Referendum estrazioni petrolifere, l’intervento di Pittella.
“Ci sono molte equazioni irrisolte in Italia e in Basilicata. Fra queste il rapporto fra petrolio e sviluppo dei territori e il rapporto fra Stato e Regioni”. Lo ha detto il presidente della Regione Basilicata, Marcello Pittella, intervenendo alla discussione in Consiglio regionale sulla proposta di referendum riguardante l’abrogazione delle norme, inserite nello “Sblocca Italia”, che consentono e facilitano la ricerca e le estrazioni petrolifere sia in mare che in terraferma.
“Siamo alla vigilia della modifica del Titolo quinto della Costituzione italiana– ha detto Pittella – che cambierà il quadro del rapporto fra Stato e regioni provando a ridare centralità ai territori. I dibattiti sull’Italicum e sulla riforma del Senato, solo per citarne alcuni, danno con chiarezza il vero sentimento che la società, le comunità nutrono nella rideterminazione di ruoli e funzioni degli enti territoriali. Purtroppo ci ripieghiamo troppo poco nei ragionamenti su questi temi e preferiamo la scorciatoia dei fischietti che non produce risultati se non quello della diseducazione.
“Sono andato alla manifestazione di Policoro – ha continuato Pittella – consapevole della funzione di responsabilità che portavo sulle spalle e sfidando un pezzo di impopolarità. Io, ai fischietti, preferisco gli atti politici e amministrativi in un rapporto leale con il governo nazionale.
Esserci ritrovati insieme con tutti i presidenti delle Regioni del Sud è stato molto importante. Così come va sottolineato il ruolo svolto da tutti i presidenti dei Consigli regionali italiani per una visione costruttiva intorno al tema delle estrazioni petrolifere. E’ la migliore risposta alla spinta neocentralizzatrice che pure c’è. Dobbiamo provare a lavorare in modo unitario per capire come si tengono insieme petrolio e sviluppo. Abbiamo bisogno di dimostrare che le cause che hanno portato a un fallimento del regionalismo possono essere cancellate rimettendo al centro gli interessi dei territori”.
“Sul tema dei mancati risultati nell’equazione fra sviluppo e petrolio io non mi assumo alcuna responsabilità. Nessuno può pensare che quello che non è stato risolto in 20 anni potesse essere fatto dal nostro governo regionale che si è insediato appena un anno e mezzo fa. La discussione odierna si muove in piena coerenza con le cose che ho detto più volte: no alle estrazioni in mare, no a ulteriori estrazioni sulla terraferma oltre i 154 mila barili giorno. Lo abbiamo detto e ripetuto più volte e ci siamo mossi di conseguenza. E il referendum che stiamo discutendo non è un si o no al petrolio, né tantomeno un atto di guerra nei confronti dell’Esecutivo nazionale.
In merito agli accordi del ’98 con le società petrolifere, Pittella ha sottolineato che non si faranno passi indietro. “Lo abbiamo già detto al Governo in fase di confronto sul decreto interministeriale che sta recuperando le indicazioni arrivate dalla Basilicata. La modifica parziale dell’art.38, con la quale si tende a riportare in capo alla regione la titolarità sulle valutazioni di impatto ambientale, rappresenta un ulteriore punto a favore della nostra classe dirigente”.
Considerando le difficoltà di contesto in cui abbiamo operato, i risultati raggiunti rappresentano un mezzo miracolo. Per non vanificare questi risultati è necessario continuare ad avere un rapporto leale con il governo nazionale dimostrando coerenza, trasparenza e fermezza. Lo dobbiamo fare tutti insieme nel rispetto dei poteri e delle funzioni, sapendo che il Mediterraneo ci apre a grandi opportunità.
Ma se vogliamo ridare centralità alle regioni non occorrono solo nuove infrastrutture, ma occorre modificare le regole del gioco che fino ad oggi sono state strabiche sui criteri di riparto delle risorse. Il fondo unico per la sanità, il fondo per la scuola, il fondo per il trasporto pubblico locale sono elementi centrali nella discussione sul rapporto fra Stato e Regioni.
Abbiamo bisogno quindi di politiche, di atti amministrativi, di ragionamenti profondi. E se resteremo uniti, evitando inutili fughe in avanti, riusciremo di sicuro a fare un buon lavoro a difesa degli interessi delle nostre comunità.
Referendum estrazioni petrolifere, nota lassessore regionale all’Ambiente, Aldo Berlinguer
“In merito al tema della estrazione degli idrocarburi dovremmo provare a passare da una strategia difensiva a una strategia d’attacco. Vale a dire che i referendum vanno benissimo, ma il tema da porre all’attenzione del Governo nazionale e dell’Europa è quello di individuare una strategia sulle politiche energetiche che sia compatibile con la sicurezza ambientale”.
Lo ha detto l’assessore regionale all’Ambiente, Aldo Berlinguer, intervenendo alla discussione in Consiglio regionale sulla proposta di referendum riguardante l’abrogazione delle norme, inserite nello “Sblocca Italia”, che consentono e facilitano la ricerca e le estrazioni petrolifere sia in mare che in terraferma.
“Quello che abbiamo davanti – ha aggiunto Berlinguer – è un quadro normativo molto complesso, stratificato da norme che si sono sovrapposte nel tempo, che arrivano da lontano e in cui si fa fatica ad orientarsi, anche rispetto alle competenze riguardanti il ministero dell’Ambiente e il ministero dello Sviluppo economico. Ci vuole la consapevolezza che in questo quadro i referenda non sono altro che un piccolo rammendo, sono elementi di conservazione, ma non producono niente in termini di innovazione dell’assetto normativo. Lo scenario è poco confortante. Ed è per questo che dobbiamo passare dalla protesta alla proposta, da una strategia di difesa a una strategia di attacco. I referenda sono sacrosanti, ma dobbiamo rilanciare il ruolo delle comunità locali sia a livello nazionale che europeo mettendo al centro del ragionamento una proposta, una direzione sulla politica energetica nazionale ed europea. In questo scenario l’Europa è assente perché non ci dice qual è la sua idea di politica energetica in materia petrolifera. Recentemente l’Unione europea, in tema di estrazione di idrocarburi, ha approvato una direttiva in cui si afferma la netta separazione fra le autorità che guardano alla protezione ambientale e le autorità che guardano allo sviluppo economico. E’ un tema che ci deve far riflettere e ci deve aiutare ad elaborare una proposta concreta, insieme alle altre regioni, da portare a Roma e a Bruxelles relativa a un piano energetico ed ambientale”.
NAPOLI (FI): OLTRE IL REFERENDUM RITROVARE QUELL’AUTOREVOLEZZA CHE SINORA E’ MANCATA
Ridurre ad un sì o ad un no ai quesiti referendari la complessa questione del petrolio, l’esperienza fortemente negativa di gestione delle royalties e nel rapporto con lo Stato è a dir poco riduttivo. Il tema centrale è dare alla Regione quell’autorevolezza che sinora è mancata e pensare al futuro della nostra comunità che sinora non ha ottenuto i benefici che si aspettava. E’ questa la posizione de Gruppo di Forza Italia illustrata in aula dal capogruppo Michele Napoli motivando il voto favorevole senza però risparmiare considerazioni e valutazioni critiche sull’operato di questa e delle giunte regionali precedenti. Lo stato di partenza – ha detto – è che non si è mostrata la capacità di farci trovare pronti ad accogliere l’autentica sfida dello sviluppo sostenibile che è l’autentica stella polare del cammino che ci attende.
Napoli ha citato un dato significativo: nel 1998 (anno di firma del primo accordo sul petrolio) il tasso di povertà era al 24,6%, nel 2014 è salito al 25,4%. Una classe dirigente che si rispetta – ha detto – deve usare il linguaggio della verità sia perché l’atteggiamento iniziale assunto dal Presidente Pittella nell’ormai famosa conferenza stampa dell’ 1-0 diventato poi 4-0, vale a dire, quelli che sarebbero i goal-risultati dell’interlocuzione con il Governo, trasformati in autentici autogoal, non ha dato autorevolezza e sia per l’incapacità dimostrata per la salvaguardia dell’ambiente, del territorio e della salute pubblica. In proposito, il capogruppo di Fi, tra i ritardi e le grave inadempienze accumulati, ha ricordato che nell’intesa di programma del 1998 c’erano misure ed azioni precise di monitoraggio ambientale che solo 12 anni dopo si è cominciato ad attuare con l’istituzione dell’Osservatorio Ambientale con una spesa di 10 miliardi delle vecchie lire e togliendo all’Arpab ogni competenza e funzione specifici con i risultati che tutti conoscono. Anche sul piano delle infrastrutture, snodo fondamentale per lo sviluppo produttivo e l’attrattività di investimenti, oltre che per favorire la mobilità dei cittadini, i contenuti di intese e protocolli sono rimasti solo sulla carta.
Con il richiamo ad una riflessione approfondita rispetto allo scenario geopolitico internazionale che si apre a seguito del calo di quotazione del greggio e alla conseguente riduzione delle royalties, Napoli ha invitato a procedere verso quella svolta richiesta dai cittadini nell’utilizzo delle risorse finanziarie derivanti per pensare al futuro della regione, interpretando il comune e diffuso sentimento dei lucani verso il petrolio, a partire da un protagonismo politico ed istituzionale decisamente più incisivo.
BENEDETTO (CD): RICORSO A REFERENDUM BATTAGLIA PERSA CHE RIPORTA INDIETRO LA BASILICATA
Il ricorso al referendum porterà la Basilicata e le altre Regioni che sostengono i quesiti referendari contro lo Sblocca Italia verso una sconfitta certa. I Governatori meridionali, tutti del centrosinistra, hanno avuto tutto il tempo per compiere azioni forti nei confronti del Governo. I lucani hanno dato prova di essere capaci di difendere con iniziative più efficaci il proprio territorio. E’ questa la posizione di Nicola Benedetto, capogruppo Cd, spiegata oggi in Consiglio a sostegno della contrarietà al ricorso al referendum.
Benedetto ha voluto ricordare le parole di Mons. Superbo in occasione della Festa della Madonna di Viggiano, parole dure – ha detto – contro la politica lucana che ha portato indietro la Regione di cento anni, con le famiglie che non ce la fanno a mantenere i figli e i giovani costretti ad andare via. Il referendum – ha aggiunto – ci fa tornare ancora più indietro, sino al 1870, alla situazione storica che ha preceduto l’unità d’Italia. Il capogruppo Cd, a “riprova” di una questione meridionale che è storica ed attuale, ha letto in aula un passo del libro di Pino Aprile “Terroni”: “non potevamo immaginare che l’Italia faccia pagare le tasse a chi muore di malaria nei Sassi di Matera al pari di chi vive sul lago di Como”.
Per Benedetto ci sono difficoltà certe per il raggiungimento del quorum e se pure si dovesse raggiungere ci sono davvero poche possibilità che lombardi, veneti, piemontesi votino a favore della nostra tesi. Ritengo perciò – ha continuato – che i Governatori delle Regioni del Sud quasi tutti del Pd e comunque espressione del centrosinistra dovevano muoversi prima, perché questa operazione del referendum finirà per legittimare il Governo Renzi che vuole ricercare ed estrarre il petrolio dappertutto e ridurre la Basilicata in gruviera.
E’ il caso di ricordare quanto è accaduto con la vicenda del sito di scorie radioattive a Scanzano Jonico nel 2003. Allora – ha detto Benedetto – i 100mila di Scanzano sono stati la testimonianza della capacità popolare di autentica autotutela di interessi.
Benedetto ha infine sostenuto che in caso di consultazione referendaria “non mi tirerò indietro e sarò in prima linea nella campagna di una battaglia persa in partenza”.
Referendum estrazioni petrolifere, nota di Gianni Perrino e Gianni Leggieri, consiglieri regionali Movimento 5 Stelle Basilicata: “E sembra un sabato qualunque, un sabato italiano. Il peggio sembra essere passato…!” Ma noi non abbassiamo la guardia, impegneremo tutte le nostre forze per far passare il referendum contro le trivelle”.
In questo sabato lucano qualcosa di straordinario, quasi inimmaginabile solo poche settimane fa, è accaduto in Consiglio Regionale della Basilicata: la maggioranza Pittella, nonostante i presunti successi (ricordate i punteggi tennistici sbadierati da Pittella dopo i colloqui romani?), ottenuti da un anno e mezzo a questa parte, ha deliberato 6 quesiti referendari sull’abrogazione delle controverse norme pro-trivelle, ovvero art.35 del Decreto Passera e art.38 dello Sblocca Italia.
Finalmente un atto concreto dopo tante farse messe in campo durante gli ultimi mesi. Non dimenticheremo mai il clamoroso errore del 4 dicembre 2014, non dimenticheremo mai i finti scioperi della fame e i deliziosi Brodetti di Tornola: ci voleva tutto questo teatro per mandare un messaggio chiaro al ducetto di Firenze. Credeteci, fa una certa impressione ascoltare i discorsi dei vari Pittella, Lacorazza, Santarsiero, Braia, tutti novelli no-triv, tutti esaltati a strombazzare la loro nuova identità. Ma siamo stati ben lieti di soprassedere alle loro crisi di identità e ad accettare di buon grado le deliberazioni proposte.
Tuttavia, da inguaribili pignoli quali siamo, volevamo dare un ulteriore contributo alla discussione e proporre altre due deliberazioni al consiglio regionale: quelle per l’abrogazione degli art. 35 e 37 dello Sblocca Italia, rispettivamente ‘sblocca inceneritori’ e ‘sblocca gasdotti-oleodotti’. Forse a qualcuno sarà sfuggito: durante i caldi giorni di agosto usciva un articolo del Fatto Quotidiano che elencava delle vere e proprie dichiarazioni di guerra da parte di alcuni governatori (Emiliano, Chiamparino, Crocetta e De Luca su tutti), tutti pesantemente contro il pericolosissimo provvedimento proposto da questo governo incosciente. Evidentemente in questo caso non vi è alcuna crisi di identità perchè, a sentire la dichiarazione di Cifarelli, il problema non ci lede, in quanto la Regione Basilicata ha già un inceneritore, “Fenice” di Melfi, il quale copre perfettamente il fabbisogno di circa 500mila Lucani. Il tutto con buona pace dei cittadini che vivono nelle zone a ridosso di quel mostro e che purtroppo ne respirano quotidianamente i veleni, ma anche in barba all’art.47 della Legge Regionale 4/2015 c.d “Strategia regionale Rifiuti Zero 2020”, legge impugnata dal ducetto fiorentino. Evidentemente la linea anti-Renzi all’interno di quella accozzaglia che si chiama Partito Democratico, non prevede un forte e chiaro segnale contro gli inceneritori. Poteva essere un impegno forte anche alla luce delle considerazioni di Berlinguer che auspicava una maggiore partecipazione delle regioni nella definizione della strategia energetica nazionale.
Non nascondiamo quindi la nostra soddisfazione essendo stati i primi a proporre questa soluzione lo scorso 21 luglio. Ecco cosa scrivevamo: “Deve partire da questa terra il messaggio guerriero al ducetto di Firenze, sarà poi naturale l’adesione delle altre regioni minacciate…” Era il nostro appello all’unità e in cambio Cifarelli ci accusava di aver fatto una fuga in avanti. Caro Cifarelli, prediligiamo la concretezza degli atti alle stucchevoli e fallimentari passerelle che troppo spesso si sono organizzate negli ultimi mesi.
Salvo sorprese, una volta soddisfatte le condizioni dell’art.75 della Costituzione (5 Consigli Regionali devono approvare i quesiti entro il 30 settembre affinchè si vada al referendum nel 2016), il M5S dispiegherà tutte le sue forze per il raggiungimento dell’obiettivo referendum. Sarà l’occasione per discutere anche delle proposte che il M5S propone come alternativa alla ormai obsoleta politica del fossile, sempre più frutto di una azione governativa subordinata alle volontà spietate delle lobby petrolifere e dell’incenerimento.
Gianni Perrino e Gianni Leggieri, consiglieri regionali Movimento 5 Stelle Basilicata
Referendum petrolio, DC Libertas: “Attenzione a caricare di eccessiva enfasi la scelta del Consiglio Regionale”.
“Attenzione a caricare di eccessiva enfasi la scelta del Consiglio Regionalea sostegno dei referendum abrogativi di alcune parti dell’art. 38 dello Sblocca Italia e dell’articolo 35 del Decreto Sviluppo, perché questa era l’unica cosa da fare”: è il commento del segretario regionale DC-Libertas Basilicata Giuseppe Potenza.
“Come ha lucidamente dichiarato il Presidente Pittella – aggiunge – il rapporto tra il petrolio e le nostre comunità è ancora complicato perché la nostra gente attende ancora di toccare con mano i benefici delle estrazioni proprio come attende la ricarica della card carburanti, l’ultima prevista e purtroppo uno dei rari strumenti di beneficio diretto per quasi tutti i lucani e che dovrebbe essere il “caso” da studiare per capire fino in fondo cova vogliono i lucani. Su questo aspetto non è utile rimbalzare responsabilità agli altri secondo l’antico vezzo italico che c’è sempre qualcuno che prima di noi avrebbe dovuto fare di meglio e di più e contestualmente non è utile alimentare nuova polemica politica perché dal 1998 anche chi oggi è all’opposizione ha contribuito a sottoscrivere e sostenere l’intesa programmatica con il Governo e l’Eni. La classe dirigente e politica regionale – dice Potenza – è chiamata piuttosto a dare prova di capacità di gestione di una nuova e più complessa fase storica che caratterizza l’attività petrolifera nella nostra regione. Si passa dalla contrattazione sull’aliquota delle royalties, fattore non certo secondario, ai programmi di nuove attività produttive e di rilancio dei comparti vincenti, quali l’agricoltura, il turismo, le piccole imprese. Deve prevalere perciò la consapevolezza che dopo il voto in Consiglio – a parere del segretario Dc – nulla sarà come prima sia perché lo strappo con il Governo Renzi, su aspetti non secondari, è irreversibile, sia perché si è alimentata nuova aspettativa rispetto alla tutela di interessi e bisogni più ampi che riguardano principalmente il lavoro e lo sviluppo, una nuova aspettativa che non può essere delusa pena la riapertura della frattura e della sfiducia dei cittadini. E’ pur vero che non basta il richiamo all’unità senza una chiara idea di cosa fare. Meglio sarebbe – conclude Potenza – dividersi ma perseguire una strategia di azione senza oscillazioni costruendo gli esiti della battaglia epocale per il futuro delle nuove generazioni, puntando sul consenso popolare che è quello che serve più di ogni altra cosa per ridare autorevolezza alla Giunta regionale. La sfida del futuro non si vince con i referendum e ristabilendo un più giusto rapporto Regione-Governo”.
Referendum petrolio, nota Maria Murante, Coordinatrice regionale SeL Basilicata
L’approvazione – da parte del Consiglio Regionale di Basilicata – di sei quesiti referendari che, intervenendo sull’art. 38 dello Sblocca Italia e sull’art. 35 del Decreto Sviluppo, prova a restituire prerogative ai territori in materia di tutela ambientale, è un fatto importante. Tanto più che la discussione non si limiterà alla sola Regione Basilicata, ma si estenderà a 10 consigli regionali, andando oltre in numero minimo di 5 necessario per la ratifica dei referendum medesimi.
Siamo ovviamente al livello minimo della discussione, convinti che lo sfruttamento di fonti fossili per la produzione di energia rappresenti una scelta fuori dalla storia, sbagliata e nociva. Ce lo dicono oramai scienziati e climatologi di fama mondiale, ma anche venti anni di estrazioni che qui in Basilicata hanno prodotto solo desertificazione e nuove povertà.
Continuiamo a pensare a modelli di sviluppo sempre più affrancati dagli idrocarburi e sempre più decisi sulla strada delle energie alternative. Una necessità di carattere epocale e mondiale, visti i pericoli insiti in un modello di sviluppo che ha attivato, sulla vita del pianeta, una sorta di bomba a orologeria senza ritorno. Così come rimaniamo convinti del fatto che sarebbe stato utile e importante impugnare l’art.38 senza quei sotterfugi che hanno contraddistinto l’azione di quanti oggi vi ritornano, senza aver avuto il coraggio di esprimere un voto chiaro quando ve ne era data la possibilità.
Al netto di queste nostre convinzioni, riteniamo comunque un importante passo avanti quello di scegliere una strada referendaria capace di rimettere al centro innanzitutto una questione di democrazia volta a riavvicinare la politica delle istituzioni ai cittadini, restituendo voce ai territori circa il diritto a decidere delle proprie sorti e, soprattutto, a decidere di cautelare la salute e il futuro delle comunità che li popolano. Per questo come Sinistra Ecologia Libertà sosterremo tutte le iniziative – istituzionali e non – in cui venga posto argine all’arroganza decisionista e bonapartista imposta dai governi succedutisi in questi anni, con un imprimatur da parte di Renzi che si appresta a fare carta straccia della Costituzione Repubblicana, aiutato in questo dai suoi luogotenenti presenti sui territori.