Maggiori risorse ed un ruolo più centrale delle Province nella gestione del rischio idrogeologico. Sono le richieste che il presidente dell’Upi di Basilicata e della Provincia di Matera Piero Marrese ha sottoposto ieri pomeriggio, nel corso di un incontro tenutosi in modalità videoconferenza, al sottosegretario al ministero dell’ambiente Roberto Morassut, incentrato sull’emergenza idrogeologica.
Il presidente Marrese ha sottolineato come i problemi legati al dissesto idrogeologico si sviluppino in maniera costante su tutto il territorio della provincia materana, che è fortemente sensibile a questo tipo di situazioni. “Il programma Rendis rappresenta uno strumento certamente utile, ma non aggiornato, al punto che al non completo utilizzo delle risorse stanziate si aggiungono ulteriori criticità e emergenze sui territori, soprattutto in presenza di avversità atmosferiche, come è accaduto di recente a Pisticci. Ecco perché – sottolinea il presidente Marrese -, si rende necessario che vengano stanziate risorse più cospicue e superiori a quelle attuali, e che si possa intervenire per tempo e con celerità per fronteggiare eventuali nuove situazioni di emergenza”. Marrese ha quindi auspicato la necessità di un ruolo centrale delle Province rispetto alla gestione di tali progetti, anche perché sono proprio le Province gli enti a diretto contatto con i comuni ed ai quali i comuni si rivolgono in prima battuta nei momenti in cui si manifestano criticità in termini di dissesto.
“La propensione naturale del territorio ai problemi di dissesto idrogeologico, che ha recenti e gravosi esempi negli ultimi anni (tra di essi Stigliano, Montescaglioso e Pomarico), pone la Provincia di Matera in prima linea nell’identificare adeguate misure che possano prevenire e porre rimedio alle emergenze che si vanno a presentare di volta in volta”, ha concluso Marrese, che ha inviato un quesito al sottosegretario in merito all’applicazione dell’art. 31 della Norma Tecnica di Attuazione del P.A.I. dell’ex Autorità di Bacino della Basilicata, al cui comma 1 è previsto che i Comuni che all’interno del proprio centro abitato hanno un’area classificata “soggetta a trasferimento”, possono presentare uno studio ai fini dell’eliminazione o declassificazione totale o parziale dello stesso vincolo di trasferimento a cui sono sottoposti gli abitati, ponendo così rimedio ad una situazione di stallo che perdura dal 2017.
Ott 21