Riceviamo e pubblichiamo una nota di in cui affronta il tema delle “Terre rubate”: frane e dissesti, cave e condono edilizio, opere pubbliche che di pubblico hanno poco o nulla, varianti urbanistiche e piani casa in deroga, come si distrugge un territorio in solo 50anni.
Ancora una volta a lanciare l’allarme sul consumo del suolo nel Bel Paese sono due grandi associazioni ambientaliste, il FAI fondo per l’ambiente italiano e il WWF Italia. Un nuovo drammatico dossier “Terre rubate. Viaggio nell’Italia che scompare”, presentato ai primi di febbraio a Milano. Una valanga di dati allarmanti evidenziati dalla ricerca condotta dall’Università degli Studi dell’Aquila Facoltà di Architettura, in collaborazione con la Bocconi di Milano.
Città che crescono anche quando gli abitanti diminuiscono. La proliferazione edificatoria sganciata dalla demografia. Un consumo irreversibile del suolo che ha nell’abusivismo edilizio, nell’uso disinvolto delle varianti ai Piani Regolatori Generali, nelle frane e nei dissesti, nelle cave, nei condono edilizi e, per ultimo in ordine di tempo, nei piani casa, le cause più insidiose.
Interessi economici favoriti da un’assenza di pianificazione urbanistica , da varianti e deroghe concesse ad hoc da amministratori corresponsabili.
Le prospettive per il futuro non sono affatto confortanti, nei prossimi anni rischiamo di perdere in media 75 ettari di terreno agricolo al giorno. Stando a quanto riferisce lo studio, entro i prossimi 20 anni la superficie occupata dalle aree urbane crescerà di circa 600mila ettari.
L’area urbana in Italia, negli ultimi 50 anni, ha subito una brusca impennata, aumentando di 3,5 volte. Dagli anni Cinquanta al 2000, tale incremento ha raggiunto valori medi oltre il 300% con picchi di crescita del 1100% in alcune regioni . La Basilicata risulta la regione a più basso tasso di urbanizzazione, con percentuali che diventano indicibili nelle due città, Matera e Potenza, e lungo la costa ionica.
Segue poi il problema delle cave, milioni di tonnellate di “materia prima” compreso argilla e calcare. Basta osservare quello che succede nel nostro “pre-Parco” della murgia materana, con il cementificio che avanza e divora territori. Il fascino del gigante del cemento sui nostri amministratori, e non solo, lo si può comprendere leggendo il “protocollo d’intesa” sottoscritto con il comune, la provincia e l’ente parco, a maggio del 2010.
A aggravare il tutto ci pensano anche i progetti di nuove infrastrutture, le frane e smottamenti.
Secondo il rapporto, in Italia circa il 70% dei Comuni è interessato da frane. Queste ultime, nel 50ennio esaminato hanno provocato 6439 vittime. A preoccupare è anche il rischio desertificazione (tema caro al nostro Pietro Laureano). Il 4,3% del territorio italiano è considerato “sensibile” ai fenomeni di desertificazione, il 12,7% è stimato “vulnerabile” , in particolare il Sud .
Diminuiscono le aree coltivate. Secondo il dossier, nel periodo dal 2000 al 2010 vi è stata una consistente diminuzione pari all’8% della Superficie Aziendale Totale (SAT) e del 2,3 % della Superficie Agricola Utilizzata (SAU). Le aziende agricole e zootecniche, nello stesso periodo, sono diminuite del 32,2%.
Nessuna Regione, fatta eccezione per la Sardegna e la Puglia, ha realizzato nuovi piani paesistici ispirati ai principi e alle prescrizioni del Codice del Paesaggio del 2004.
Per contrastare i «ladri di territorio» e arrestare il consumo di suolo il FAI e il WWF suggeriscono una precisa Road Map con 11 linee di intervento. Dai piani urbanistici che pongano rigidi limiti al nuovo edificato, alla lotta severa all’abusivismo. Si chiede inoltre che vengano introdotti meccanismi fiscali che prevedano da un lato un più severo regime di tassazione sull’utilizzo di nuove risorse territoriali (maggiori oneri, ad eccezione dell’edilizia popolare)) e dall’altro individuino agevolazioni sul riuso virtuoso di territorio.
Chiedono di non dare corso ai “piani integrati” in deroga ai PRG previsti dal Piani Casa del governo Berlusconi. Su questo punto il rapporto conferma quanto le associazioni culturali materane hanno denunciato da tempo: il “caso” Basilicata. Una regione governata da circa venti anni dal centro sinistra che approva una legge regionale in deroga agli strumenti urbanistici simile se non peggiore a quelle adottate dai governi regionali di centro destra . Il “caso” Basilicata, una vera e propria anomalia del centro sinistra. Se la giunta regionale approverà la proposta “piano casa” così come richiesto dal comune di Matera, nei prossimi anni assisteremo alla trasformazione di centinaia di ettari di suolo agricolo. Un vero e proprio regalo alla rendita e alla speculazione edilizia. I “divoratori di territorio” hanno scelto i suoli su cui scommettere, i nostri amministratori si sono limitati a moltiplicarne le rendite e i valori in cambio di una “mancia” (N. Vendola ). Si passerà da un valore medio di 10 euro a 200 euro al mq, centinaia e centinaia di nuove case, uffici e centri commerciali, e nemmeno una casa popolare. Non era mai successo, neanche nel periodo più buio della storia urbanistica della nostra città, quando negli anni ottanta i partiti del mattone approvarono con altrettanta disinvoltura varianti e piani di lottizzazione che segneranno il futuro assetto: zona 33, centro direzionale, agna le piane via gravina, asse commerciale Matera -Venusio. Nel decennio successivo, tutte le amministrazioni che seguiranno si limiteranno a gestire i processi di trasformazioni in atto senza mai ostacolarli.
Prepariamoci dunque, il “piano casa” adottato dell’attuale amministrazione di centro sinistra sarà ancora peggiore. Oltre 70 ettari di territorio extraurbano non urbanizzato, una vera e propria espansione che nulla ha a che vedere con la riqualificazione o la ricucitura urbana. “Terre rubate”, appunto.
Il contenimento dello sviluppo edilizio è la strada indicata in un recente documento dalla Commissione Europea (“Tabella di marcia verso un’Europa efficiente nell’impiego delle risorse”, settembre 2011), dove viene fisssato il termine ultimo entro il quale “non edificare più su nuove aree” . Questa ci pare l’unica scommessa possibile per la candidatura di Matera 2019, una nuova “cultura” della città.
Mutamenti a mezzogiorno
Costruire, significa collaborare
con la terra, imprimere
il segno dell’uomo su un
paesaggio che ne resterà
modificato per sempre;
contribuire inoltre a quella
lenta trasformazione che è
la vita stessa delle città.
(versi di Marguerite Yourcenar dal libro “memorie di adriano”)
Nella fotogallery un esempio di terre rubate (la collina di Serra Rifusa a Matera)