La Corte di Cassazione ha testé comunicato, dopo aver nuovamente udito i legali rappresentanti del Comitato promotore per il referendum sulle trivelle in mare lo scorso 7 gennaio, che dei quesiti presentati lo scorso mese di settembre ha trasferito il sesto quesito referendario (trivelle in mare e durata del giacimento) sulla nuova formulazione della norma – così Piero Lacorazza Presidente del Consiglio regionale della Basilicata e capofila per il referendum delle 10 Regioni che hanno sollevato l’abrogazione delle norme dello sblocca Italia ai sensi dell’art. 75 della Costituzione.
“Quindi piena soddisfazione per gli altri 3 quesiti che sono stati accolti in legge di stabilità, rimane aperto il nodo del piano delle aree e della proroga dei permessi di ricerca e coltivazione non accolti dalla Corte di Cassazione – ha affermato Piero Lacorazza”
“Il trasferimento del sesto quesito offre la possibilità di una valutazione, in sede di Corte costituzionale, e di discussione al livello popolare su temi energetici e, in particolare, sugli idrocarburi – ha concluso il Presidente del Consiglio regionale della Basilicata – rimane inteso che un’eventuale ampliamento dell’oggetto referendario al tema del rafforzamento del piano e a quello delle proroghe può ottenersi solo svolgendo un conflitto di attribuzione nei confronti dell’ordinanza della Corte di Cassazione, limitatamente ai quesiti nn. 2 e 3 sui quali sono in corso approfondimenti. In questo modo, pur non estendendosi l’oggetto dei referendum, semplicemente si salvaguarderebbero le richieste già avanzate, ad oggi parzialmente eluse. Il nostro obiettivo è e rimane una leale collaborazione tra le Istituzioni della Repubblica su temi così importanti per i territori e decisivi per la qualità della vita dei nostri cittadini”.
Referendum petrolio, Perrino (M5s): “La Corte di Cassazione fa marcia indietro e salva solo il sesto quesito”.
Con Pittella che strombazza i presunti successi di questi 2 anni di (mal)governo regionale, va avanti, tra mille ostacoli, il cammino dei sei quesiti referendari abrogativi deliberati da 10 Consigli Regionali: venerdì 8 Gennaio è stata convocata in tutta fretta una nuova riunione presso la Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome per discutere gli ultimi sviluppi dell’iter referendario.
Come avevamo ampiamente preannunciato, le modifiche introdotte da Renzi con l’ultima legge di stabilità, oltre a cercare di eludere gli obiettivi dei referenda proposti dalle Regioni, hanno avuto l’effetto di complicare enormemente il cammino degli stessi. Il nuovo anno si è aperto con la marcia indietro da parte della Corte di Cassazione che ha “richiamato” in tutta fretta i sei quesiti referendari per riesaminarne l’ammissibiltà alla luce delle modifiche introdotte alla normativa sulle trivellazioni petrolifere dall’ultima legge di stabiltà (entrata in vigore il 1 Gennaio 2016). Risultato: con ordinanza la Corte di Cassazione ha ritenuto che Renzi abbia, di fatto, recepito la gran parte delle richieste referendarie e, quindi, ha “cancellato” cinque dei quesiti, lasciandone in piedi solo uno, il sesto, quello sulle trivellazioni in mare entro le 12 miglia dalla costa che sarà l’unico a giungere, nei prossimi giorni, all’esame della Corte Costituzionale.
Nella memoria difensiva presentata in Cassazione, il prof. Stelio Mangiameli, avvocato incaricato dalle dieci regioni proponenti i referendum, ha evidenziato che le modifiche introdotte dalla legge di stabilità 2016 non avevano prodotto gli effetti auspicati su tre dei sei quesiti referendari abrogativi: il n. 2 (piano aree), il n. 3 (proroghe titoli concessori) ed il n. 6 (trivellazioni entro le 12 miglia marine). Per questo, Mangiameli chiedeva alla Corte di Cassazione di:
ritenere esaustive le modifiche introdotte dalla legge di stabilità per quanto riguarda il primo, il quarto e il quinto quesito;
sollevare innanzi alla Corte Costituzionale il conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato sulla norma della legge di stabilità 2016 che cerca di “disinnescare” il 2° quesito referendario abrogando il piano delle aree e, quindi, estromettendo le regioni;
rimodulare ed unire il terzo (limiti alla durata del “titolo concessorio unico”) e il sesto quesito (stop a ricerche e prospezioni petrolifere entro le 12 miglia marine).
Alla luce della ordinanza della Corte di Cassazione, il referendum risulta essere solo parzialmente accolto: rimane in piedi il sesto quesito, cioè quello relativo alle trivellazioni entro le 12 miglia marine.
Si aprono quindi nuovi scenari e si materializzano sempre più le reali intenzioni del ducetto fiorentino: depotenziare ed annacquare le richieste abrogative dei Consigli Regionali per lasciare al Governo totale discrezionalità sulla politica energetica e sulle fonti fossili (petrolio in primis).
Lacorazza, il Presidente del Consiglio regionale di Basilicata, “capofila” dei 10 consigli regionali, non ha perso tempo per esternare, per l’ennesima volta, la sua “piena” soddisfazione per la decisione della Cassazione. Con tutto il rispetto, la soddisfazione di Lacorazza ci appare “pavloviana”. Con la legge di stabilità 2016, Renzi ha dovuto digerire a forza 3 dei 6 quesiti, cercando faticosamente di disinnescare ed eludere i restanti e cancellando il principale strumento che avrebbe rafforzato il principio di “leale collaborazione” tra Stato e Regioni in materia di estrazioni petrolifere, rappresentato dal cd. ‘piano delle aree’. Con tutto l’ottimismo possibile, fatta eccezione per la “sopravvivenza” del sesto quesito (che mira a vietare le trivellazioni entro le 12 miglia marine), non si riesce davvero a scorgere altri aspetti positivi da questi ultimi convulsi sviluppi. A questo punto si rende necessario, per i Consigli Regionali, attraverso i propri delegati, sollevare il conflitto di attribuzione innanzi alla Corte Costituzionale per quanto attiene i quesiti nn. 2 (il piano delle aree) e 3 (durata massima dei permessi).
Lo evidenziamo ancora una volta: solo dalla abrogazione referendaria delle vergognose norme “SI-Triv” contenute principalmente nello Sblocca Trivelle (c.d. Sblocca Italia) può arrivare un serio argine ai nefasti effetti delle piroette de “il Bomba” e della sua variegata congrega di finti ‘NO-Triv’.
Referendum petrolio, Lacorazza: è una questione democratica. “Siamo chiamati ad interpretare lo spirito referendario e tuttavia non si può prescindere dal tema della leale collaborazione fra le istituzioni”.
“È giusto perseguire lo spirito referendario, interpretando al meglio il mandato ricevuto dai Consigli regionali, ma i nodi sono e resteranno politici ed istituzionali. L’obiettivo è quello di cambiare le leggi che mettono in discussione la leale collaborazione tra istituzioni della Repubblica in un campo delicato come quello della politica energetica, che con la riforma costituzionale, se dovesse essere approvata dall’eventuale referendum confermativo, passerà nella competenza esclusiva dello Stato”. Così il presidente del Consiglio regionale Piero Lacorazza interviene nel dibattito suscitato dalla decisione dell’Ufficio centrale per il referendum della Corte di Cassazione di riesaminare i sei quesiti referendari alla luce delle novità introdotte dalla legge di stabilità, dichiarando ammissibile il sesto quesito sulle trivelle in mare.
“Ci possono essere opinioni diverse sulla riforma del Titolo V – afferma Lacorazza – ma in ogni caso non si può prescindere dalla leale collaborazione tra istituzioni, così come la Basilicata ha dimostrato sulla vicenda delle risorse naturali. La sostenibilità non è un dato, o solo un dato, ma è parte di un processo democratico. Da tempo sostengo la necessità di un confronto con il Governo, ma non si riesce a capire perché ciò sia avvenuto sullo smog e non invece su un tema delicato come quello dell’energia (che tra l’altro ha anche a che fare con lo smog)”.
“Noi siamo chiamati ad interpretare lo spirito referendario – conclude il presidente del Consiglio regionale – e su questo tema sarà la Suprema Corte a decidere. Tuttavia, qualunque sarà la decisione, rimane il fatto che dieci Regioni e tanti cittadini hanno posto un tema rilevante per la qualità della democrazia che la politica, la buona politica lealmente deve saper affrontare se vuole davvero riavvicinarsi alle aspettative dei cittadini”.