Il Progetto ARUPA – Azioni urgenti di salvaguardia degli anfibi e rettili della Gravina di Matera, realizzato dalla Provincia di Matera è stato inserito nella “Piattaforma delle Conoscenze – Buone pratiche per l’ambiente e per il clima” del Ministero dell’Ambiente.
Il progetto ARUPA – spiega il Project manager Enrico de Capua dirigente della Provincia di Matera, inserito sulla Piattaforma del Ministero dell’Ambiente – ha avuto come obiettivo generale quello di garantire la sopravvivenza e l’incremento di alcune specie di anfibi e rettili nella Gravina di Matera che dal 1995 è inclusa nel sito SIC IT9229135 e nello ZPS “Gravine di Matera”. Obiettivi specifici sono stati la conservazione della fauna anfibia e dei rettili, la mitigazione dei fattori di minaccia, l’analisi approfondita e puntuale delle conoscenze territoriali ottenute dal SIT (Sistema Informativo Territoriale) realizzato nell’ambito del progetto, nonché studi sugli habitat associati alle attività di monitoraggio e di analisi delle acque. Il SIC della Gravina di Matera costituisce un territorio di grande interesse naturalistico e paesaggistico, notevolmente diversificato dal punto di vista ambientale. Oltre a numerose specie floristiche di notevole interesse conservazionistico, il sito presenta anche una ricca comunità di rettili ed anfibi tra cui alcune specie di interesse comunitario come la testuggine comune, il cervone, il colubro leopardiano, l’ululone appenninico e il tritone crestato che hanno rappresentato le specie target di ARUPA.
L’erpetofauna rappresenta uno dei gruppi di vertebrati a maggior rischio di estinzione in tutta Europa. Negli ultimi decenni sono infatti diminuiti rapidamente sia in termini di numero che di specie, a causa del cambiamento climatico, dell’uccisione diretta, dell’introduzione di specie aliene e del cambiamento dei loro habitat naturali provocato dallo sviluppo edilizio, dall’agricoltura intensiva ed altre cause.
Il dr de Capua evidenzia che per la prima volta, in Basilicata, sono stati realizzati interventi attivi nei confronti degli anfibi e dei rettili. Con il ripristino delle zone umide minori, mediante l’utilizzo di tecniche di ingegneria naturalistica associate a moderni materiali per costruzioni bio-compatibili, sono state coniugate le esigenze di salvaguardia del paesaggio e dei relativi aspetti storico-culturali con quelle di conservazione delle specie. Gli interventi realizzati hanno determinato un incremento di oltre il 200% della superficie attualmente occupata da questo habitat. I monitoraggi effettuati hanno fatto registrare un incremento delle popolazioni di ululone appenninico, con il censimento di 8 siti riproduttivi e 124 individui stimati. Centinaia sono stati gli individui allevati nel Centro di allevamento e poi liberati nei siti realizzati nell’ambito del progetto. Le specie tritone crestato e tritone italico sono apparse in ripresa rispetto al periodo pre-progetto quando risultavano rarefatte e con popolazioni del tutto o in parte isolate fra loro.
I risultati concreti possono essere così sintetizzati:
costruzione di circa 2000 metri linearidi muretti a secco e installazione di 5111 metri lineari di recinzioni per proteggere gli interventi di ripristino della vegetazione ripariale;
realizzazione di 1 vivaio forestale di ecotipi locali presso Masseria Radogna con produzione di 22.500 piantine tra specie arboree e arbustive;
realizzazione ex novo di 17 ha di vegetazione ripariale;
messa a dimora di circa 12.500 piantine;
piantumazione per 4433 metri di filari di alberi per la realizzazione di moduli vegetazionali;
creazione di 1 Centro di Allevamento di anfibi e rettili dedicato all’allevamento delle specie, all’educazione ambientale e alla divulgazione didattica in ambito naturalistico. IL centro ha consentito attività di restocking con produzione e rilascio di 5459 individui (600 raganella, 2mila ululone appenninico, 2mila tritone italico, 800 tritone crestato, 59 testuggine di Hermann)
realizzazione/ripristino di 4 zone umide minori ubicate in località Pianelle di Montescaglioso, località Murgecchia e Bosco del Comune di Matera, per aumentare la disponibilità di aree idonee alle specie;
realizzazione di 2 cisterne/piscine a cielo aperto;
incremento delle popolazioni di ululone appenninico presenti all’interno del SIC/ZPS Gravina di Matera;
incremento dei corridoi ecologici e degli habitat presenti nell’ambito della Gravina di Matera;
censimento di otto siti riproduttivi di ululone all’interno della forra calcarea antistante la città di Matera;
incremento della popolazione di tritone italico e tritone crestato.
Sottolinea il responsabile del progetto Dr Enrico L. De Capua che In Italia sono presenti un numero importante di progetti, finanziati dalla Commissione europea (LIFE, CIP Eco Innovazione, CIP Europa Intelligente Energia, VII Programma Quadro di Ricerca) che hanno sperimentato con successo soluzioni, tecniche, metodi ed approcci, in materia di ambiente ed hanno contribuito a migliorare la base delle conoscenze nonchè favorito l’attuazione e lo sviluppo delle politiche e della legislazione dell’Unione. A fronte di un notevole numero di progetti di eccellenza, rispetto alle principali tematiche ambientali (rifiuti, efficienza delle risorse, tutela del suolo, inquinamento atmosferico, ambiente e salute, sostanze chimiche, adattamento e mitigazione dei cambiamenti climatici), la piattaforma consente di a mettere a sistema tutte le buone pratiche ambientali e sul clima per valorizzare e capitalizzare le esperienze a livello nazionale.
Il Presidente della Provincia Francesco De Giacomo ed il Presidente del Parco della Murgia Materana Pierfrancesco Pellecchia, ente che ha collaborato al progetto Arupa con la Provincia di Matera, esprimono viva soddisfazione per l’esempio di alta professionalità e che ci pone ad un livello di prestigio nel settore della salvaguardia e tutela dell’ambiente A conferma, ancora una volta, dell’elevato livello qualitativo del lavoro svolto che pone le azioni di recupero ambientale svolte come modelli metodologici ed operativi da mutuare da parte di altri attuatori, riconoscendo che tali risultati sono stati ottenuti grazie alla grande professionalità e competenza scientifica del responsabile del progetto e di tutti coloro che hanno, a vario titolo, partecipato al lavoro.
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