L’Italcementi in data 17 maggio 2013 ha presentato alla Regione Basilicata, Ufficio di Compatibilità Ambientale del Dipartimento Ambiente, Territorio e Politiche della Sostenibilità, istanza di Valutazione di Impatto Ambientale (V.I.A.) ad Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) relativa al progetto di recupero di rifiuti, come combustibile, per la sede di Matera in località Trasanello.
Questo intervento, per la sua tipologia, è sottoposto a procedura di VIA ed AIA e prevede l’incremento dell’utilizzo dei rifiuti non pericolosi, come combustibile, fino a 60.000 t/anno dei codici CER già autorizzati in AIA con l’aggiunta del codice CER 19.12.10 descrittivo del combustibile derivato dai rifiuti (CDR), prevedendo anche l’utilizzo dei Combustibili Solidi Secondari (CSS).
E’ opportuno evidenziare che tra combustibili utilizzati, peraltro regolarmente autorizzato, c’è il pet-coke che è considerato, a livello internazionale, pericoloso per la salute pubblica, mentre tra i compiti preminenti dell’Amministrazione sussiste l’ obbligo di adottare tutti i provvedimenti necessari per tutelare la SALUTE PUBBLICA, IL RISPETTO DELL’AMBIENTE, LA TUTELA DELLA BIODIVERSITA’ anche in considerazione della vicinanza con il limitrofo Parco della Murgia Materana.
Peraltro l’ Amministrazione comunale di Matera ha promosso sinora, con specifici finanziamenti, il potenziamento della raccolta differenziata, supportata da una continua opera di sensibilizzazione della comunità sull’argomento, consapevole che una accorta azione di razionalizzazione del sistema dei rifiuti solidi urbani riduce considerevolmente i presupposti per il conseguente utilizzo come combustibile.
La richiesta, quindi, di Italcementi di autorizzazione per il progetto di recupero dei rifiuti come combustibile obbliga l’ Amministrazione Comunale ad adottare la massima attenzione sull’argomento, in considerazione che il sito produttivo dell’Italcementi SpA, con sede a Matera in località Trasanello, diventa, con tali presupposti, un Cementificio-Inceneritore.
In considerazione che la pubblicazione della procedura di VIA ed AIA prevede che nei sessanta giorni successivi alla pubblicazione è possibile presentare osservazioni a tutela di interessi specifici, otto consiglieri comunali, quattro di maggioranza e quattro di opposizione, hanno presentato una mozione, da discutere con assoluta urgenza in consiglio comunale, per impegnare Sindaco e Giunta a presentare le osservazioni al rilascio delle Autorizzazioni, entro e non oltre il termine perentorio del 16/07/2013.
Tali osservazioni devono essere finalizzate alla proposta di una progressiva eliminazione dell’uso del pet-coke come combustibile, oltre a richiedere che la sede di Matera della Italcementi, pur conservando la destinazione d’uso attuale di produzione di clinker, adotti i limiti normativi di emissione previsti per gli inceneritori (DL 133/2005, 2000/76/CE), notoriamente più restrittivi rispetto a quelli dei cementifici ( DL 152/2006).
Inoltre i consiglieri comunali chiedono a Sindaco e Giunta di impegnarsi, con la stessa urgenza, per attivare il monitoraggio in continuo della qualità dell’aria nel circondario dello stabilimento, come peraltro riportato al punto 3 dell’Accordo del 07/05/2010 tra Comune di Matera e Italcementi, tutt’ora disatteso, visto che le centraline di monitoraggio dell’aria non sono state ancora installate .
I consiglieri comunali Paolo Manicone e Enzo Acito (primi firmatari), Angelo Cotugno, Vito Tralli, Doriano Manuello, Alessandro Tortorelli, Marco D’Andrea, Angelo Tosto.
RIPORTIAMO DI SEGUITO LA NOTA GIA’ PUBBLICATA SUL NOSTRO PORTALE INVIATA DA ITALCEMENTI PER SMENTIRE LA NOTA INVIATA DAL COMITATO “NO INCENERITORE A MATERA-MENTO SUL CEMENTO”.
L’impianto continua a produrre cemento – Parziale sostituzione dei combustibili tradizionali con materiali che, al termine della raccolta differenziata, non possono essere riciclati – In questo modo si completa il ciclo della gestione dei rifiuti, evitando al territorio il problema del ricorso alle discariche – Nessuna conseguenza sulle emissioni, anzi si verificherà un calo degli NOx.
La cementeria di Matera non diventa un inceneritore. L’attività industriale dell’impianto resta e resterà sempre la produzione del cemento. E proprio per continuare a produrre un cemento di qualità, qual è quello di Matera, la cementeria non impiegherà mai nei propri forni “rifiuti qualsiasi” tali da alterare le caratteristiche dal clinker, continuando invece a operare nel rispetto della salute e dell’ambiente, oltre che naturalmente nel rispetto scrupoloso dei limiti emissivi e delle normative.
Italcementi è assolutamente favorevole alla raccolta differenziata. Infatti la cementeria, rispondendo a una necessità del territorio, ha manifestato la disponibilità a contribuire alla soluzione del problema dello smaltimento di quel 25% dei rifiuti urbani non pericolosi che non può essere recuperato attraverso la raccolta differenziata e che può essere invece valorizzato come risorsa energetica. Questo significa per la cementeria una integrazione – non una sostituzione – dei tradizionali combustibili con materiali attentamente controllati. Tale integrazione avverrà in piena trasparenza e porterà a un duplice vantaggio: per la Regione, che vedrà almeno parzialmente risolto il problema dello smaltimento dei rifiuti senza ricorrere alle discariche o a un costosissimo conferimento degli stessi rifiuti ad altre regioni o ad altri paesi, e per la cementeria, che potrà valorizzare energeticamente questi materiali risparmiando combustibili fossili non rinnovabili derivati dal petrolio, come quelli tradizionalmente usati da tutta l’industria del cemento.
L’azienda, in piena trasparenza e con apertura al dialogo, intende fare luce su alcune preoccupazioni emerse in questi giorni.
1. La cementeria, come detto, non diventa un inceneritore. L’attività è e resterà sempre quella di produzione di cemento di qualità. Non è banale affermarlo: per produrre cemento di qualità, oltre alle materie prime, occorre essere molto rigorosi su quello che si introduce nei forni. Materiali diversi rispetto alla frazione valorizzabile energeticamente avrebbero come immediata conseguenza l’alterazione chimica del prodotto della cementeria, con un danno per l’azienda.
2. La sbandierata differenza tra limiti emissivi tra inceneritori e cementerie ha ragioni ben precise, che alcuni “ambientalisti” si scordano di spiegare: la combustione nei forni delle cementerie è di gran lunga più efficiente rispetto a quella degli impianti di incenerimento. Questo, per due ragioni: il tempo di permanenza dei materiali nel forno è molto più lungo (almeno tre volte) e la temperatura di combustione più che doppia (duemila gradi alla fiamma nelle cementerie contro i meno di mille degli inceneritori). Inoltre, alcune delle sostanze prodotte dalla combustione vengono “imprigionate” e inertizzate nel prodotto stesso, il clinker, senza alterarne la qualità.
3. L’uso di combustibili alternativi non ha alcuna conseguenza negativa sulle emissioni dell’impianto. Al contrario: alcuni valori, come gli NOx, registrano un calo. Le emissioni sono in ogni caso continuamente monitorate, come previsto dalle autorizzazioni ambientali dello stabilimento, e verificate dagli enti.
4. L’uso di combustibili alternativi non produce nessun tipo di “cenere” da smaltire successivamente. A differenza degli inceneritori, infatti, alla fine del ciclo produttivo non si genera alcun tipo di scoria, proprio per la maggior efficienza del processo produttivo delle cementerie.
5. La questione degli odori portati dai venti della città è già stata segnalata in passato e anche allora, dopo le prime strumentali accuse rivolte alla cementera, emerse che le cause erano altre. Il nostro impianto è sottoposto a controlli rigorosissimi ed è dotato di tutte le migliori tecnologie per il trattamento delle emissioni. Altre attività della zona, meno “osservate” rispetto alla cementeria, probabilmente non adottano tecnologie tanto all’avanguardia.
In merito all’utilizzo dei combustibili alternativi, inoltre, occorre prendere atto di alcuni dati di fatto:
1. Il Combustibile Solido Secondario (CSS) è un tipo di combustibile prodotto dai rifiuti non pericolosi e ottenuto attraverso un complesso e controllato processo di produzione. Per essere classificato come CSS, il combustibile da rifiuti deve possedere determinate caratteristiche e parametri qualitativi, che sono prescritti nelle norme tecniche europee che regolamentano il suo processo produttivo e che lo rendono equivalente, in alcuni casi addirittura migliore, rispetto al combustibile tradizionale.
2. L’uso di rifiuti nei cementifici è una pratica largamente diffusa in tutto il mondo ed è riconosciuta a livello europeo come BAT (Best Available Technique). Con il riutilizzo dei rifiuti si riducono notevolmente le emissioni di gas serra nonché di CO2 prodotte dalle discariche. Inoltre, le cementerie stesse diventano meno inquinanti, perché gli impianti che bruciano CSS sono sottoposti a limiti di emissioni più stringenti rispetto agli impianti che usano combustibili tradizionali. Nei Paesi Europei più avanzati, il tasso di sostituzione termica dei combustibili fossili con i CSS nelle cementerie ha raggiunto nel 2011: il 98% in Olanda, il 61% in Germania, il 45% in Austria e Polonia, il 30% in Francia.
3. L’azienda è assolutamente a favore alla raccolta differenziata. La parte avviata alla valorizzazione energetica – dopo un opportuno e rigoroso trattamento – consiste nel 25% dei rifiuti urbani non pericolosi che non è possibile riciclare in altro modo e che finirebbe in discarica o verso altre destinazioni. In questo modo, si completa il ciclo della raccolta differenziata.
4. L’alternativa alla valorizzazione energetica, in questo momento, sarebbe il conferimento in discarica o il trasferimento in altri Paesi del materiale. Quest’ultima soluzione ha un costo di oltre 100 euro a tonnellata per inviare i rifiuti in paesi, come ad esempio quelli del Nord Europa, che li utilizzano poi come combustibile, realizzando un “doppio guadagno” a spese del contribuente italiano. La soluzione “zero rifiuti”, pienamente condivisibile a livello ideale, è un traguardo che deve ancora essere raggiunto. Attualmente l’utilizzo come combustibili alternativi è la soluzione migliore al problema di quella frazione dei rifiuti urbani non pericolosi che non è possibile riciclare.
5. Occorre ricordare che, in ogni caso, tutte le emissioni e le eventuali ricadute sul territorio sono attentamente monitorate per effetto del protocollo d’intesa che l’azienda ha sottoscritto con le amministrazioni locali a tutela della salute e dell’ambiente. La cementeria di Matera, oggetto di un recentissimo revamping, è uno degli impianti più moderni, sicuri e puliti di tutta Europa, essendo dotato di tecnologie di assoluta avanguardia.
La cementeria di Matera ribadisce la sua volontà di continuare il dialogo con il territorio. Chiunque, in buona fede e animato da volontà di confronto, desideri visitare l’impianto e discutere qualsiasi aspetto con i tecnici della società è il benvenuto.
Ci sarebbe tanto da dire e, sono sicuro, un ingegnere chimico potrebbe essere utilmente coinvolto nel dibattito.
Ovviamente una persona che non sia di parte, per evitare cose già viste negli anni scorsi.
Comunque, una domanda mi sorge spontanea leggendo l’ultimo punto presentato dall’Italcementi, il n°5, in cui si dice:
“Occorre ricordare che, in ogni caso, tutte le emissioni e le eventuali ricadute sul territorio sono attentamente monitorate per effetto del protocollo d’intesa che l’azienda ha sottoscritto con le amministrazioni locali a tutela della salute e dell’ambiente.”
Vorrei che fosse chiarito un pò meglio il funzionamento di questo protocollo d’intesa, poichè, nelle situazioni tragicomiche italiane (lucane in particolare) si è già sentito di aziende petrolifere che estraggono un tot di barili al giorno e sono loro stesse a “portare il conto”. Un pò come se io andassi al supermercato a fare la spesa e, arrivato alla cassa, dicessi io quel che devo pagare.
Sicuramente questo protocollo d’intesa funzionerà bene, ma forse sarebbe il caso di precisarlo…no?
Se nella realtà dei fatti, l’impianto si trasformerà in un inceneritore allora la battaglia sarà sacrosanta.
Colgo l’occasione però, visto che tutti si sciacquano la bocca con la parola “inquinamento”, quanti di loro realmente nei fatti “si sporcano” le mani per mantenere pulita la propria città.
Sarei curioso di sapere ad esempio:
Quanti cittadini materani, compresi i sostenitori del comitato, realmente fanno la raccolta differenziata?
Quanti rispettano alla lettera i rigidi regolamenti della divisione dei rifiuti domestici?
Quanti quando sono in giro, dopo aver mangiato e bevuto, gettano il tutto negli appositi cestini (vedi es. festa della bruna)?
Quanti quando vanno a consumare “rapporti di coppia” recuperano fazzoletti e preservativi usati anziché lasciarli nel luogo dell’imbosco?
Per non parlare dei rifiuti più ingombranti (e pericolosi per la salute) abbandonati a iosa, nei Sassi e nelle zone adiacenti
Non credete che prima di parlare seriamente di AMBIENTE, vigilando comunque sulla questione del possibile inceneritore, il cittadino materano dovrebbe quanto meno farsi un profondo esame di coscienza riguardo la sua condotta civico-ambientale, che è a dir poco scandalosa?
noi la facciamo la raccolta differenziata ed anzi consideriamo quella praticata sul territorio di Matera ancora molto carente e non chiara sulle percentuali di recupero…inoltre le rassicurazioni di italcementi non sono per nulla convincenti e sono fallaci soprattutto sui monitoraggi, eseguiti in proprio dall’azienda, stante la non operatività delle centraline dell’arpab e la mancata applicazione del protocollo d’intesa. Si va avanti contro la lobby a favore della salute e della qualità dell’aria