a 444 microgrammi/litro e a 287 microgrammi/litro. Sono stati anche trovati
superamenti dei valori degli idrocarburi totali nelle acque prelevate nel piezometro Pz5 (350 microgrammi/litro nel 2010 e 400 microgrammi /litro nel 2011).
Valori questi, almeno per il ferro, che si discostano molto sia dai valori medi (pari a 22,48 microgrammi/ litro) rilevati nelle acque delle principali sorgenti della Val d’Agri, nell’ambito del progetto europeo Agrifluid coordinato dalla Prof.ssa Albina Colella
dell’UNIBAS, sia nell’ambito di campagne di studio della stessa ancora in progress nell’area del pozzo Costa Molina 2 e in altre aree, che invece presentano valori massimi di ferro nelle acque sotterranee pari
a 12,1 microgrammi/litro. Valori per il ferro questi ultimi incompatibili con quelli riscontrati nelle analisi di acque prelevate nei piezometri lungo la condotta ENI e nell’area del pozzo Costa Molina 2, ma invece molto compatibili con quelli trovati dalla stessa
Prof.ssa Colella nelle due venute d’acqua di Contrada La Rossa, a 2,3 km dal pozzo di reiniezione Costa Molina 2.
La Ola chiede pertanto all’assessore Berlinguer di voler informare compiutamente sullo stato della contaminazione in atto alla data odierna (anni 2013 e primi otto mesi del 2014) lungo la condotta, nell’area di influenza del pozzo di reinezione Costa Molina 2, in
località La Rossa in territorio di Montemurro, pubblicando sul sito della Regione le cartografie relative alla dislocazione dei piezometri
e dei dati rilevati. Inoltre chiede all’assessore di attivare una procedura VIA autonoma per le attività di reinezione presso il pozzo CM2 (del resto già attuata in passato)
Appare evidente delle due, l’una: o la Regione si fida ed autorizza “a scatola chiusa” le attività ENI, così come sta procedendo, oppure decide di seguire una strada diversa, ovvero accertare l’origine e lo
stato effettivo della contaminazione acclarata (quantità e qualità della contaminazione) nella quale Arpab include anche la presenza degli idrocarburi, prova inequivocabile dell’origine dell’inquinamento riconducibile alle attività petrolifere, attuando una vera campagna di
monitoraggio, autonoma e non di parte, che recepisca le indicazioni di organismi scientifici, terzi e di Arpab nell’ambito di una procedura VIA autonoma.
In tale campagna è necessario procedere a misurare e rendere note tutte le voci relative alle prescrizioni alle quali Eni non ha fornito risposte e dati, ovvero: la misurazione di IPA, BTEXs e metalli, la
mancata realizzazione di nuovi piezometri, carenze negli studi geologici/idrogeologici a monte ed a valle della condotta di reinezione, mancate misurazioni per gli idrocarburi leggeri e pesanti e pericolosità di alcuni traccianti di cui Arpab chiedeva la sostituzione, il piano di indagini proposto da ENI per la caratterizzazione che, secondo Arpab “non contiene elementi sufficienti per l’effettuazione di una adeguata caratterizzazione dell’area interessata all’attraversamento della condotta, analisi di
altre aree sottese alla condotta” atte ad accertare se la
contaminazione è più estesa, le metodiche ed i tempi per l’esecuzione di tali operazioni.
Per tali carenze Arpab (punto 1 della DGR 960/2014) ha ritenuto “ non esprimersi sulle integrazioni al piano di monitoraggio…perché non contiene elementi sufficienti per l’effettuazione di un’adeguata caratterizzazione dell’area attraversata dalla condotta”.
Alla luce di ciò l’Assessore valuti la necessità di avvalersi anche di organismi pubblici esterni (ISPRA, Unibas, etc) del resto pure convenzionati con l’Osservatorio Ambientale Val d’Agri, prima che lo
stesso venga dichiarato chiuso e che la Fondazione privata annunciata assuma la direzione tecnico-scientifica e quella operativa, dopo aver investito ingenti risorse pubbliche.
La Ola resta in attesa delle risposte e delle decisioni dell’Assessore regionale all’ambiente, Aldo Berliguer