“Il no al referendum abrogativo delle norme nazionali che regolano le autorizzazioni per l’estrazione diidrocarburi espresso dal Parlamento siciliano, con il voto determinante di una quindicina di deputati del Pd, conferma la mia valutazione: sul fronte referendario siamo ad una debacle annunciata”. Lo ha detto il capogruppo di Cd in Consiglio Regionale Nicola Benedetto per il quale “nonostante il tentativo spasmodico di queste ore di convincere altre Regioni a sostenere il referendum, è evidente che l’elettorato italiano, ammesso che decidesse di andare ai seggi elettorali, consentendo di raggiungere il quorum, negato in tutte le consultazioni referendarie degli ultimi 20 anni, finirebbe per dare piena legittimazione alla scelta del Governo Renzi a favore delle lobby petrolifere che vogliono disco verde per trivellare non solo il sottosuoloma anche il mare delle nostre coste. Dunque si risolverebbe in un sonoro autogol. Bisogna prendere atto, con sano realismo, che gli italiani che risiedono nelle Regioni che non hanno alcuna voglia di imbarcarsi in una “guerra costituzionale” e di forzare il bunker della Corte Costituzionale, sono di gran lunga più numerosi dei no-triv di Basilicata, Marche, Molise, Puglia e Sardegna”.
Per Benedetto “c’è un’altra questione che sta emergendo nelle ultime ore dopo i lavori della direzione nazionale del Pd. Giornali e commentatori politici riferiscono – evidenzia – che la minoranza dem, da noi gli anti-renziani con i tanti democratici in prima fila e tra i più tenaci sostenitori del fronte referendario, sono disponibili a raggiungere un accordo per ammorbidire la proposta di riforma elettorale e del nuovo Senato, che tradotto in linguaggio meno politichese significa assicurarsi qualche posto nel nuovo Senato, qualunque fosse, vale a dire di minore rilevanza istituzionale dell’attuale. Si profilerebbe dunque un’intesa nella quale sacrificare la posizione di rottura con Renzi sul petrolio è il minimo che i nostri anti-renziani possano fare.
Continuo a sostenere che – dice Benedetto – non si può continuare a prendere in giro i lucani: a Potenza no-triv e a Roma più morbidi per non inimicarsi il Premier. Pertanto l’autorizzazione a far diventare la Basilicata terra di gruviera non deve diventare materia di scambio per altri interessi meno nobili”.
Set 24
Sono perfettamente d’accordo con Benedetto. Il quesito referendario, per quanto strumento di democrazia e partecipazione del popolo alle decisioni del governo, nel caso specifico sarebbe una sorta di boomerang per il popolo lucano. Se vediamo le ultime elezioni politiche europee, per il governo italiano, per le regioni, le ex province i comuni sopra e sotto i 15000 abitanti, hanno avuto una affluenza bassissima figuriamoci quello di portare al voto referendario dove le società petrolifere hanno mezzi finanziari notevolmente superiori a quelli regionali (pini di debiti per Potenza) per convincere la popolazione lucana a disertare le urne o “convincerli” con metodi più “pratici” rispetto alle “sceneggiate napoletane” portate avanti dai nostri politici già “carichi di risorse” per avallare un referendum che sar ebbe la loro fine economica. Renzi, che è un ciarlatano ed allo stesso tempo un calcolatore diplomatico al servizio di Berlusconi, che ha intuito che gli viene servito un “affare” su un piatto d’argento, con la differenza di passare la bacchetta di maestro d’orchestra dalle regioni al governo cioè in mano a chi considera il sud come “palla al piede” dell’Italia quando invece le vere eccellenze sono nelle nostre terre e che sono costrette ad emigrare per far ricco il nord con i nostri sacrifici. A questo punto, potrebbe essere utile un Garante che distribuisca le roialtyes rivenienti dalle estrazioni esistenti per creare posti di lavoro, finanziare i centri di lunga degenza per i lucani, aiutare le famiglie più bisognose, aprire dei centri sociali per giovani disadattati, aiutare quelle strutture di supporto agli anziani e se ci fossero dei residui rifinanziare le schede idrocarburi. BASTA FAR RIEMPIRE I PORTAFOGLI DEI POLITICI, NESSUNO ESCLUSO.
nino silecchia