La Ola (Organizzazione lucana ambientalista) e l’associazione “Articolo 9″ – in merito al progetto Eni finalizzato alla realizzazione dei 2 nuovi pozzi petroliferi “Caldarosa 2″ e “Caldarosa 3″, situati nel territorio comunale di Calvello – informano di aver allertato, con un esposto urgente, la Direzione generale ambiente della Commissione europea. Per conoscenza la missiva è stata inviata anche al ministero dell’Ambiente – già sollecitato ad ottobre e a novembre 2013 -, la Direzione generale per il Paesaggio del ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, l’Ufficio compatibilità ambientale della Regione Basilicata – che da mesi sta decidendo sulla Valutazione d’impatto ambientale al progetto – ed, infine, all’Ente Parco Nazionale Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese.
Il progetto “Caldarosa” – che ha incassato il parere contrario della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici della Basilicata – come più volte denunciato incide in prossimità di Siti di Interesse Comunitario (SIC) e Zone di Protezione Speciale (ZPS) della Rete Natura 2000. Tra queste aree dall’enorme valenza paesaggistica, quelle a più alto rischio, sono il SIC IT9210170 “Monte Caldarosa” ubicato ad una distanza minima di 680 metri dall’area pozzi “Caldarosa 2/3” e la ZPS IT9210270 “Appennino Lucano, Monte Volturino” ubicato ad una distanza minima di 103 metri. Distanze nettamente fuorilegge – sulle quali ministero dell’Ambiente, Regione Basilicata ed Ente Parco restano colpevolmente in silenzio – in quanto andrebbero a violare le stesse misure di salvaguardia della Rete Natura 2000 emanate dalla Regione Basilicata (BUR n.23 del 1 agosto 2012) che prevedono “il divieto di nuove attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi all’interno dei siti Rete Natura 2000 (ZPS e ZSC) e in una fascia di rispetto pari a 1 km (1000 m) esterna ai suddetti”.
La Ola (Organizzazione lucana ambientalista) e l’associazione “Articolo 9” sperano in un pronto intervento della Commissione europea, al fine di fermare gli scellerati progetti finalizzati al raddoppio della produzione di idrocarburi previsto dal Memorandum, mettendo a rischio i delicati equilibri ambientali ed in spregio al paesaggio ed alle comunità locali, già sotto “attacco costituzionale” per il paventato rischio di modifica del Titolo V della Costituzione.