L’ordinanza emessa dal presidente della Provincia di Matera venerdì 9 ottobre, per il conferimento di 110 tonnellate/giorno alla piattaforma La Recisa di Pisticci dei rifiuti di 20 comuni del Materano segna il fallimento della recente riunione dell’Osservatorio Regionale Rifiuti che avrebbe dovuto avviare un monitoraggio scrupoloso per un primo passo avanti verso la programmazione e conferma lo stato di emergenza in assenza di uno straccio di strategia a breve-medio termine della Giunta Regionale, con la Provincia di Matera costretta a fare da “notaio” di scelte regionali con l’alibi dell’eccezionalità e dell’urgenza. E’ il commento del consigliere regionale Paolo Castelluccio (Fi) per il quale l’emergenza è destinata ad aggravarsi se non sarà possibile dal primo novembre prossimo consentire che Matera, Irsina, Montescaglioso e Tricarico (60 t/g) per effetto del provvedimento a firma Pittella-Franconi possano conferire all’impianto Fenice non appena concluse le operazioni di manutenzione straordinario dell’impianto. La situazione è ancora più ingarbugliata “ad incastro” perchè la stessa ordinanza del Presidente della Provincia di Matera prevede inoltre che dal primo novembre altri undici comuni del Materano che conferiscono attualmente a Sant’Arcangelo dovranno utilizzare l’impianto di Pisticci. Il Materano paga dunque il prezzo più alto di ritardi, inadempienze, sottovalutazioni che provocano l’impossibilità come è emerso dalla riunione dell’Osservatorio Regionale Ambiente degli impianti di trattamento-smaltimento Rsu in provincia di Potenza di soddisfare il fabbisogno generato nel Potentino con il Comune capoluogo che ha il peso maggiore e a seguito della saturazione di Sant’Arcangelo, figuriamoci se possa farlo per il fabbisogno della provincia di Matera. Ancora una volta il Governo Regionale ha dato prova di inadeguatezza e sottovalutazione continuando lungo la strada del “tamponamento” dell’emergenza rifiuti con due strumenti: le minacce di commissariamento ad acta per i Comuni che non riescono ad incrementare la quota di differenziata come se non si conoscessero le difficoltà soprattutto finanziare e di mezzi a disposizione dei Comuni e comunque in ritardo sulle procedure di appalto di nuovi impianti; il continuo scaricare le responsabilità sui cittadini lucani incapaci di attuare la differenziata come se fosse solo un problema comportamentale e di cultura ambientale. La questione centrale da affrontare resta – conclude Castelluccio – l’adeguamento del Piano regionale di Gestione dei Rifiuti in modo da autorizzare nuovi impianti di smaltimento, trattamento e di recupero. E contestualmente studiare un piano a medio termine.