Il Consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Gianni Perrino in una nota commenta la notizia della riapertura del Centro Oli di Viggiano.
In meno di cinque mesi, l’ENI avrebbe adeguato l’impianto del COVA di Viggiano in modo da rispettare quanto prescritto nell’AIA. Davvero bastava cosí poco? E questi avrebbero messo a repentaglio l’ambiente e la salute dei lucani per non eseguire una modifica così banale? Aspettiamo fiduciosi(?) che si quantifichino quanto prima i (presunti) danni causati e che tutti i responsabili paghino, anche economicamente, con un maxi-risarcimento che venga utilizzato per avviare la bonifica e la transizione verso un vero sviluppo sostenibile. D’altronde se c’è voluta una modifica, evidentemente, le attività condotte in precedenza, qualche ‘problemino’ devono averlo causato. O no?
“La questione ambientale attorno al petrolio non può risolversi con la disposizione della magistratura inquirente di riprendere le attività. Le autorità amministrative, Regione in testa, hanno il dovere di verificare quanto accaduto, se c’è stato disastro ambientale e perché mai le agenzie di controllo non hanno monitorato per tempo e non sono intervenute”. Lo ha dichiarato l’on. Cosimo Latronico (Cor). “Se l’Eni ammette di aver compiuto danni ambientali, come sospetta la Procura di Potenza , non può finire così senza che la Regione chiami in causa l’Eni e rinegozi comportamenti e modalità di azione per il prosieguo della attività. Poi c’è il secondo grande tema delle risorse finanziarie ricavate dallo sfruttamento petrolifero, sia le royalties che le altre misure compensative. Dovevano essere destinate alla tutela ambientale ed alla costruzione di una economia legata alle vocazioni del territorio, per superare le condizioni di dipendenza dal petrolio. Il presidente Pittella solo oggi – ha continuato il deputato lucano – sembra scorgere che le risorse ricavate dal petrolio, in parte non sono state usate bene e che buona parte del bilancio regionale si regge sulle royalties del petrolio senza le quali lo stesso rischia il dissesto. Il crollo delle produzioni e la caduta del prezzo del greggio mettono l’Ente e le sue classi dirigenti di fronte a gravissime responsabilità avendo alimentato un flusso di spesa corrente senza raggiungere obiettivi di avanzamento strutturale del territorio. Se la Regione non è in grado di assicurare affidabili controlli ambientali sul centro olio di Viggiano e sulla filiera delle attività petrolifere e se non si interrompe lo spreco delle risorse per spese coerenti , non credo che si possa riprendere un cammino percorrendo sentieri disastrosi per la comunità regionale. Per la nostra parte contrasteremo questa decisione con tutti gli strumenti di cui disponiamo”.